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    Pascal Bruckner, un colpevole quasi perfetto

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    Galvanica Bruni

    In queste settimane nei dibattiti televisivi si è spesso parlato di Pascal Brukner, filosofo, scrittore e polemista e del suo ultimo saggio: “Un colpevole quasi perfetto” (Ed. Guanda, 310 pag., 20,0 Euro), un libro che farà molto discutere.

    Bruckner sostiene che oggi la sinistra ha soppiantato la lotta di classe (che sembra essere diventata appannaggio della destra) con la difesa accanita delle minoranze e nel fare questo ha individuato un nuovo nemico da abbattere: non più il capitalismo ma “l’uomo bianco eterosessuale”.

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    L’Europa, inspiegabilmente è molto influenzata da tutto ciò che arriva dal mondo anglosassone; non solo mode e beni commerciali ma soprattutto correnti di pensiero (nella fattispecie oggi quelle neofemministe, antirazziste e anticolonialiste) che nate nei campus americani hanno individuato un capro espiatorio nell’uomo bianco. A prescindere da quelle che sono le sue colpe reali il “bianco-eterosessuale” è colpevole in quanto tale.

    Negli USA come nel Regno Unito e in Francia queste teorie stanno generando comportamenti assurdi (gli uomini di affari americani si rifiutano di viaggiare in aereo accanto ad una dipendente donna e in albergo chiedono stanze su piani diversi per evitare accuse di molestie mentre nelle università si consiglia di compilare accordi scritti prima di un rapporto sessuale); alcune iniziative poi sono semplicemente ridicole  come quella che invita le donne a non avere più rapporti sessuali con maschi (il maschio rimane sempre, anche quando c’è intesa, un predatore violento) o che pretende “cerotti” colorati per i non bianchi (dal momento che tutti i cerotti sono bianchi o rosa…).

    Secondo Bruckner, che non nega affatto i diritti civili e ammette le tante colpe dell’ Occidente bianco, si sta sviluppando però quello che definisce un “antirazzismo razzista”, che mette sul banco degli imputati solo i bianchi-eterosessuali e lo fa spesso su convinzioni del tutto errate (come ad esempio sostenere che i “genocidi” siano stati commessi solo dai bianchi; basterebbe pensare a quanto accaduto nel Burundi e Ruanda e ai 2 milioni di morti provocati dagli scontri tra etnie; o al fatto che i cambiamenti climatici siano stati causati dalle attività coloniali dei bianchi…).

    Il libro di Bruckner, documentatissimo, è estremamente affascinante e apre inquietanti interrogati su cosa potrebbe riservarci il futuro dove a imperare sarà il “politicamente corretto” e le imposizioni di minoranze isteriche e ideologizzate.

    Nel leggerlo, istintivamente viene da pensare a quanto accaduto recentemente (anche in Italia) dove statue, monumenti e simboli del colonialismo sono stati distrutti o imbrattati di vernice dagli strenui difensori dei diritti civili. Peccato che a nessuno di questi sia venuto in mente di chiedere la restituzione delle  tante ricchezze predate ai legittimi proprietari a cominciare magari dalle centinaia di migliaia di opere e reperti archeologici custoditi nei musei di New York, Londra o Parigi. Un libro da non perdere.

    Francesco Gargaglia

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