Carissimo MaxBunkerissimo, mi perdonerai se, solo per una volta e, per così dire, rigirandotela contro con estrema riconoscenza, mi approprio della formula che usi per rivolgerti ai tuoi (semper) affezionatissimi lettori di tre generazioni.
Ricorderai senz’altro i primi mesi del 1969, un anno con più ombre che luci, di speranze che, come spesso succede, sarebbero diventate illusioni, ma ancora in bilico fra le promesse di un benessere diffuso, un conformismo appena intaccato e l’arrivo della stagione grigia del piombo e delle bombe.
Mentre a Piazza San Venceslao, a Praga, un giovanotto si dava fuoco per protestare contro l’invasione russa, dall’altra parte dell’oceano, a Washington, si insediava quel lanciatore di dadi truccati che è stato Richard Nixon.
E tu, carissimo Max, avevi capito che quella sui tetti di Londra sarebbe stata l’ultima esibizione dei Beatles o, magari numero uno, speravi ancora che il gruppo non si sciogliesse, o, magari numero due, non te ne importava proprio un bel nulla?
Conserverai di sicuro la memoria della frontiera del cielo e dello spazio: il primo volo del Concorde, l’invio di una sonda su Marte e, più tardi, a luglio, due uomini a spasso sulla superficie della Luna.
Era un periodo confuso, convulso e di difficile interpretazione. Arafat veniva eletto leader dell’OLP, Jim Morrison non escogitava di meglio che farsi arrestare per atti osceni in luogo pubblico e Mario Puzo pubblicava “Il Padrino”; mentre Golda Meir diventava primo ministro dello stato di Israele, De Gaulle rassegnava le dimissioni dopo l’esito negativo di un referendum.
E in Italia? Che succedeva in Italia nei primi mesi del 1969? Scioperi, tanti scioperi. Uno tosto ma riuscito, quello contro le “gabbie salariali”, uno sfociato nel sangue, quello di Battipaglia contro la chiusura di due fabbriche.
Carissimo Max, io sono convinto che tu ricordi tutto con precisione e nitidezza, nonostante fossi assai indaffarato negli ultimi preparativi per far nascere quella che sarebbe diventata la tua creatura più famosa e riconoscibile: Alan Ford.
Eccolo lì, Alan Ford e il gruppo TNT
Alan Ford, quel nome che ti ronzava in testa da tempo, quella fisionomia prima sfuggente, poi rincorsa lungamente e infine modellata sulle fattezze del Peter O’ Toole di “Ciao Pussycat”, stava per diventare una realtà tangibile, in bianco e nero, due tavole per pagina; era sul punto di fare il suo ingresso nelle edicole italiane insieme al gruppo più sgangherato di spie che il fumetto abbia mai conosciuto.
Quella del maggio 1969, carissimo Max, quella che iniziasti insieme a Magnus, fu una vera e propria rivoluzione, che non esplose immediatamente, ma deflagrò gradualmente, col passare del tempo e il susseguirsi degli albi.
Forse i lettori non erano ancora pronti per digerire una parodia di James Bond, a mandar giù battute glaciali, situazioni grottesche e humour nero, a ingoiare tipologie umane che si collocavano sull’altra faccia dell’eroismo.
Ed eccolo lì, Alan Ford, il grafico pubblicitario bello, imbranato e squattrinato che per puro caso diventa un agente segreto efficiente e risolutivo. Eccolo, Gervasius De Statuis, detto La Cariatide, inizialmente dinamico e decisionista nel reggere le fila del gruppo TNT, poi invecchiato, imbolsito e collerico nel rivendicare un’autorevolezza che va inesorabilmente perdendo. Eccolo, il “dannatissimo BarbaBianca”, il Numero Uno, l’uomo senza età al comando della pattuglia di spie, colui che conosce i misfatti di molti e li annota sul suo libriccino, la mente cinica e calcolatrice che ha fatto passare il motto “tutto per uno, uno per tutti”, grazie al quale si intasca tutto il compenso della missione e sistema tutti gli altri con “il solito dollaro”.
Ed eccolo, Bob Rock, la sublime firma “caravaggesca” di Magnus, l’agente con l’orribile mantella a quadri, impulsivo, irascibile e complessato per il naso spropositato e la bassa statura. Eccolo, poi, Grunt, l’immigrato dalla Germania, che si cambia il nome in Grunf per sfuggire (riuscendoci) al suo passato oscuro, l’inventore e l’addetto alla logistica del gruppo, l’uomo che ripara qualsiasi cosa, fa muovere e volare qualunque apparato meccanico e mette costantemente a repentaglio la vita dei suoi colleghi.
E cosa dire del Conte Oliver? Nobile e ignobile allo stesso tempo, con una naturale abilità nell’approvvigionamento e una spiccata attitudine per il furto, un agente affidabile e determinante in (quasi) ogni occasione, distrazioni (di portafogli, orologi, etc.) permettendo. E Geremia? Ma quant’era giovane Geremia nei primi numeri! E quanto sarebbe diventato indolente e ipocondriaco nei successivi, sempre dedito a ronfare e a litigare per poter ronfare, impegnato costantemente a scansar fatiche e missioni.
Missioni che erano spesso appannaggio del gruppo TNT a causa dell’incompetenza, dell’inadeguatezza e della cattiva coscienza di chi aveva il ruolo istituzionale e il dovere di svolgerle e portarle a termine. I servizi segreti nella persona del generale War (“ricerche minerarie e perdite di tempo”), la polizia nella persona dell’ispettore Brok, che brancola costantemente nel buio, e la politica nelle untuosissime persone dei “tre suini” del consiglio comunale, sempre presenti sul succitato libriccino del Numero Uno e continuamente in ansia di finire in galera.
Il costume e il malcostume
Eh, sì, carissimo Max, tu l’hai sempre saputo leggere il costume e il malcostume, l’hai preso dalla madre patria per scaraventarlo in una New York inospitale e degradata, in cui quello scalcinato negozietto di fiori della sesta strada è diventato uno scoppiettante microcosmo di caratteri paradigmatici, il luogo deputato per una serie di sedute di psicoanalisi, nelle quali la frustrazione e il rancore, la meschinità e l’egoismo, ma anche l’abnegazione e un certo spirito di corpo, si incontrano e si scontrano quotidianamente.
E, poi, non hai mai fatto sconti proprio a nessuno: dalle tue pagine la borghesia e il capitalismo escono assai malconci, come del resto le istituzioni e il popolo ne vengono fuori con le ossa rotte o scricchiolanti.
E che antagonisti formidabili ci hai regalato, carissimo Max! In primis, Ezechiele Bluff, lo spazzino remissivo che, trangugiando il suo barberaccio di infima qualità, diventa Superciuk, il nemico per antonomasia, la minaccia alcolica, un Robin Hood al contrario che ruba ai poveri per dare ai ricchi perché odia gli straccioni e i mendicanti, oltre che il popolino becero ed ignorante.
Per non parlare, poi, di Gommaflex, il ladro dalla faccia di gomma che è una sorta di Leonard Zelig del crimine perché può assumere le fattezze di chiunque, o dell’“assai galante e molto ladròn” Arsenico Lupon, manolesta anche lui, oltre che avvelenatore.
Si potrebbe continuare a lungo, carissimo Max. Non ho nominato Clodeveo e il Cirano, non ho parlato del lavoro di Piffarerio, Perucca e degli altri disegnatori, non ho citato il Grande Cesare e la filiale di Los Angeles, non ho menzionato Katodik, il Barone Wurdalak e tanti altri. Ma a che pro? I nostri e i tuoi lettori (che emozione scriverlo: i nostri e i tuoi lettori insieme!) sanno benissimo di cosa parliamo.
Sempertuus…
Sapevi di essere un filosofo, un sociologo, uno psicologo e un intellettuale, carissimo Max? Ti offendi se lo scrivo? O, magari numero uno, ci ridi sopra o, magari numero due, non te ne importa proprio un bel nulla?
A ogni modo, lo so, mi sono dilungato e ho usato troppe parole, ma volevo dirti grazie come si deve e fare gli auguri di buon compleanno a tutti i componenti del gruppo TNT.
Sempertuus
Giovanni Berti
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