
La Marcia dei Ristoratori è finalmente arrivata a Roma e proprio nel primo pomeriggio di oggi, venerdì 13 novembre, raggiungerà il centro per chiedere di incontrare il premier Giuseppe Conte.
L’appuntamento per i cittadini del Lazio è fissato per le 14.30 al Pantheon: “Voi che siete in zona gialla domani raggiungeteci in piazza; vi invitiamo a protestare con noi, in modo pacifico e rispettoso delle normative anti contagio. Dobbiamo far sentire la nostra voce per far capire ad un Governo sordo e cieco le gravi difficoltà della nostra categoria, e non solo” – è l’ultimo appello lanciato ieri da Pasquale Naccari, Presidente di Ristoratori Toscana.
Settanta commercianti toscani, che dietro l’hastag #contearriviamo, ieri sera sono arrivati a La Storta, ultima tappa del loro cammino che da Firenze lungo l’antica Via Francigena, li ha portati in poco meno di dieci giorni fino a Roma.
Una marcia di protesta, anche detta “il cammino degli inessenziali”, fortemente voluta e organizzata dal gruppo Ristoratori Toscani , associazione che rappresenta 1000 aziende a Firenze e 15mila in Toscana, e da Tni – Tutela Nazionale Imprese, per tenere alta l’attenzione sulla crisi che in questi mesi sta colpendo duramente la categoria dei commercianti.
In marcia come Mahatma Gandhi
Circa 25 km al giorno percorsi lungo l’antica via dei pellegrini che da Canterbury porta alla Città Santa, una marcia popolata non solo dai ristoratori partiti da Ponte Vecchio ma anche da altri commercianti incontrati lungo il cammino che per qualche chilometro hanno accompagnato i loro colleghi supportando la protesta.
Un cammino pacifico in dieci tappe – da San Casciano Val di Pesa a San Gimignano, poi Siena, San Quirico d’Orcia, Bolsena e Montefiascone, per poi giungere a Viterbo e Sutri, dove ieri tra applausi e cori sono stati accolti dal sindaco Vittorio Sgarbi, fino La Storta – e ispirato nel suo spirito alla “Marcia del Sale”, la manifestazione pacifica portata avanti nel 1930 da Mahatma Gandhi contro la tassa sul sale imposta agli strati sociali più poveri dell’India ai quali era vietata la vendita del prodotto.
Partiti da Ponte Vecchio in 200 subito dopo la manifestazione organizzata nel capoluogo toscano il 4 novembre scorso – anniversario dell’alluvione che mise in ginocchio Firenze 54 anni fa- i commercianti hanno aperto la protesta con un minuto di silenzio in ricordo del ristoratore che il 22 agosto scorso, disperato per il futuro della sua attività, si è tolto la vita.
44 anni e una trattoria tipica nel cuore della città, a due passi da Santa Croce, sempre al completo fino all’arrivo del virus; Luca quel sabato pomeriggio d’agosto non ce l’ha fatta più e nella desolazione di una città ormai orfana di turisti, ha abbassato la saracinesca della sua attività e si è tolto la vita.
Un segno di rinascita come Firenze dopo l’alluvione
“Vogliamo che il sacrificio di Luca non sia avvenuto invano – aveva dichiarato Naccari – vogliamo difendere le nostre imprese, i nostri dipendenti e le nostre famiglie. Siamo partiti il 4 novembre perché è una data simbolica per Firenze, giorno dell’alluvione ma anche ripartenza di una città che si è rimboccata le maniche ed è rinata. Anche noi siamo pronti a fare lo stesso, siamo pronti a stringere i denti per poi ripartire”.
Supportati non solo dalle loro famiglie ma anche da dipendenti, fornitori e da tante altre categorie, Naccari e tutto il resto del gruppo, passando per Isola Farnese, sono arrivati nella serata di ieri a La Storta.
“Dopo tanti chilometri finalmente siamo arrivati a Roma, siamo stanchi e affaticati ma davvero motivati a far prevalere le nostre ragioni. Siamo giunti a piedi fin qui per farci portavoce delle categorie più colpite dalle conseguenze della pandemia e dal lockdown; ristoratori, ambulanti, artigiani, tassisti, Ncc e commercianti, tutti messi in ginocchio non solo dalla situazione emergenziale ma anche e soprattutto dalla mancanza di aiuti economici erogati dal Governo. Abbiamo sempre rispettato le regole ma non possiamo accettare che tutto il sistema del food venga spazzato via” – ha spiegato Naccari alla redazione di VignaClaraBlog.it.
Le richieste dei ristoratori
Quello che i commercianti chiedono sono aiuti concreti per le loro attività: sospensione di tutte le tasse, abbattimento dei canoni d’affitto, blocco degli sfratti, un fondo perduto per il periodo di chiusura adeguato ai cali di lavoro registrati e un credito d’imposta proporzionale alle perdite di fatturato.
E proprio a causa del Coronavirus la marcia dei ristoratori è stata ancora più ardua; il gruppo sempre unito e compatto non ha comunque potuto fare a meno di rispettare le regole che l’emergenza impone: mascherina per tutti anche durante il cammino, distanziamento e suddivisione in “bolle” durante tutto il percorso per ridurre al minimo il rischio di contagio.
“Non è stato semplice ma ce l’abbiamo fatta; un ringraziamento speciale va alla categoria dei noleggiatori con conducente, in crisi quanto noi; ci hanno supportato lungo tutto il cammino agevolando gli spostamenti laddove era necessario e restando sempre a disposizione per qualunque esigenza. Ora ci siamo, non ci resta che raggiungere il centro di Roma, al Pantheon, e incontrare il Presidente del Consiglio; rimarremo in piazza a oltranza, non ce ne andremo fino a che non ci riceverà.”
Ludovica Panzerotto
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