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I gabbiani a Roma: “buoni a nulla capaci di tutto”

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Galvanica Bruni

Osvaldo Negra, biologo, ricercatore, mediatore culturale presso il Muse di Trento e autore di alcuni testi su conchiglie e molluschi, in “Divagazioni sui gabbiani” li ha definiti proprio così: “buoni a nulla capaci di tutto”.

Una cosa è certa, non aveva nessuna intenzione di offenderli anche se oggi vengono ritenuti responsabili delle peggiori nefandezze: sembra quasi che tutti i problemi ambientali di Roma dipendano da loro.

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Buoni a nulla perché pur essendo i Gabbiani reali tra i più nobili rappresentanti della famiglia dei Laridi,  hanno in realtà lasciato le scogliere battute dai venti e dai marosi per trasferirsi furbescamente nelle città; capaci di tutto perché forti, determinati, aggressivi ma anche intelligenti non hanno avversari capaci di mettere in discussione la loro supremazia.

Negra ci fa notare come nonostante i gabbiani non abbiano zampe idonee per potersi aggrappare ad un ramo o sostare su di una antenna TV come fanno le cornacchie grigie (le zampe sono palmate, per nuotare) questo non costituisca per loro un problema; con grande spirito di adattamento per posarsi scelgono superfici piane e ben stabili come i coperchi dei cassonetti o i parapetti dei ponti.

Anche il becco, forte e con i bordi taglienti, buono per operare tra le scogliere, è una cesoia perfetta per sventrare i sacchetti della spazzatura e i contenitori di ogni tipo.

Opportunisti e sfacciati non godono di grandi simpatie tra i romani nonostante la bellissima livrea, la macchia rossa sul becco e la corporatura potente in grado di contrastare i venti. Quale sia la ragione di questa antipatia non è difficile da immaginare considerato il loro numero e la loro invadenza, anche se non va dimenticato che ad attrarre i gabbiani in città è proprio il comportamento sconsiderato dei suoi abitanti.

Montagne di rifiuti, discariche, spazzatura e sacchetti abbandonati in ogni dove e sporcizia nelle strade costituiscono dei veri e propri “fast-food” dove trovare cibo senza sforzo né fatica.

Peraltro i Gabbiani reali in fatto di alimentazione non fanno i difficili e qualsiasi cosa, anche se appena appetibile, entra a far parte della loro variegata dieta: la loro voracità è tale che a volte perfino i loro nidiacei rischiano di diventare un prelibato bocconcino.

Prendersela con i gabbiani (o con i ratti) dopo aver fornito loro  in abbondanza la materia prima non ci sembra affatto coerente; peraltro un tempo abbiamo amato il Gabbiano Jonathan come non mai e da bambini li abbiamo disegnati in ogni cielo.

Veramente ora li vorremmo tutti stecchiti? Che ne sarebbe di Roma senza più gabbiani? E’ come se decidessimo di eliminare i piccioni da Piazza San Marco. I gabbiani oramai fanno parte di Roma.

Li troviamo in ogni specchio d’acqua dal laghetto di Villa Borghese a Villa Ada, Villa Pamphili e l’Eur; hanno colonizzato le sponde del Tevere specie in prossimità degli scarichi fognari; sono in pianta stabile al Bioparco dove sottraggono il cibo ai numerosi ospiti rinchiusi nei recinti; nelle giornate di vento baruffano con le cornacchie compiendo nel cielo acrobazie che nessuna pattuglia acrobatica potrebbe mai eguagliare; hanno infine preso possesso dei cassonetti e fanno la scorta ai grossi mezzi dell’AMA che raccolgono rifiuti.

Che ci piaccia o no dobbiamo prendere atto che a meno di sterilizzare strade e piazze come camere operatorie, i Gabbiani reali ce li dobbiamo tenere; magari si dovrebbe cominciare a pensare di sostituire l’aquila romana con le ali spiegate con fieri gabbiani dallo sguardo sfrontato.

Forse dovremmo imparare ad apprezzarli per la loro forza e bellezza, per la loro incredibile capacità di adattamento, perché raccattano rifiuti e carogne e perché ci ricordano i venti impetuosi e i marosi che si abbattono su spiagge e scogliere che in realtà non ci sono più perché le abbiamo trasformate in affollati condomini.

E se proprio non li amate non dimenticate però  che loro, i Gabbiani, nel profondo del loro essere sicuramente ci amano con tutto il cuore ed amano la capitale dal momento che ogni giorno gli forniamo vitto ed alloggio.

Francesco Gargaglia

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3 COMMENTI

  1. Sto pensando seriamente che, dopo avere incaricato le pecore di brucare le erbacce, i cinghiali di vuotare i cassonetti stracolmi,si potrebbe affidare ai gabbiani un altro compito importante per la nostra città. Ai lettori di VCB il compito di trovarlo!

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