Home CRONACA Scuole, nel Lazio dubbi sulla riapertura del 7 gennaio

Scuole, nel Lazio dubbi sulla riapertura del 7 gennaio

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Galvanica Bruni

“Le scuole nel Lazio non riapriranno se le istituzioni che si interessano di trasporti, sanità e ordine pubblico non garantiranno quanto di loro competenza”. Perentorie le dichiarazioni odierne di Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi per il Lazio.

“Ad oggi nella nostra regione manca ancora il piano trasporti. D’Amato afferma che le superiori non possono tornare in presenza il 7 gennaio perché sa che il Lazio non è in grado di garantire le condizioni di sicurezza necessarie per la riapertura”.

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In effetti, la posizione dell’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, è molto chiara soprattutto dopo l’appello lanciato dalle pagine de il Messaggero al premier Conte affinchè riveda la decisione di riaprire le scuole giovedì 7 gennaio. Il problema – sostiene D’Amato – non sono  “le lezioni in aula, ma tutto ciò che sposta la scuola, tutto ciò che gira attorno alla scuola. Pensare di ripartire, alle superiori, quando registriamo in Italia più di 20mila casi al giorno, non ha senso”.

Ed è appunto a questo che si riferisce il presidente dell’Associazione presidi Lazio affermando: “Noi siamo da sempre per la frequenza degli studenti in presenza, non in DAD, ma ad alcune condizioni: distanziamenti in classe, misure profilattiche previste dal Cts e che siano adeguati e funzionali i trasporti pubblici. Far entrare i ragazzi alle 10 – afferma Rusconi – significa spostare l’uscita alle 16, arrivare a casa alle 17.30-18 rovinando la giornata dei nostri adolescenti da un punto di vista fisiologico e di studio”.

“Inoltre, – continua il prof. Rusconi – nel Lazio e nel centro sud a differenza di altre regioni non abbiamo ancora un piano trasporti dettagliato, cioè non c’è contezza degli orari dei trasporti. Si presume forse che i ragazzi possano essere lasciati a bighellonare per strada in attesa dell’inizio delle lezioni?”.

E poi l’affondo. “A Roma – sostiene – noi dirigenti scolastici non siamo stati ascoltati. A Milano e provincia invece sì: lì gli orari degli ingressi a scuola e il piano trasporti sono stati inseriti in un progetto globale di aziende, uffici, negozi. Nella Capitale invece questo non è stato fatto. Il punto è – conclude – che finché si agirà solo sulla scuola sarà irrealizzabile la ripartenza”.

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