Una nuova iniziativa che coinvolge gli studenti del Liceo Farnesina le cui classi sono impegnate in un progetto di Bridge a Scuola.
Il corso viene tenuto da Bernardo Biondo, giocatore e campione di bridge da più di 25 anni: vincitore dei campionati del mondo nel 1999, degli europei del 1998 e, negli ultimi anni, di quelli italiani.
Il corso di gioco è stato proposto per il quarto anno consecutivo dalla docente di matematica Elisa Cerocchi la quale, ai microfoni del TG3 nel “Fuori TG” del 16 novembre, ha evidenziato come questo tipo di gioco sia fondamentale per i ragazzi per apprendere il rispetto delle regole, non solo con le carte, ma nella vita di tutti i giorni.
Perché proprio il Bridge?
Il bridge non è solo un gioco di carte o uno sport, ma è un allenamento per la mente. Un’attività che può essere praticata a livello dilettantistico o agonistico e che svolge un’importante funzione di socializzazione e di sviluppo delle proprie capacità di ragionamento.
Queste caratteristiche, unite a quella del divertimento, del gioco di squadra e all’impegno che serve per raggiungere dei buoni risultati, fanno del bridge un’attività completa, dove la fortuna conta poco o niente e bisogna fare affidamento sulle capacità e abilità personali.
Un gioco di coppia, che poggia sulla comunicazione con il proprio compagno e sull’elaborazione e la ridefinizione continua di una strategia vincente.
Dalla comprensione della sfida, della scommessa messa in atto durante una partita, si arriva a trovare le soluzioni migliori per poter affrontare le problematiche e perseguire lo scopo del gioco.
Le testimonianze degli studenti
Dalle testimonianze riportate ai microfoni del TG3 dagli alunni che seguono il corso proposto all’interno del Liceo Farnesina, emerge chiaramente come questa tipologia di gioco permetta di mantenere la mente sempre attiva, sfruttando meccanismi di ragionamento e di calcolo che possono aiutare anche nel metodo di studio.
Essendo un gioco di strategia e di ragionamento, la proposta di lezioni per i giovani si presenta come un insegnamento che possa aiutarli nella loro crescita intellettuale, scolastica e personale.
“Attenzione, capacità di concentrazione, resistenza, unite ad un po’ di matematica, capacità di calcolare le probabilità e fare i conti”, con queste parole Bernardo Biondo, evidenzia alcune peculiarità del gioco de Bridge.
La storia di Giorgia Botta, campionessa mondiale made in Vigna Clara
Sempre alla ricerca delle eccellenze giovanili del territorio, restando sul tema ecco Giorgia Botta, che, nata e cresciuta a Roma Nord, vive da due anni a New York dove si è trasferita grazie alla sua più grande passione: il Bridge.
Campionessa mondiale a coppie, medaglia di bronzo al valor sportivo del Coni, attualmente le è stato assegnato dallo Stato di NY l’incarico di coach della squadra di bridge della Columbia University.
Laureata nel marzo del 2014 in International Relations alla Luiss, col gioco delle carte nel sangue e con la voglia di viaggiare, si è trasferita a vivere a New York solo un anno dopo.
Oggi è membro dell’Honors Bridge Club, dove insegna l’arte del gioco e dove è diventata una delle più importanti coach: fra i suoi allievi ci sono principianti e non, ma anche alcuni nomi di tutto rispetto dello spettacolo e dell’imprenditoria USA.
Una ragazza giovanissima, che è riuscita a farsi spazio nell’ambiente del Bridge statunitense e internazionale.
Ciò che colpisce di Giorgia è l’umiltà e la totale meraviglia per ciò che è riuscita a guadagnare e conquistare a piccoli passi. Sono passati anni da quando ha preso la prima volta le carte in mano e non si sarebbe mai immaginata di arrivare dove si trova in questo momento.
“Non sai cosa può offrirti questo mondo finché non lo vivi e non mi sarei mai aspettata determinate cose” dichiara ai microfoni di VignaClaraBlog.it spiegando che ha avuto la possibilità “di conoscere molte persone, grazie alle quali sono entrata in mondi a me sconosciuti, riuscendo a vivere esperienze che in Italia credo nemmeno esistano”.
Avvicinatasi a questo gioco giovanissima, grazie alla passione condivisa dalla madre e dal suo compagno, a soli 12 anni, grazie a una vacanza in montagna non proprio fortunata, ha imparato le regole e da quel momento non ha più smesso di giocare.
A soli 14 anni ha partecipato alla sua prima competizione mondiale, con la Nazionale Italiana Juniores Femminile con cui è rimasta fino al compimento dei 25 anni. Poco dopo è volata verso gli States, dove ha trovato la propria fortuna.
Tanto impegno e dedizione l’hanno portata a trasformare la sua passione per le carte nel proprio lavoro. Residente con il visto da atleta, ha iniziato ad insegnare presso l’Honors Bridge Club di New York: circolo più grande degli USA e tra uno dei maggiori nel mondo.
“E’ come studiare una nuova lingua”
Non potevamo quindi non chiederle un parere riguardo l’iniziativa del Liceo Farnesina. Il suo consiglio esperto, ai ragazzi che decidono di avvicinarsi a questa disciplina, è quello di avere molta pazienza.
Imparare le regole e soprattutto la cosiddetta “dichiarazione, ossia il “codice” di gioco, richiede tempi lunghi, durante i quali spesso nemmeno si toccano le carte. Il Bridge è una disciplina che richiede impegno e molta dedizione, paragonabile a quella necessaria per imparare una nuova lingua.
“Non ci si può aspettare di parlare una lingua diversa in poco tempo, il Bridge è così: bisogna avere pazienza per imparare a giocare. Ma una volta superato lo scoglio iniziale, non conosco nessuno che si sia allontanato da questo gioco” sostiene Giorgia dall’alto della sua esperienza.
“Sicuramente quello dei lunghi tempi è l’unico limite di questo sport, che può portare i giovani a non applicarsi. Ma posso garantire che il Bridge non si esaurisce solo in un gioco di carte: è un’ulteriore chiave di lettura della vita quotidiana, una pratica che aiuta a sviluppare le proprie doti di problem solving, sia nell’ambito dello studio, sia in quello della vita di tutti i giorni, aiutando a raggiungere i propri obiettivi”.
E se lo dice lei, che ha raggiunto le vette più alte in questo campo coronando un sogno ostinatamente inseguito, le si può proprio credere.
Francesca Romana Papi
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