Home AMBIENTE Rifiuti, Codacons: “Possibile chiedere rimborso della TARI”

Rifiuti, Codacons: “Possibile chiedere rimborso della TARI”

Galvanica Bruni

Se sei utente del servizio di raccolta dei rifiuti gestito da AMA, e sei vittima di cumuli di rifiuti accumulati nella tua zona e straripanti dai cassonetti, aderisci alla nuova azione per chiedere al Comune di Roma e all’AMA la restituzione di quanto da te versato per la tassa rifiuti ma non dovuto, a causa dei disservizi gravi e protratti nella gestione della raccolta dei rifiuti nella tua zona“.

Questo in sintesi l’invito che il Codacons fa dalle pagine del suo sito ai romani che negli ultimi anni hanno regolarmente provveduto al pagamento della Tassa Rifiuti a fronte di un servizio che l’associazione definisce “a dir poco disastroso” e che ha portato “la città di Roma in una situazione di emergenza”.

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“In particolare – spiega l’Associazione – a partire dal 2012 la Capitale si è trovata coinvolta, senza soluzione di continuità, in una situazione di crisi dopo l’altra nella gestione dei rifiuti, lasciando molti cittadini letteralmente sommersi dalla spazzatura, con un servizio di raccolta che non ha mai funzionato secondo gli standard previsti dal Regolamento”.

“A fronte di tale situazione, il Comune di Roma e l’AMA hanno comunque richiesto ai cittadini il pagamento integrale della tassa sui rifiuti, nonostante la legge prevedesse una decurtazione in percentuale del pagamento in caso di grave disservizio”.

Ma la Cassazione ha detto che…

Il Codacons sostiene però che dalla parte dei cittadini c’è l’ordinanza n. 22531 della Corte di Cassazione, pubblicata il 27 settembre 2017.

“Fino al 2013 – ricorda l’Associazione – era infatti previsto che venisse corrisposto il 40% del conto ordinario quando il servizio di raccolta si blocca oppure “è effettuato in grave violazione delle prescrizioni del regolamento” (così il Decreto Legislativo 507/1993) e, negli anni successivi, che “la TARI è dovuta nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonchè di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente”.

Poi però arriva l’ordinanza n. 22531 della Corte di Cassazione, pubblicata il 27 settembre 2017, che fa chiarezza sulla questione: la Corte ha stabilito che i contribuenti hanno sempre diritto alla riduzione della tassa o della tariffa rifiuti in caso di grave disservizio e protratto nella gestione della raccolta, anche se il disservizio non è responsabilità diretta del Comune.

“In altre parole – spiega il Codacons – quando il servizio non c’è, o è gravemente insufficiente, deve essere riconosciuta la riduzione sull’imposta comunale dei rifiuti indipendentemente dalle cause che hanno determinato il disservizio”.

Sulla base di quanto affermato dai giudici, il Comune di Roma e AMA avrebbero dovuto applicare una riduzione sull’imposta comunale dei rifiuti per tutti i cittadini che non hanno potuto usufruire di un regolare servizio di raccolta dei rifiuti.

“Non avendolo fatto – sottolinea l’Associazione – , dovranno restituire le somme versate in eccedenza dai cittadini di Roma coinvolti nelle emergenze rifiuti negli ultimi anni”.

Un’azione risarcitoria collettiva

“Sulla base di quanto deciso dalla Corte di Cassazione – annuncia quindi il Codacons – chi è stato “vittima dei rifiuti” può agire per richiedere il rimborso di quanto versato in eccedenza per la Tassa Rifiuti, in relazione ai periodi in cui il servizio è stato gravemente insufficiente”.

L’Associazione mette quindi a disposizione di tutti i suoi iscritti a Roma che hanno regolarmente corrisposto quanto richiesto per la tassa rifiuti, una diffida per richiedere la restituzione della quota della Tassa Rifiuti non dovuta in quanto attinente a periodi caratterizzati da un servizio gravemente insufficiente e carente.

La diffida dovrà essere personalizzata indicando il periodo di riferimento e le prove del disservizio allegando documenti fotografici o testimonianze. Per ulteriori info cliccare qui

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1 commento

  1. forse andrò controcorrente, ma personalmente non ritengo il rimborso sia il vero obiettivo da perseguire.
    restituirmi una parte di quanto pagato non mi darà pulizia sottocasa o aree verdi libere da rifiuti e plastica.
    quello che vorrei è poter camminare per strada senza trovarmi bottiglie, sacchetti maleodoranti o cassonetti stracolmi.
    esiste certamente una notevole responsabilità da parte di alcuni “cittadini” ( per i quali più che rimborso imporrei una sovratassa!!) come anche la poca conoscenza dei servizi che l’AMA offre ( penso al ritiro di elementi pesanti o alle domeniche ecologiche). Resta però il disservizio di un’azienda – l’ennesima – enorme, straburocratizzata, cristalizzata da sindacati talvolta – ahimè – compiacenti.

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