
“Vendesi”. I due cartelli da agenzia immobiliare, appesi alle serrande abbassate e arrugginite dell’ex cinema Harlem, sono comparsi pochi giorni fa. La somma richiesta per l’acquisto della struttura, che versa in uno stato di completo abbandono, sarebbe di 350mila euro.
Dopo 38 anni di lunga attesa, sembra che in via del Labaro inizi quindi a muoversi qualcosa. Ma per capire meglio cosa sta succedendo bisogna tornare indietro di oltre quattro decenni.
Sono gli anni Settanta e la grande sala del cinema Harlem, nel cuore della periferia Nord di Roma, è il centro della vita sociale. Lì i ragazzi del quartiere Labaro vanno a passare il tempo, tra un film e l’altro. Si riuniscono, fanno amicizia, e ne approfittano per fumare una sigaretta dopo l’altra, nascosti dalla penombra della proiezione.
Lo racconta a VignaClaraBlog.it Sergio, nato e cresciuto nella zona. I suoi ricordi dell’interno dell’edificio sono nitidi e gli provocano non poca nostalgia, soprattutto per un motivo: «All’epoca io e quella che sarebbe diventata mia moglie ci incontravamo sempre all’Harlem, era il nostro punto di ritrovo, anche perché ci lavorava mia suocera». Palcoscenico di primi – e ultimi – amori, ma anche del terrore provocato dalla costante proiezione delle pellicole horror, il cinema diventa in poco tempo la principale fonte di divertimento per gli abitanti del territorio.
Ma nel dicembre del 1981, di punto in bianco, la sala chiude i battenti. E da quel momento, il nulla. L’abbandono e il degrado iniziano ad avvolgere la struttura, finemente adornata di marmi e materiali antichi. «Era un bellissimo edificio, erano stati stanziati molti fondi per la sua costruzione e per l’arredamento. Ma ormai è interamente da buttare. Con il tempo, infatti, parte del tetto ha ceduto e, ogni volta che piove, l’acqua entra dentro al cinema, facendo ammuffire tutto», spiega Sergio.
Un lampo di speranza si accende nel 1991. Sono già passati i primi dieci anni dalla chiusura della sala, e su uno dei lati della struttura appare un cartello del Comune di Roma. “Demolizione e ricostruzione di un edificio non residenziale”, recita. Si tratta di una concessione edilizia del 23 dicembre del 1991, ma nessun intervento è mai stato realizzato in seguito.
Passano gli anni, e mentre il vecchio cinema Harlem collassa su sé stesso, tutta la zona inizia a “morire”. «Questa strada (via del Labaro, ndr) era il principale snodo del quartiere. Era tutta in sampietrini e la “vita” del quartiere si concentrava qui, dove si trovavano la frutteria, l’alimentari e la macelleria», aggiunge Giuseppe, che vive nella zona da 40 anni.
E continua: «A vederla ora non si direbbe. Ma la verità è che negli anni tutte le attività commerciali che la popolavano hanno chiuso, perché sono deceduti i proprietari. E i giovani non hanno nessuna intenzione di riaprirle». In effetti, Sergio e Giuseppe sono le uniche due persone presenti nella via, fatta eccezione per le macchine di passaggio. Intorno a loro, le serrande sono tutte abbassate.
Oggi la sala in via del Labaro, protagonista di tanti ricordi dei residenti, è invasa dai rifiuti e dai calcinacci. I graffiti deturpano ogni centimetro di cemento libero, e i muri hanno iniziato a perdere i pezzi.
Le parti in metalli sono tutte irrimediabilmente arrugginite, le superfici sono polverose e rovinate dall’inesorabile passare del tempo. Ma alcuni angoli dell’ingresso ricordano ancora gli antichi splendori: il bancone del bar e la biglietteria sono ancora riconoscibili, sbirciando dalla serranda.
La struttura fatiscente domina il panorama urbano, e la vecchia scritta luminosa “Harlem”, attaccata in verticale su un lato del cinema, provoca un forte sensazione di decadenza.
Ma le cose potrebbero cambiare, come fanno sperare quei cartelli “vendesi” arrivati recentemente a Labaro.
Camilla Palladino
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Da molto tempo mi chiedevo che fine avesse fatto il Cinema Harlem, ovvero perché non si fa nulla per sanarlo.
Perché nessuno si è adoperato per recuperarlo?
Il quartiere di Labaro e di Prima Porta sono privi di centri culturali. Non ci sono ritrovi né per i giovani né per gli anziani.
E’ un vero dispiacere vedere la struttura che cade a pezzi.
Forse una soluzione potrebbe essere una sottoscrizione dei cittadini dei due quartieri e una raccolta fondi per rilevare la struttura, creare un’associazione e presentare un buon progetto alle strutture competenti per ottenere permessi e supporti economici.
Chissà…si potrà mai fare?