Home ATTUALITÀ È tempo di inserimento dei bambini all’asilo. Parla lo psicologo

    È tempo di inserimento dei bambini all’asilo. Parla lo psicologo

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    Galvanica Bruni

    L’anno scolastico è iniziato ormai da due settimane. Sono state, e sono ancora per molti genitori, mattine nelle quali si consuma un rito che mamme e papà eviterebbero volentieri: pianti, singhiozzi, urla disperate, bambini che si aggrappano alle gambe dei genitori, adulti che non sanno bene cosa fare.

    È l’inserimento all’asilo nido e alla scuola dell’infanzia. Chiunque ci stia passando sa bene quanto sia difficile. È uno dei momenti più delicati (anche) nella vita di una mamma o di un papà che vivono questa circostanza con ansia e preoccupazione. Sono difatti tante le domande che ogni genitore si pone: Se non si trovasse bene? Se non mangiasse? Saranno gentili le maestre? Avrò scelto l’asilo giusto? 

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    Ne parliamo con la dott.ssa Lorenza Tranquilli, psicologa con lunga e consolidata esperienza sul tema e responsabile di diversi asili nido convenzionati con il Comune di Roma.

    Consigli utili

    La prima cosa che le abbiamo chiesto concerne la durata dell’inserimento: meglio lungo o breve? “Questa è una delle prime domande che ci sentiamo porre dal genitore. In generale nel rispetto dell’organizzazione di entrambi orientiamo la famiglia su un programma di integrazione graduale da rispettare. Ma l’inserimento” – prosegue Lorenza Tranquilli – “segue regole dettate maggiormente dal bambino e dalle sue personali capacità adattive. È molto importante farsi guidare dalle reazioni del bambino stesso sia al nido e alla materna che a casa e, in accordo con i genitori, modulare i tempi prestabiliti in modo che  si avvii bene”.

    L’inserimento, anche se vede come attore principale il bambino, è un processo di cambiamento e un percorso  di adattamento che riguarda tutta la famiglia. È quindi un rapporto che si basa sulla comunicazione tra genitori ed educatrici. Un ambiente familiare dove il bambino rimane con tranquillità.

    Perché questo venga raggiunto occorre che l’atteggiamento del genitore sia favorevole e collaborativo e che le caratteristiche e i bisogni del bambino vengano riconosciuti ed accolti dal personale educativo. Quando queste condizioni vengono attivamente ricercate con continuità e pazienza sia dal personale educativo che dalla famiglia molto raramente il bambino persiste nelle “difficoltà” dei primi giorni”.

    Alla domanda “Cosa possono fare i genitori?” la dott.ssa Tranquilli ci ha risposto che mamma e papà possono fare molto. “Preparare il bambino all’entrata al nido, a prescindere dall’età, iniziare a parlargliene, a raccontare che ci sono altri bambini, che ci sono i giochi, parlarne con entusiasmo. Se il genitore gli trasmette fiducia il bambino si fiderà delle maestre. Disporsi ad accogliere le regole di questo nuovo contesto, chiedere informazioni, partecipare a proposte, il bambino “SENTE” quando la scuola è integrata nella sua vita relazionale”.

    Insomma, è importante “gestire il distacco con sicurezza affidando il bambino alle educatrici salutandolo senza scappare di nascosto. È molto importante che il bambino abbia un chiaro richiamo al ritorno della mamma e del papà. E dopo la scuola trovare un piccolo spazio dedicato a loro, solo per loro”.

    In questo contesto le  educatrici hanno il compito  più delicato: conquistare la fiducia e ottenere la delega affettiva del genitore. Più gli adulti saranno sereni, più facile sarà per il bambino  metabolizzare questo cambiamento. “L’accoglienza , il sostegno e la continua rassicurazione sia nel momento critico dell’inserimento che durante la frequenza del bambino al nido costituiscono gli strumenti di maggiore efficacia per raggiungere questo obiettivo”.

    Aver frequentato il nido aiuta l’inserimento alla scuola materna? “Sicuramente. Grazie allo sviluppo e alla trasformazione qualitativa dei servizi di asilo nido attualmente questi sono diventati veri contesti educativi”.

    Secondo la dott.ssa Tranquilli, “la progettualità e la programmazione pedagogica avvia il bambino alla socializzazione e alla scolarizzazione, sviluppando abilità che lo aiuteranno in tutto il percorso scolastico. Su questo un tema molto importante è la tematica della continuità e la possibilità di comunicazione tra nido e scuola dell’infanzia. In diversi Paesi europei il segmento 0-6 anni è un sistema integrato e la formazione del personale educativo è unica. In Italia, grazie alle normative recenti, si sta iniziando”.

    Chiara Meoli

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    3 COMMENTI

    1. Grazie per aver chiarito con parole semplici e ricche di significato quali siano le risorse da portare con sè in questa fase delicata che rappresenta per adulti e bambini una tappa fondamentale in quel percorso di crescita chiamato vita.

    2. Buongiorno,
      Sono una mamma che lavora in un nido,
      Per esigenze lavorative ii e mio marito abbiamo deciso di mandare nostro figlio che ha 17 mesi al nido dove lavoro solo per 3/4 ore.
      Volevo capire è un bene x lui questa cosa il fatto che viene al nido dove lavoro?

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