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L’ultima “mossa” di Monica Vitti

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Galvanica Bruni

Se n’è andata davvero, la notizia della sua scomparsa ora non è una fake news. L’hanno “annunciata” morta per lo meno una decina di volte, e ogni volta puntualmente arrivava la pronta smentita. Stavolta, no. Stavolta è successo realmente.

Monica Vitti lascia la vita terrena. Classe 1931, “romana de Roma”, al secolo Maria Luisa Ceciarelli, è stata l’emblema di un certo modo di interpretare il ruolo della donna.

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Al fianco di Alberto Sordi, di Giancarlo Giannini, di Diego Abatantuono, di Gassman, Tognazzi, Mastroianni e Manfredi. Al fianco dell’Italia figlia della guerra prima, poi del boom economico; poi a quella delle contestazioni giovanili e dei sogni di rinnovamento.

Ha attraversato cinque decenni di cinematografia, risultando essere (sempre) non solo brillante, ma anche lontana dai luoghi comuni. Ha preso botte – finzioni cinematografiche – dall’Albertone nazionale e da Giancarlo Giannini, è stata donna tradita e amata, e si perde la conta dei film che l’hanno vista protagonista assoluta, basti scorrere l’elenco dei premi conquistati da primadonna capace di ritagliarsi incredibili spazi al fianco dei mostri sacri del cinema italiano. Inutili parole, che accompagnano l’attrice verso l’ultimo saluto.

A noi piace ricordarla nei panni di Ninì Tirabusciò, la diva che inventò la “mossa”. Una sorta di cometa-lampo nel suo cielo stellato.

Collina Fleming come refugium peccatorum, la casa di Michelangelo Antonioni; la chiusura di sipario alla prima di Notre-Dame de Paris, il musical di Riccardo Cocciante al Teatro Tor di Quinto.

Bionda, con la voce poco radiofonica ma quanto mai sensuale. Bionda, come Mariangela Melato e quella memoria storica che perde pezzi e fa cadere lo stile degli amarcord. Ma questa, è tutta un’altra storia. Da saper leggere fra le righe.

Massimiliano Morelli

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5 COMMENTI

  1. Una dipartita che mi lascia molto triste. Vorrò rivedere molte delle sue interpretazioni per godere ancora della sua “presenza”

  2. Mi ricordo quando uscendo dal cinema Giulio Cesare l’ho incontrata che anche lei era stata allo spettacolo, le disi ” SEI UNA GRANDE” e lei mi fece una carezza. Non la dimenticherò mai.

  3. Quello che segue non è assolutamente un commento polemico o irrispettoso, è solo una considerazione; un tempo si celebravano i “martiri e gli eroi”, oggi, in vita o nella morte, soprattutto uomini e donne dello spettacolo. Niente da dire contro di loro, per carità: tutta gente brava e simpatica che ha allietato l’esistenza di molti, come appunto Monica Vitti. Un segno di come cambiano i tempi. Anche vie e piazze, un tempo si intitolavano agli statisti (oggi non ce ne sono) o agli eroi, merce rara.
    Però uno ce n’è stato: Angelo Licheri morto nel 2021. Quaranta anni fa, legato per i piedi, si calò nel budello dove era caduto Alfredino Rampi rimanendoci 50 minuti (i medici avevano detto che 15 minuti era il limite). Avrebbe meritato non l’intitolazione di una via, ma un Monumento o un Mausoleo. Per il piccolo ma coraggioso Angelo nessun presidente o ministro a rendergli omaggio. I tempi che cambiano….si sa.

  4. Una gran Donna, una grande attrice. Ha vissuto una vita priva degli scandali che caratterizzano i
    personaggi dell’ambiente cinematografico. I suoi film si vedono e si rivedono senza mai stancare.Che riposi in pace.

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