“Non può finire qui”. Comincia così, ma forse sarebbe più corretto dire ri-comincia così, con questa frase di Suor Paola, la storia della famiglia di Giacomo Vidiri, il diciassettenne romano che nel giugno di sei anni fa perse la vita in un incidente stradale in Via Oriolo Romano, rientrando da una festa.
Alla fine dell’estate, dopo pochi mesi da quella tragica notte, mamma Michela e papà Antonello, supportati con forza dagli amici di Giacomo, dal fratello Matteo e appunto dall’energica Suor Paola, decisero che non poteva finire lì, e che proprio nel nome di loro figlio, avrebbero fatto qualcosa per tutti gli altri ragazzi perché da un terribile evento potesse nascere comunque qualcosa di buono, una goccia nell’oceano forse, ma comunque una goccia.
E’ diventata un’onda travolgente invece l’Associazione Giacomo Vidiri, l’Ente No Profit nato in ricordo di Giacomo, che soprattutto è “un punto d’incontro, un luogo dove divertirsi, una famiglia aperta a tutti” come ci tengono a specificare i ragazzi volontari che ne fanno parte. Un’associazione di volontariato creata e gestita, oltre che dalla sua famiglia, da giovani che proprio ai giovani è rivolta.
In sei anni di attività, l’Associazione è riuscita a catalizzare intorno a sé una quantità impressionante di giovani volontari, spesso anche esterni all’originaria cerchia degli amici di Giacomo.
“Quando un’Associazione, dopo qualche anno di attività, continua ad attirare persone nuove e contemporaneamente mantiene quelle che l’hanno seguita sin dall’inizio vuol dire che è rimasta fedele al messaggio iniziale e che quel messaggio ha una potenzialità straordinaria” racconta a VignaClaraBlog.it Luca, 26 anni, amico di Matteo, il fratello di Giacomo, e iscritto all’Associazione dal 2014, un anno dopo la sua fondazione.
Divertirsi senza rischiare la vita
Il messaggio che questa nuova grande famiglia vuole inviare arriva forte e chiaro visto l’entusiasmo che hanno tutti i ragazzi che ne fanno parte: divertirsi senza mettere a rischio la propria vita ponendola anzi al servizio degli altri così da renderla ancora più preziosa. Condividere, è questo il loro motto.
“Avere avuto per anni, quotidianamente, gruppi di ragazzi, perlopiù adolescenti, che si riunivano a casa di Giacomo, all’interno di quello che originariamente doveva essere un garage e che invece è diventato un punto di ritrovo pomeridiano e serale attrezzato per giocare e suonare, studiare o anche semplicemente stare insieme per fare due chiacchiere, ci ha dato lo spunto per creare quello che oggi è la nostra Associazione”.
È quanto si legge sul sito della Onlus, nel quale si spiega che “L’idea nasce dalla consapevolezza che l’età dei ragazzi che si trovano a rischio dai pericoli generazionali derivanti dai propri comportamenti quotidiani è sempre più ridotta. L’obiettivo è quello di informare e sensibilizzare quanti più giovani possibili coinvolgendoli in prima persona, farli impegnare direttamente non solo per renderli consapevoli ma anche per fargli davvero e concretamente cambiare le cose. Così a poco a poco, nota dopo nota, tornei di calcetto e presenze a scuola, stiamo veramente ottenendo qualcosa”.
Il taxi solidale
Quel “qualcosa” oggi si chiama Taxi Solidale ed è solo una delle ultime idee che mamma Michela, papà Antonello, Matteo e i ragazzi dell’Associazione hanno avuto in memoria del loro Giacomo prendendo spunto proprio da quella terribile notte.
Si tratta di un servizio taxi gratuito fornito dall’Associazione per accompagnare i ragazzi alle feste e riportarli a casa. A seconda della serata sono indicate dagli stessi volontari le modalità di prenotazione del servizio dedicato a quella festa; la maggior parte delle volte i canali utilizzati per le iscrizioni sono i social, ed è qui che i volontari fanno bingo.
Parlano ai loro coetanei con gli stessi mezzi di comunicazione, sfruttano lo stesso linguaggio per arrivare agli altri adolescenti: “Basta collegarsi ai nostri profili social, scrivere in chat oppure in direct” ti rispondono quasi sempre quando chiedi informazioni sulle loro iniziative.
E’ questo il trucco per arrivare alla meta, per spingersi là dove a volte gli adulti non riescono, anche solo per differenze generazionali. Loro, che sono coetanei dei ragazzi che hanno deciso di aiutare, lo sanno molto bene.
Abbiamo chiesto a Luca per quale motivo per esempio un adolescente che il più delle volte rifiuta di essere accompagnato ad una festa da un genitore dovrebbe decidere di usufruire del servizio di taxi solidale.
“Credo che la grande forza dell’Associazione stia nel fatto che noi parliamo ai ragazzi (nostri coetanei, o poco più giovani) senza filtri, sono convinto del fatto che tutti quelli che abbiamo riaccompagnato a casa dopo una serata percepiscano la spontaneità dell’iniziativa, tra noi e loro non esiste alcun tipo di muro, ostacolo o velo di sorta e, quindi, è come se venissero riaccompagnati a casa da un amico.
Dal momento in cui i ragazzi salgono sulle nostre macchine, superato un primo momento di normale imbarazzo dovuto più che altro al fatto di non conoscersi, siamo allo stesso livello, ragazzi con ragazzi, nessuno si sente giudicato, anzi spesso dopo pochi minuti iniziano a confidarsi con noi”.
“Il nostro obiettivo – spiega Luca – è trasmettere un messaggio di una semplicità disarmante: vale la pena divertirsi, ma non vale mai la pena mettere a repentaglio la propria vita per un bicchiere di troppo. Inoltre, cercare di far passare un messaggio di divieto assoluto, crediamo, rischierebbe di produrre l’effetto contrario. Mettiamola così, noi agiamo consapevoli della realtà che ci circonda e cerchiamo di migliorarla”.
Come dire, giochiamo alla pari, siamo la stessa cosa per questa sera, mentre tu ti diverti io, senza giudicarti, ti dimostro cosa vuol dire essere consapevoli dei rischi che puoi correre, la prossima volta puoi farlo anche tu con un tuo amico ma questa sera puoi fidarti e affidarti a me.
Fanno questo i ragazzi che usufruiscono del servizio, fanno festa e poi si affidano agli amici di Giacomo Vidiri.
“Durante le serate i volontari dell’Associazione non partecipano alle feste ma accompagnano soltanto i ragazzi e li riportano a casa. Allestiamo, solitamente, un banchetto fuori dal locale per raccogliere le adesioni dei partecipanti alla festa da riaccompagnare in modo da riuscire a dividerci in turni e portare tutti senza problemi, una volta siamo arrivati a centoventi in una sola serata. Il regalo più bello sono i ringraziamenti che ci arrivano dai ragazzi stessi o, addirittura, dai genitori. Vogliamo che l’Associazione non sia altro che una seconda casa per tutti, una seconda famiglia, in cui ognuno trova il proprio spazio e tutti crescono assieme”.
Un murales al Farnesina e una raccolta di sangue
Così tutte le iniziative organizzate dal 2013 dalla Onlus, sempre supportate da professionisti esperti e coordinati dal papà di Giacomo Vidiri che è medico, sono andate in questa direzione: sensibilizzazione, attraverso il confronto, su abitudini e stili di vita dei giovani adolescenti, incontri organizzati nelle scuole su tematiche relative ai rischi che i giovani corrono conseguenti all’uso di alcol, fumo e droga; eventi musicali, iniziative sportive, istituzione di una banca del tempo attraverso la quale giovani disponibili e ferrati trasferiscono, gratuitamente e volontariamente, competenze a giovani con difficoltà scolastiche.
Proprio una scuola è stata scelta per uno degli ultimi progetti realizzati dall’Associazione. L’Istituto è il Liceo Statale Scientifico e Musicale “Farnesina”, a Vigna Clara, ed è la scuola che frequentava Giacomo Vidiri; l’idea nasce proprio dai giovani volontari e dalla famiglia: abbellire con un murale il giardino interno della scuola poco utilizzato e praticamente in abbandono.
In poco tempo vengono presi contatti con l’Associazione a.DNA che intravede in Krayon l’artista che meglio può interpretare, per forma e contenuto, il senso del lavoro richiesto. Nasce “Macro Life”, l’opera dell’artista lucano, che con i suoi pixel ha interpretato alla perfezione le intenzioni di tutto il corpo docenti dell’Istituto e di tutti i ragazzi della scuola e dell’Associazione: un omaggio alla vita, che proprio come il murale è composta da micro particelle, piccole azioni e singoli gesti, sfumature, che se messe insieme danno però il senso del posto nel mondo che ognuno di noi occupa, il forte impatto delle nostre azioni.
Un inno all’esistenza, un invito al rispetto della propria vita e per quella degli altri, un appello a migliorare un pezzo di mondo partendo proprio dalla quotidianità e da singole piccole azioni.
E’ sempre quello l’obiettivo, arrivare agli altri, in questo caso i giovani, facendo qualcosa per loro. Sono un pozzo di idee i genitori di Giacomo, insieme a Matteo, Suor Paola e a tutti gli altri giovani, non finiscono di parlare di un’iniziativa che già te ne accennano un’altra.
“Se possibile puoi inserire nell’articolo anche la giornata per la donazione del sangue che abbiamo organizzato per l’11 maggio? È importante.” – ci chiede Luca prima di salutarci.
Detto fatto, sabato 11 maggio, dalle 8.00 alle 12.00, l’Associazione Giacomo Vidiri in collaborazione con EMA-ROMA, invita tutti, giovani e meno giovani, a partecipare alla donazione del sangue che si terrà presso sede della Onlus, in Via del Parco Mellini 65.
“La vita è troppo bella per buttarla via in una notte…”
Non si fermeranno qui gli amici di Giacomo Vidiri, andranno avanti con il loro entusiasmo travolgente per far crescere l’Associazione e non fermarsi con i progetti.
Sono gli stessi ragazzi che mamma Michela sei anni fa, poco dopo l’incidente, descriveva così in un commento a una lettera aperta di un’altra mamma pubblicata da VignaClaraBlog.it subito dopo l’incidente di Giacomo.
“… Il confine che separa ciò che è lecito da ciò che non lo è, è molto sottile. Noi, come genitori, dal momento che mettiamo al mondo dei figli viviamo per loro, per proteggerli, per il loro benessere, per accompagnarli nel loro cammino. Gli amici di Giacomo hanno toccato per la prima volta con mano il significato della parola Dolore, hanno intuito che l’invincibilità è solo dei super eroi e non appartiene a loro; stiamo cercando un luogo sicuro dove i ragazzi potranno riunirsi e ritrovare quelle torte, quella sicurezza e comprensione che hanno sempre trovato nella mia e come penso in molte altre case, un luogo dove loro si faranno carico di sensibilizzare i loro coetanei sui rischi della vita degli adolescenti … con il supporto della scuola, dei genitori, della comunità intera per far in modo che se anche solo uno su mille ragazzi recepisce il messaggio che la vita è troppo bella per essere buttata via in una notte, allora ne sarà valsa la pena.”
Ludovica Panzerotto
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