Home CRONACA Svolta nel giallo della donna fatta a pezzi: fermato il fratello

    Svolta nel giallo della donna fatta a pezzi: fermato il fratello

    polizia pattuglia
    Galvanica Bruni

    Svolta nel mistero della donna fatta a pezzi e gettata in cassonetti in via Pilsudski e in via Guido Reni:  un uomo è stato fermato nella sua abitazione questa notte dagli uomini del commissariato Villa Glori:  è il fratello.

    Si tratta di un 62enne residente in via Reni a pochi metri dal cassonetto dove è stato trovato il busto della sorella 59enne. A lui si è arrivati anche grazie alle immagini della telecamere.

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    A quanto si apprende, al momento del fermo non ha opposto resistenza e non ha detto una parola. L’arma del delitto e l’attrezzo con cui è stato sezionato il corpo della sorella non sarebbero stati ancora trovati. I due vivevano insieme.

    Il fatto

    Ieri sera, in viale Maresciallo Pilsudski di fronte al Galoppatoio, all’interno di un cassonetto sono state trovate due gambe apparentemente di donna, tagliate all’altezza dell’inguine.

    Sul posto sono intervenuti prima i poliziotti del commissariato Villa Glori, poi gli agenti della Polizia Scientifica per i rilievi di competenza e la squadra mobile, che svolge le indagini.

    A dare l’allarme al commissariato di zona, intorno alle 20, è stata una giovane nomade rovistatrice che in stato di choc ha portato gli agenti sul posto. Secondo gli investigatori, gli arti potrebbero essere stati gettati nel cassonetto la notte precedente, tra il 14 e il 15 agosto. La polizia ha effettuato controlli sui sacchi presenti nel cassonetto, ma il resto del corpo non era stato trovato.

    Ma in tarda mattinata altri resti sono stati trovati dagli agenti in un altro cassonetto, in via Guido Reni, all’altezza del civico 22. La polizia ha poi sequestrato un terzo cassonetto all’interno del quale potrebbero esserci gli effetti personali e gli abiti della donna. Si trova in via Pannini, a pochi passi da via Guido Reni, dove è stato trovato il resto del corpo della donna, e ad un chilometro da viale Maresciallo Pilsudski, dove sono state trovate le gambe.

    Secondo le prime informazioni i due avevano problemi economici e vivevano insieme nell’appartamento lasciato in eredità dai genitori. Per sostentarsi,  affittavano anche a studenti una stanza dell’appartamento in via Guido Reni 22b.

    Messo alle strette ha confessato

    L’uomo, Maurizio Diotallevi, è stato interrogato dal P.M. titolare dell’indagine. Dinanzi al magistrato ha ammesso di essere l’autore dell’omicidio e del tentativo di occultamento del cadavere. Il delitto sarebbe avvenuto per motivi familiari.

    Al termine dell’interrogatorio, il P.M. ha emesso un decreto di  fermo che è stato notificato all’indagato e che dovrà essere convalidato nei prossimi giorni da parte del G.I.P. del Tribunale di Roma.

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    3 COMMENTI

    1. Spiegherà questo signore oltre che confesare, tutta la Sua storia personale, in modo da far capire bene a tutti cosa lo ha portato a questo atto atroce che ci sconvolge pesantemente. Capire bene perché l’accaduto sia circoscritto in quella casa, in quella famiglia.
      Attendo questa volta fiducioso ed impaziente notizie certe, qualcosa da dire o riferire sul dramma umano di questo signore.
      leosc

      • Una cosa gliela spiego io: “questo signore” non sapeva che è Ferragosto e credeva che il corpo smembrato della sorella, i suoi vestiti e i suoi doc, sommersi dai rifiuti sarebbero stati triturati e portati in una discarica.

    2. @ Rosanna,
      forse ha ragione Lei, comunque questa atrocità non ha senso ed è opportuno seguire le notizie che arrivano e farsi un’idea dell’accaduto e del soggetto.
      Non possiedo proprietà in via G. Reni, non ho alcun interesse su quella zona ma sapere e conoscere è un diritto di quelle persone che lì ci vivono e per quelle che quella zona frequentano.
      Come sa bene è ancora vivo il ricordo della giovane Simonetta Cesaroni, sono stato di recente per lavoro proprio in Via Carlo Poma, in quel civico, che è un complesso di quattro palazzine signorili ma popolari, a testimonianza del fatto che in quelle case ci vive povera gente come me che racconta solo di matrimoni e funerali, lì per quella storia è oggi tutto com’era. Impossibile per quelle persone seppellire la giovane Simonetta, come per noi è impossibile seppellire i nostri cari. Mi soccorre quanto prevedono i Contratti Collettivi di Lavoro sul tema, 5 o al massimo 15 giorni poi si deve tornare a lavorare.
      Per questo motivo non si chiede una verità sempre e comunque ma un possibilità di riconoscere senza equivoco ciò che non appartiene alla quella popolazione.

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