
In questa torrida estate dove gli animali sembrano essere i protagonisti “negativi” di tante storie, dall’insofferente orso M49 ai voraci ratti e gabbiani di Roma, dai lupi che fanno “strage” di bestiame alla tigre che ha ucciso il suo domatore, noi vogliamo raccontarvi una piccola e positiva storia su cui ricamare, come si faceva in passato, tanto di morale.
La “Storia di una capinera” è un tristissimo romanzo di Verga che narra la breve vita di una ragazza povera costretta a diventare suora di clausura; la mancanza di amore e di libertà, come per una Capinera, la porteranno presto ad una precoce morte.
La nostra storia, per fortuna è molto più allegra e non riguarda una suora ma una vera e propria Capinera in piume e ossa. Non vi diremo però, per una questione di privacy, dove è che si sta svolgendo.
In una qualsiasi abitazione di una qualsiasi strada, all’interno della cassetta della posta, una piccola Capinera ha deciso di fare il nido incurante di aver invaso il territorio degli uomini.
Per farlo ha dovuto vedersela con il padrone di casa convinto che quella paglia e quei rametti a metterli nella cassetta della posta fosse qualche vicino dispettoso; anche con il postino ha dovuto lottare da momento che lettere e bollette giornalmente intasavano il nido.
C’è voluto del tempo ma alla fine, come dice il proverbio, “chi la dura la vince” e così la nostra Capinera si è guadagnata l’uso esclusivo della cassetta e dopo qualche settimana ha messo al mondo la sua nidiata. Due, tre, forse quattro uccellini che ora aspettano ansiosi che il genitore provveda a sfamarli.
Di frequente un piccolo lampo scuro sfreccia attraverso una fessura di pochi centimetri: è mamma-capinera indifferente al via vai degli uomini che frequentano l’abitazione.
Presto i piccoli cresceranno e abbandoneranno la cassetta-nido per raggiungere gli alberi vicini e iniziare una nuova vita; e forse la piccola capinera l’anno che segue tornerà a fare il nido in quella cassetta della posta. Niente di strano dal momento che anche nel 2018 mamma capinera, proprio in quel luogo, ha già fatto il suo dovere di mamma.
La Capinera è un piccolo passeriforme di colore grigio, con la testa nera e le guance bianche; pesa appena 20 grammi e frequenta soprattutto alberi e arbusti cibandosi prevalentemente di frutta. Sebbene sia un esserino di pochi grammi ha coraggio da vendere e non si lascia intimidire da nessuno, postino compreso.
Ma qual è la morale di questa piccolissima storia? Potremmo affermare con la stessa determinazione della fragile Capinera che le morali in effetti sono due. La prima è che là dove l’uomo ha rispetto per la natura anche una cassetta della posta in una frequentata via può trasformarsi nella casa sicura di un minuscolo uccellino.
La seconda è che nonostante tutto, così come non ci sono animali cattivi, forse non ci sono (e la ripetuta cova della Capinera ce lo dimostra) neppure uomini cattivi e se ci sono la loro cattiveria è solo frutto di ignoranza.
Francesco Gargaglia
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