
6457 ricoveri nel 2020 di cui 5787 uccelli e 670 tra mammiferi, rettili e anfibi; queste le cifre record di un anno di lavoro infaticabile portato avanti dai volontari delle LIPU. Tra piccoli e grandi ricoverati, rondini e rondoni, passeri, rapaci diurni e notturni, ibis, cormorani, pettirosso e fringuelli e poi ricci, volpi, pipistrelli, cinghiali, rospi, testuggini e talpe.
Una incredibile varietà di animali provenienti soprattutto dal territorio di Roma, feriti e bisognosi di cure prima di essere rimessi in libertà.
L’attività del Centro Recupero Fauna Selvatica di Roma, non conosce sosta o vacanze; attualmente sono 200 i ricoverati, prevalentemente uccelli vittime di incidenti di volo ma anche di atti di bracconaggio; a prendersi cura di questi pazienti i volontari della LIPU che svolgono un lavoro straordinario. In estate i ricoveri possono essere anche 100 in un solo giorno e le bocche da sfamare, più volte nella giornata, anche alcune centinaia.
Abbiamo incontrato Francesca, una delle volontarie a tempo pieno, presso il Centro di Viale Aldrovandi 2, all’ingresso di Villa Borghese; sottraendola per pochi minuti al suo lavoro abbiamo visitato il Centro che in tempi non Covid è comunque aperto al pubblico.
“Qui arrivano gli animali feriti appartenenti alla fauna selvatica italiana trovati dai cittadini sul territorio di Roma; anche se poi accettiamo esemplari provenienti anche da altri luoghi e che necessitano di cure urgenti” ci spiega da dietro l’immancabile mascherina. “Gli animali vengono accolti e curati fino a quando non è possibile lasciarli liberi”.
Anche se non è possibile visitare i locali dove vengono ricoverati e curati gli animali è possibile però accedere alle grandi gabbie esterne e osservare, da piccole feritoie, le bestiole in convalescenza.
Gufi, barbagianni, allocchi, falchi pellegrini e poiane insieme a testuggini e ghiri, nei loro ambienti ovattati, attendono il momento di riacquistare la libertà: “Un evento che quasi sempre va a buon fine” ci dice con giusto orgoglio Francesca.
D’altra parte il lavoro dei volontari è davvero incessante dato l’altissimo numero di pazienti; un dato che peraltro conferma come le grandi città, a dispetto di quello che si potrebbe pensare, sono un incredibile serbatoio di biodiversità.
Il Centro è totalmente autofinanziato (non riceve nessun contributo da Regione e Comune) ed è ospitato all’interno del Bioparco in una piccola enclave silenziosa compresa tra Via Aldovandi e Viale delle Belle arti. Al suo interno anche un piccolo locale dove è possibile acquistare nidi artificiali, mangiatoie, libri e gadget.
Chiediamo a Francesca come ci si deve comportare nel caso si rinvenga un animale ferito o malato.
“ La prima cosa da fare è chiamare il Centro (tel. 06-3201912) per evitare errori commessi anche in buona fede; la seconda cosa è mettere l’animale al sicuro in una scatola di cartone così da tranquillizzarlo e portarlo da noi senza fare fasciature o somministrare medicinali. E’ bene anche non forzare mai un animale a mangiare”.
Sul sito del CRFS è comunque spiegato in maniera dettagliata cosa fare ed eventualmente, nel caso gli animali non siano feriti, se prelevarli da loro ambiente dal momento che potrebbero ancora essere seguiti e alimentati dai genitori. “Il Centro” conclude Francesca “è aperto tutti i giorni, festivi compresi, dalle 9.30 alle 17.30.
E se si volesse collaborare con il Centro? “Oltre ad iscriversi alla LIPU o a fare una donazione c’è la possibilità di fare volontariato, anche da parte di chi non ha specifiche competenze, dando la propria disponibilità magari per una mezza giornata a settimana”.
Nel lasciare il Centro l’infaticabile Francesca ci consegna un opuscolo relativo ad uno dei tanti progetti messi in campo dal CRFS: si tratta di una guida dal titolo “Non li avveleno, non mi avveleno”. Una sorta di vademecum sull’uso degli insetticidi; spesso in presenza di formiche scarafaggi e zanzare ne facciamo un uso massiccio e sconsiderato ricorrendo finanche a topicidi e lumachicidi che fanno strage indiscriminata di gechi, uccelli e piccoli mammiferi. La guida contiene anche le “alternative sostenibili” rappresentate da prodotti naturali o comportamenti “virtuosi” (come togliere l’acqua dai sottovasi l’estate per evitare il proliferare delle larve di zanzara).
La visita è terminata e nel lasciare il Centro ci auguriamo che tra le possibili future riaperture ci possa essere anche quella del CRFS; andare al Centro potrebbe essere una vera e propria “lezione di etologia”, per i bambini ma anche per gli adulti.
Francesco Gargaglia
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