Home AMBIENTE Il Tevere a Ponte Milvio: niente coccodrillo, solo baracche e degrado

Il Tevere a Ponte Milvio: niente coccodrillo, solo baracche e degrado

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Duca Gioielli

La segnalazione di animali selvatici nella città o nelle sue immediate vicinanze è cosa frequente e  ciclica; nel 2018 qualcuno parlò di un coccodrillo nelle acque del Tevere ma le ricerche non diedero alcun frutto e così si pensò ad una bufala.

Nello stesso periodo nelle acque di una canale  nei pressi del litorale romano una ragazza fotografò quello che poteva assomigliare ad un sauro ma la foto non confermava affatto l’avvistamento: si pensò al tronco di un albero. Ora la voce  da qualche tempo è tornata a girare:  Nessy da Lochness si è trasferita a Ponte Milvio? Siamo andati ad indagare.

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Non è affatto raro che zoologi improvvisati dopo aver acquistato un qualche animale esotico, alla fine annoiati dalla sua staticità, decidano di disfarsene; e così non è raro imbattersi a volte in iguane, serpenti o tartarughe di generose dimensioni in parchi o campagne. Ma un coccodrillo è ben altra cosa: se poi il pensiero corre ai caimani albini nelle fogne di New York allora possiamo stare tranquilli perché altro non è che una leggenda metropolitana.

Abbiamo chiesto a dei pescatori sulla riva sinistra del Tevere, a pochi passi da Ponte Milvio; in effetti ne hanno sentito parlare ma ci tranquillizzano perché: “Non è tanto grande…forse un metro”.

E allora ci siamo rivolti al proprietario di un galleggiante , sicuramente un fiumarolo Doc che del Tevere conosce ogni segreto: “ Nutrie e tartarughe senza alcun dubbio …ma un coccodrillo mi sembra la solita bufala estiva”. In effetti mentre parliamo una coppia di nutrie, mamma nutria con il suo piccolino, ci passa sotto il naso e va ad infilarsi tra i cassoni in plastica del galleggiante.

Decidiamo allora di fare un ultimo controllo alle sponde del fiume, tra Ponte Milvio e Ponte Duca d’Aosta per cercare di scovare qualche traccia o impronta: di impronte ce ne sono molte ma sono di gabbiani, anatre e piccioni. Quanto alle tracce ce ne sono una infinità ma appartengono al genere bipede.

Le sponde del Tevere ospitano una incredibile fauna fatta di gabbiani, germani, cormorani, ballerine bianche e grigie, nutrie che raggiungono i 70 cm di lunghezza e pesci dalle generose dimensioni; se si riesce a camminare sul greto nonostante il fetore di feci ed urina, si tratta sicuramente di un piccolo safari cittadino.

Ovviamente bisogna fare i conti con i rifiuti che occupano le rive e in molti casi sono sotto il pelo dell’acqua: nonostante i tanti progetti accompagnati da proclami il Tevere continua a rimanere un fiume incredibilmente sporco e trascurato.

Nelle sue acque abbiamo contato almeno una mezza dozzina di biciclette gialle affondate nel fango oltre ad un certo numero di transenne metalliche (forse per festeggiare una vittoria calcistica si usa lanciarle nel Tevere?).

Le rive sabbiose sono invece ricoperte di rifiuti e da centinaia (forse migliaia) di bottiglie di plastica e vetro; un vero e proprio scempio che offende la vista.

Dopo una prima bonifica degli argini e l’abbattimento delle baracche nascoste nei canneti, gli insediamenti sono puntualmente tornati sotto i ponti. E con gli insediamenti la sporcizia e le discariche improvvisate oltre ai tanti gabinetti a cielo aperto.

Se un qualche animale esotico era nelle acque del Tevere probabilmente è da tempo morto stecchito per il fetore e la lordura delle sponde. Se invece sopravvive nessuna paura perché si tratta sicuramente di una innocua anguilla modificata geneticamente da inquinanti e pesticidi.

Francesco Gargaglia

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