Nella Roma che fu degli imperatori, nella Caput mundi imperiale, l’imperativo è diventato “cartolarizzare”. Perché – almeno così spifferano dalle segrete stanze campidogliane – serve fare tutta tara, e dunque via libera pure alla vendita dei sanpietrini, roba da non crederci o giù di lì.
A venderli ci pensa il Comune di Roma, pronto cedere l’emblema della romanità a un prezzo che varia fra i 15 e i 45 euro.
Ora, a prescindere dal fatto che non tutti possono intuire il valore di un “sasso” come il sampietrino (e forse dimenticando che i veri cultori del pavé romano il “simbolo” già lo hanno nelle proprie case, magari addobbato stile découpage, visto e considerato l’ammanco che si verificò qualche anno fa a via Nazionale), c’è da fare alcune riflessioni.
Il sanpietrino oltre che presunto elemento di cult è un oggetto contundente, indi per cui se un esagitato ne scaglierà uno da un cavalcavia o contro una vetrina, la colpa sarà addebitata alla mano che ha lanciato la pietra o al mandante, ovvero colui che ha dato l’input? Vaneggiamo? Forse, ma con l’inciviltà presente in questa città, fra mondezza da scavalco, sorci, microcriminalità e voragini, c’è da aspettarsi di tutto.
Così, con buona pace di chi imperò Roma e perfino con buona pace di Nerone, che le diede fuoco (ma a fin di bene) ci ritroviamo sul groppone pure i “serci” da collezione, che fanno il paio con le pecore che avrebbero dovuto ruminare l’erba capitolina e i gatti cui sarebbe toccato il compito di correr dietro alle “zoccole” (leggasi topi, per cortesia).
L’augurio e la speranza è che un giorno potremo svegliarci e dire “fortuna che è stato un incubo”. Purché non ci si svegli di soprassalto nel buio del raccordo anulare, visto e considerato che qui si pensa di vender sassi, manco fossimo a Matera, ma di accendere i lampioni sull’anello che circuisce Roma neanche a parlarne…
Massimiliano Morelli
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Ragionando sembra meno misera l’idea visto che da sempre qualche turista preleva pezzi e pezzetti di “storia ” per ricordo, è ovvio che andranno numerati e classificati con incisioni e codice a barre, ormai consunti e dunque testimoni di fede quelli di San Pietro (che è sempre italia) varranno di più.
Una felice iniziativa di contrasto ai fenomeni di estraneazione e disinteresse delle popolazioni Europee che va nella direzione della scoperta o riscoperta della propria storia e delle propria memoria, oggetti di alto valore simbolico in ogni senso, stimolo alla riflessione per tutti quelli che avranno la possibilità di acquistarli, pensiero di cui Italia e L’Europa devono obbligatoriamente farsi carico.