Home ARTE E CULTURA Da secoli per tutti è “la sedia del diavolo”

Da secoli per tutti è “la sedia del diavolo”

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Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

Tra la via Nomentana e viale Etiopia, dove confluiscono strade dai  nomi esotici (ad esempio Via Assab e Via Chisimaio, porti della Somalia) c’è una ordinata piazzetta al centro della quale si trova un antico manufatto: da secoli, per tutti, è la “Sedia del Diavolo”. La piazza oggi è intitolata ad un certo Elio Callistio, liberto dell’Imperatore Adriano, ma precedentemente si chiamava “Piazza della sedia del diavolo”  dal momento che a Roma tutti la chiamavano così.

L’edificio funebre, perché è proprio di questo che si tratta, risale al II secolo dopo Cristo e fu fatto costruire dal Callistio sopra uno sperone di tufo in quella che un tempo era la campagna alle porte della città eterna.

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Gli edifici funebri, come la “sedia”, venivano realizzati infatti nelle campagne e si ispiravano all’architettura greca; quello di Elio Callistio ha la forma di un tempietto (naiskos o edicola) ed era strutturato su due livelli. Quello superiore destinato ai riti funebri mentre quello inferiore ospitava i resti mortali del proprietario della tomba. Non mancava neppure un mosaico di colore bianco.

Ma perché al manufatto funebre è stato attribuito questo nome così curioso?

La ragione è da ricercare nei danni e crolli che l’edificio ha subito nei secoli; con il passare del tempo hanno  ceduto la copertura e la  facciata e quello che è rimasto in piedi ha cominciato ad assomigliare ad una poltrona o ad una sedia con tanto di braccioli. E il diavolo cosa c’entra?

I ruderi del monumento di Elio Callistio, piazzati nella campagna, cominciarono ad essere rifugio di pastori e viandanti che per riscaldarsi o cucinare accendevano il fuoco all’interno dei muri danneggiati; fiamme e bagliori provocavano un infernale effetto luminoso e così il sito divenne per tutti “la sedia del diavolo”.

Ovvio che intorno a quel luogo fiorissero racconti e leggende e non sempre a sfondo infernale; si narra ad esempio che un pastore di nome Giovanni, per rincorrere una pecorella, raggiungesse per caso la “sedia”  venendo investito, chissà mai perché, da strani e incredibili poteri guaritivi.

Giovanni, che in breve tempo acquisì una grande fama, si dice che preparasse dei medicamenti utilizzando una miracolosa polverina ottenuta grattando i mattoni della costruzione oramai in rovina.

E’ molto probabile inoltre che il monumento funebre di Callistio sia stato utilizzato nel tempo da sette di satanisti per i loro riti luciferini; quale sede migliore per invocare i demoni che la “sedia del diavolo”? Anche se con il passare del tempo e il crollo del solaio interno la “sedia” ha cominciato ad assomigliare sempre meno ad una sedia.

Per non parlare poi del fatto che oggi, all’interno di quei muri diroccati, è stato realizzato addirittura un piccolo presepe. Maria, Giuseppe e il bambinello all’interno della “sedia del diavolo”? Cose che solo a Roma possono accadere.

Oggi la tomba di Callistio, nascosta dai grandi edifici che sorgono nel quartiere, è protetta da una recinzione e si presenta curata e in ordine: uno dei tanti gioielli della città che merita senza alcun dubbio una visita.

Francesco Gargaglia

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