Domenica 16 gennaio, la mattina presto la temperatura a Roma Nord era sotto lo zero ma poi, grazie al cielo sereno e a un bel sole, l’aria tiepida ha spinto tanti ad uscire; anche il Tevere a Ponte Milvio è apparso bello come non mai e in tanti che affollavano la piazza e il mercatino dell’antiquariato sono scesi sulle sponde del fiume.
Messo da parte quel senso di timore che incutono le rive del Tevere, dovuto alla presenza di rifiuti, baracche e topi, i romani si sono lasciati affascinare dalla bellezza del fiume che con le sue acque spumeggianti e di un verde brillante, offriva scenari da cartolina.
La frequentazione delle banchine, in bicicletta o a piedi, è un fatto importante e ci dice che il desiderio di tornare a “vivere il fiume” da parte dei romani è un desiderio forte, frenato solo dallo stato di trascuratezza e abbandono in cui si trova il Tevere.
In tanti vorrebbero “avvicinarsi” al loro fiume: navigarlo in battello o canoa, pescare, usare lo sponde per un pic-nic e godere, specie nei mesi estivi della sua frescura, insomma ‘viverlo’ come viene vissuta la Senna, il Tamigi o il Danubio.
Purtroppo lo stato in cui si trovano le sponde e le acque ancora non lo permette: acque sporche e inquinate, morie di pesci, montagne di rifiuti sulle rive e sotto i ponti, tende , giacigli e baracche di senza tetto, topi; sono tutti elementi che spaventano giustamente quanti vorrebbero invece avere un approccio diverso con il fiume di Roma e continuano a sperare in un qualche intervento risolutivo da parte delle istituzioni.
Quando nel novembre del 2016 si decise di creare un “tavolo tecnico” che si sarebbe dovuto occupare di iniziative per rendere navigabile il Tevere, nell’ambito di un “parco fluviale ad hoc per la città di Roma”, l’Assessore all’Ambiente Paola Muraro ebbe a dire: “Vogliamo segnalare una netta discontinuità con il passato chiudendo un epoca caratterizzata soltanto da annunci e proclami per garantire invece ai cittadini la realizzazione fattiva di progetti”. Progetti che in realtà non hanno mai preso il via.
Se è vero che nel giugno del 2017 la Giunta Capitolina ha approvato l’istituzione dell’Ufficio Speciale Tevere con il compito di “valorizzare nel suo profilo storico-ambientale il fiume attraverso attività di manutenzione, di sviluppo e di tutela delle acque e delle sponde” è altrettanto vero che di queste manutenzioni non c’è traccia.
In realtà di tracce, altre, ce ne sono in quantità; stiamo ovvi amente parlando degli inquinanti che nel 2021 hanno provocato la moria di migliaia di pesci proprio nel tratto urbano.
Ma torniamo ai progetti per rendere navigabile il Tevere, ultimo in ordine di arrivo quello della ex sindaca di Roma, Virginia Raggi, che nel Dicembre 2020 ipotizzava un ambizioso piano dal costo di 300 milioni di Euro; ultimo di una interminabile sfilza di piani che da tempo vengono portati all’attenzione dei romani per poi cadere nel dimenticatoio.
Ce ne sono talmente tanti che abbiamo fatto una incredibile fatica per stare dietro a tutti ; abbiamo dovuto fare una cernita e, ignorando il XX secolo, passare direttamente al XXI quando nel lontanissimo novembre del 2004 l’Ufficio Città Storica del Comune di Roma aveva individuato una “serie di concrete iniziative” a favore del Tevere seguito subito dopo, nel 2007, da “Ripartiamo dal Tevere” che avrebbe dovuto portare alla creazione di un organismo unico per il risanamento del fiume.
Nel 2008 ecco balzare fuori dal cilindro il “Masterplan della provincia” che ipotizzava il ripristino di ben 11 approdi seguito a ruota dall’annuncio del Sindaco Alemanno, il 5 marzo del 2010 all’Auditorium di Roma, di un piano per la creazione del “Parco fluviale” in occasione delle Olimpiadi del 2020.
Olimpiadi che ovviamente non si sono fatte e cosi parco, approdi e imbarcazioni sono naufragate ancora prima di essere varate.
Nel 2013 il Comune di Roma affida alla VAMAS Ingegneria uno studio per capire quanti soldi occorrono per rendere navigabile il Tevere da Castel Giubileo alla foce: 250 milioni di Euro, la sentenza. Troppi soldi e così si rinuncia ma i progetti continuano a fioccare.
Nel 2019 è la volta dell’Autorità di Bacino che insieme a Protezione Civile e ISPRA fa balenare all’orizzonte la creazione del 26° Parco Nazionale in Italia: il Parco del Tevere! Ovviamente del parco ancora non c’è traccia come in realtà non c’è traccia di altro; c’è solo un fiume sporco e mortificato su cui si fanno da decenni progetti e proclami che alla prova dei fatti non generano nulla.
Parte della colpa probabilmente è proprio della “irrealizzabilità” di questi progetti peraltro partoriti da chi non sempre ha la necessaria esperienza del fiume come giustamente scritto da Sandro Bari, Presidente di “Roma Tiberina”.
L’importante esperienza del servizio battelli, anch’essa malamente naufragata (e non per i capriccio delle acque) che tanto era piaciuta a romani e stranieri ci ha mostrato che il vero problema nasce dall’assenza di precisa volontà nel cambiare radicalmente le cose.
Un piano relativo alla creazione di un parco per il Tevere che consenta inoltre la navigazione non potrà mai prescindere da un totale risanamento del fiume; risanamento che ovviamente non dovrà essere limitato al tratto cittadino.
I problemi del Tevere che nascono ancora prima di Roma hanno tanti nomi: opere idrauliche, prelevamento di ghiaia e sabbia, sversamento di inquinanti, captazione delle acque; a queste problematiche si vanno ad aggiungere anche i cambiamenti climatici con indici di piovosità sempre più scarsi. Il fatto è che un fiume non è solo un corso d’acqua ma un elemento vivo e qualsiasi intervento non giustificato provoca conseguenze inimmaginabili. La creazione di uno sbarramento altera natura e cicli del fiume; i muraglioni provocano un aumento della velocità di scorrimento con conseguente erosione del fondo e sponde; fognature e pesticidi provocano la morte biologica del fiume.
L’Italia ha inoltre la grave colpa di non avere provveduto, secondo quanto previsto dalle direttive UE al risanamento di tutti i corsi d’acqua entro il 2015.
Se Regione, Comune e i 18 Enti che hanno competenza sul Tevere non riusciranno ad individuare un cammino comune allora sarà molto difficile sperare, nonostante i fondi europei, in un progetto che porti il Tevere ad essere navigabile come la Senna, il Tamigi o il Danubio.
L’opportunità di bonificare e rendere navigabili le acque del Tevere oltre alla creazione di un Parco Fluviale è un qualcosa di molto sentito da parte dei romani e rientra a pieno titolo in quella che è la nuova politica “verde” dell’Europa.
Non è pertanto più tempo di attesa; dal momento che i progetti non mancano e neppure, a quanto pare i finanziamenti, è arrivato il momento di restituire ai romani il loro fiume.
Francesco Gargaglia
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A mio pare , se non c’è qualche impresa privata che ci metta soldi, in cambio di un accettabile tornaconto personale ( circoli privati, parcheggi ecc) non si bonificherà mai nulla !