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La bellezza effimera del papavero

papaveri
Lettere al direttore

Cantava un tempo Fabrizio De Andrè: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori…”. Magari qualcuno su questo passaggio potrebbe anche storcere il naso ma è proprio così, la vita nasce dove meno te lo aspetti: nelle acque inquinate di uno stagno, in una discarica, nelle fessure dell’asfalto, nelle crepe di un muro e con essa,  la bellezza.

E’ il caso dell’umile papavero i cui semi germogliano sempre più spesso anziché nei campi di grano, a bordo strada, lungo i marciapiedi, tra i calcinacci.

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Il papavero è un fiore umile, per nascita, ma bello; di una bellezza effimera, quasi struggente. Le foglie sono di un colore rosso-arancio forte e vibrante e cosi sottili e delicate che sembrano disintegrarsi al semplice tocco; il gambo che sorregge il fiore è lungo e sottile, tanto sottile da essere esposto al capriccio del vento…ma è così che sparge i suoi semi sul terreno.

Purtroppo l’uso dei diserbanti ha fatto si che la vista di papaveri nei campi di grano e granturco sia sempre più rara;  più frequente invece lungo i marciapiedi, nelle siepi a bordo strada e negli incolti.

Le specie di papavero diffuse in tutti i contenenti sono diverse: il “papaver rhoes” detto rosolaccio, l’argemone, l’hybridum, il rhaeticum, il papavero delle sabbie e infine il “papaver somniferum”.

A questa ultima specie, il cui nome scientifico deriva da “Somnus”  il dio latino del sonno, l’uomo deve molto; sebbene lo si associ alla droga il “papavero da oppio” conosciuto fin dall’età della pietra, è stato utilizzato come antidolorifico e calmante della tosse. E’ grazie a questa potentissima droga che sono stati creati anestetici che hanno lenito i dolori insopportabili dovuti a  gravi patologie o alle ferite provocate in battaglia. Anche se oggi esistono anestetici sintetici 10.000 volte più potenti della morfina, l’oppio viene ancora estratto dal papavero per produrre l’eroina.

Ovviamente il nostro papavero, sebbene utilizzato con scarsissimi effetti in passato, non ha di queste proprietà anzi il liquido viscoso prodotto da tagli su fusto e foglie contiene degli alcaloidi tossici (tant’è che la pianta non viene mangiata dal  bestiame).

In compenso le varie qualità di questa “rosa dei campi” vengono coltivate ad uso ornamentale e per abbellire i giardini.

In questo periodo i papaveri sono presenti un po’ dovunque e specie ai margini degli incolti; se si percorre via di Grottarossa o Via di Quarto Peperino (che in questo periodo sembra non avere nulla da invidiare alla piana di Castelluccio) il  fiore si mostra in tutta la sua delicata bellezza generando nel folto del verde una miriade di macchie di colore rosso.

La tentazione di prenderli è forte ma il papavero oltre ad essere bello è anche orgoglioso: se strappato dal terreno nel giro di poche ore avvizzirà lasciando cadere le sue foglie.

Meglio lasciarlo dove è accontentandosi di osservare la sua bellezza umile ed effimera; al più se ne può raccogliere qualche foglia da mettere sul palmo della mano per poi colpirla con un pugno. Se il petalo “schioccherà” potremo stare tranquilli sulla fedeltà della persona che amiamo.

Francesco Gargaglia

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1 commento

  1. Il papavero è un fiore bellissimo. Quanti quadri ritraenti campi con miriadi di puntolini rossi dei papaveri riempiono i musei. E’ il principe dei fiori di campo, ed è nei campi che deve stare. Però grazie al nostro servizio giardini ne possiamo godere anche in città, come mostrano le foto: alle fermate degli autobus, lungo i marciappiedi, nelle aree attrezzate per bambini. E’ una gioia per l’occhio vedere queste macchie rosse al mattino che ci fanno iniziare bene la giornata. Putroppo sono appunto fiori effimeri e durano poco, lasciando, alla loro sfioritura, l’immagine di una città in abbandono.

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