Isabella Carcione è un’autrice romana, appassionata fin da giovanissima di scrittura e di arte, interessi che l’hanno portata a scrivere un romanzo molto originale, intitolato “Mavi Giolli e la Penisola dei Tesori”.
La storia narra le avventure di una bambina coraggiosa e del viaggio da questa intrapreso alla scoperta di se stessa, attraverso le bellezze del patrimonio culturale e artistico italiano. In molti sostengono si tratti di un nuovo genere letterario, definito “artistic fantasy”.
Ispirata da una trasmissione di Alberto Angela, Isabella ha deciso di prendersi un periodo di pausa dal lavoro che svolge in ambito economico-giuridico per dedicarsi alla stesura del libro, che ha firmato con un nome di fantasia ‘Isabeau Isabeau’ proprio per evitare sovrapposizioni con le pubblicazioni effettuate nel settore lavorativo.
Durante questo periodo, l’autrice ha viaggiato per tutta l’Italia scoprendone le bellezze artistiche, facendo sempre ritorno a Via Cortina d’Ampezzo, il quartiere dove risiede con la famiglia, di cui apprezza molto le aree verdi e la tranquillità.
Come ti è venuta l’idea di scrivere questo libro, da cosa hai tratto ispirazione?
Ho sempre avuto la passione per la scrittura, fin da quando ero bambina. Scrivevo sempre, sul mio diario segreto o semplicemente per me stessa, oltre a leggere molti libri. Nutro ugualmente una grande passione per l’arte.
A un certo punto, mi è venuta l’idea di fondere questi interessi e convogliarli in un romanzo. Lo sfondo della storia, infatti, è rappresentato dal patrimonio artistico e culturale italiano, insieme alle sue splendide bellezze naturali. Tutto è partito da una trasmissione di Alberto Angela dedicata alle Grotte di Frasassi, che ha rappresentato per me una vera e propria folgorazione. Nel seguire la descrizione di quelle meravigliose grotte è come se avessi figurato un romanzo di fantascienza.
Immagino che il fatto di avere figli piccoli abbia aiutato..
Assolutamente! I bambini stimolano sempre la fantasia, soprattutto in una persona come me che per natura ne ha molta. Durante la stesura del romanzo, mio figlio di dieci anni ha letto alcuni capitoli per darmi qualche feedback sull’interesse che la storia avrebbe potuto esercitare.
Per poter scrivere il libro, hai visitato i luoghi in cui è ambientato?
Certamente si. Per scrivere questo romanzo ho preso un anno di pausa dal mio lavoro, al fine di poter visitare tutti i luoghi dove avrei voluto ambientare la storia.
Sono stata a Matera, ad Alberobello, a Roccascalegna, nella Certosa di Padula, a Salerno, sulle Dolomiti, sulle Langhe piemontesi, dove c’è un meraviglioso castello, Il Castello reale di Govone e, infine, ad Ivrea, una città patrimonio dell’Unesco. E nel Castello Orsini-Odescalchi di Bracciano, dove viene svelato a sorpresa il finale della storia.
La tua opera aiuterà a promuovere il patrimonio culturale italiano?
Me lo auguro. Già molte emittenti televisive trasmettono programmi culturali che valorizzano le nostre bellezze per stimolarne la conoscenza da parte del grande pubblico. Per quanto riguarda il mio libro, in particolare, l’obiettivo è far sì che un giovane, stimolato e affascinato da una storia intrigante, possa poi nello stesso tempo scoprire e apprezzare il nostro splendido patrimonio culturale. In quest’ottica oserei direi che il mio romanzo ha, soprattutto, un intento divulgativo, che potremmo definire: imparare giocando.
Da anni abiti in via Cortina D’Ampezzo. Cosa apprezzi di questa zona?
Questa zona mi piace in modo particolare, perché quasi ti dimentichi di essere a Roma. È molto “verde” e tranquilla, fattori per me molto importanti essendo cresciuta fuori Roma, in una villa circondata dalla natura.
Contemporaneamente, però, non è un quartiere isolato ed è vicino sia a centri commerciali che a zone ideali per lo shopping, come il quartiere Prati. Un altro motivo che mi rende gradevole il vivere in questa zona è l’ordine e la cura delle strade favorita dall’attività del Consorzio.
E se c’è una cosa che mi piace è quando la domenica mattina vado a correre fino a via Trionfale e, sulla strada di ritorno, mi fermo alla pasticceria Mondi Caffè per comprare i cornetti a tutta la famiglia. Poi, naturalmente, il giornale: una lettrice non potrebbe farne a meno.
Cosa, invece, cambieresti?
Se proprio vogliamo evidenziare delle criticità, bisognerebbe installare dei dissuasori di velocità anche in Via Cortina d’Ampezzo, così come è stato fatto nelle strade secondarie.
Soprattutto nelle ore notturne, ma non solo, molti automobilisti scambiano questa strada per un autodromo, creando situazioni di indubbio pericolo. Non dimentichiamo, tra l’altro, che è una zona piena di bambini e giovani con una discreta concentrazione di scuole e asili.
Torneresti a vivere fuori Roma?
No, direi no. Pur essendo stata bene, non tornerei indietro. Tra l’altro io amo molto andare a teatro ed è più facile coltivare questa passione abitando in un centro cittadino, dove gli spostamenti sono più veloci.
Quando si vive fuori città, invece, tutto si risolve in una routine ordinaria e ripetitiva fatta di lunghi e noiosi spostamenti in auto e, alla fine, tanto sonno notturno per recuperare la stanchezza accumulata! Vivere in città sicuramente elimina almeno una parte di questi problemi.
Caterina Somma
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