Se Greta Thunberg dovesse venire a Roma, nella zona dello Stadio Olimpico, una domenica in cui è in corso il campionato di calcio probabilmente non ce la farebbe: il suo cuore si schianterebbe alla visione apocalittica di tanta plastica, lattine e bottiglie.
Eppure Greta solo qualche giorno fa si era complimentata con i giovani italiani che avevano raccolto il suo invito ad un venerdì di protesta, contro il riscaldamento globale e l’inquinamento del pianeta; forse non sa ancora che proteste, promesse e comportamento sono tre cose distinte e che quasi mai vanno d’accordo.
In realtà allo stadio non ci vanno solo i giovani perché i tifosi appartengono a tutte le età e sicuramente tra di loro ci sono persone ben educate che il bicchiere di plastica e la lattina la mettono nel cassonetto della raccolta differenziata. E poi mica è colpa tutta del calcio perché la zona dello Stadio Olimpico è adiacente ad una delle piazze della movida; resta però il fatto che questa area nel fine settimana è un tripudio di plastiche e di bottiglie di birra.
A nulla servono le levatacce degli operatori dell’AMA perché non fanno in tempo a pulire le scorie di una serata di divertimento e di sballo che eccoli a fronteggiare i rifiuti domenicali pre-post partita.
Ma siamo anche sicuri che il cuore della pulzella di Stoccolma non reggerebbe neppure alla vista di tutte quelle auto che la domenica (il giorno in cui tutti dovrebbero andare a piedi o in bicicletta) sostano in ogni dove senza risparmiare aiuole, marciapiedi, strisce pedonali e divieti di sosta con tanto di minaccia alla rimozione.
Magari ci si aspettava che dopo una manifestazione che ha mobilitato in Europa migliaia di giovani e non, con tanto di imprimatur ministeriale, i giovani alla partita domenicale e alla movida del sabato vi si recassero a piedi o tutt’al più in bicicletta, si astenessero dal bere in bicchieri di plastica e conservassero le bottiglie di birra vuote nello zainetto fino al momento di depositarle in un apposito raccoglitore.
E allora ci viene un dubbio: forse chi frequenta le piazze della movida e gli stadi non è un fan sfegatato di Greta Thunberg.
Certo che se Greta, che ha visto lo scempio del pianeta e ha perfino resistito alla visione di Trump in carne e ossa, dovesse venire a Roma Nord cosa potremmo mai mostrarle?
Non certo l’area dello stadio e dello sballo serale, neppure l’Insugherata dove c’è una catasta di amianto; non parliamo poi del Tevere con i suoi rifiuti e la discarica di Castel Giubileo, senza dimenticare il parco dell’Inviolatella che versa nel degrado.
Per non parlare dell’immonda immensa discarica che occupa sei ettari di area golenale in via del Baiardo, a Tor di Quinto, dove da sette anni tonnellate e tonnellate di rifiuti stanno divorando e inquinando un pezzo di territorio nell’indifferenza consapevole di tutte le istituzioni.
E non la potremmo neppure portare a spasso per i quartieri di Vigna Clara, del Fleming, della Cassia o della Flaminia dove a causa della crisi che attanaglia l’AMA da dopo l’estate i cassonetti tracimano rifiuti su cui banchettano schiere di arpie sotto le sembianze di gabbiani.
E allora, forse forse, la potremmo portare in Via Panattoni o nel giardinetto di Tomba di Nerone a vedere i cinghiali, piccoletti compresi, che lì stazionano in permanenza?
Di sicuro il cuore di Greta proverebbe una gran bella fitta nel vedere come in questo quadrante della città sia stato poco o niente recepito il suo messaggio ambientalista.
Francesco Gargaglia
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I giovani italiani nei confronti dell’ambiente hanno atteggiamenti assolutamente irresponsabili; molti di loro vanno a manifestare per l’ambiente per puro conformismo, poi all’atto pratico si comportano da veri incivili. Quello che combinano nei luoghi della cosiddetta movida ne è la più chiara dimostrazione.