Una vicenda senza fine quella della riapertura della stazione Vigna Clara che sarebbe dovuta avvenire a giugno 2016, con contestuale avvio del collegamento ferroviario con quella di Valle Aurelia.
Ma due ricorsi al TAR, i tempi dello stesso e di un collegio di periti stanno sempre più allontanando questa prospettiva. E’ infatti di queste ore un nuovo rinvio.
I ricorsi
Ad aver presentato opposizione, con due ricorsi diversi, sono stati sei cittadini, il condominio di via Cesare Ferrero di Cambiano n.6 e la casa di cura “Ars Medica” ubicata nella stessa via.
Ambedue i ricorsi sono contro RFI-Rete Ferroviaria Italiana, Regione Lazio e Ministero delle Infrastrutture e ambedue sono tesi, in sintesi, a bloccare la riattivazione delle linea Vigna Clara – Valle Aurelia.
L’ultima udienza
L’ultima udienza risale a a novembre 2016 quando la Terza Sezione del TAR Lazio si esprime senza esprimersi rinviando infatti il giudizio ad una nuova udienza da tenersi ben un anno dopo, il 25 ottobre 2017.
In sintesi, i giudici amministrativi hanno sostanzialmente bocciato uno dei due ricorsi (risalente al 2002) ritenendolo in parte inammissibile “per difetto di giurisdizione del giudice amministrativo” (il che significa che se i ricorrenti vorranno riproporlo dovranno rivolgersi al Tribunale civile), e in parte perchè “irricevibile ed improcedibile“.
Anche il secondo (del 2015) è stato in parte respinto ad eccezione di quanto attiene a una serie di problemi tecnici per i quali i giudici amministrativi hanno deciso di conferire l’incarico di valutarli ad un “organismo verificatore”.
L’organismo verificatore
E’ stato così nominato un collegio formato da tre professori della Facoltà di Ingegneria della Sapienza con il compito di redigere una relazione su tutto ciò che è accaduto a partire dalla realizzazione della galleria Cassia–Monte Mario fino ai giorni nostri, ricostruendo gli eventi accaduti dopo il 1990, data di costruzione della Stazione.
Ma non solo. Gli esperti dovevano verificare se attualmente la tratta ferroviaria è dotata delle più idonee tecnologie antivibrazione e di contenimento della dispersione elettrica più una lunga serie di altre verifiche.
Un lavoro complesso dunque, che avrebbe impegnato i tre docenti fino al 30 giugno 2017, data di scadenza del mandato, salvo proroga che avrebbero potuto chiedere al giudice.
Nel frattempo…
Nel frattempo scattano le reazioni. Omar Cugini, presidente del CeSMoT, Centro Studi sulla Mobilità e i Trasporti, in un comunicato lo definisce “un rinvio intollerabile” ritenendo “assurdo ed incomprensibile che da un lato la burocrazia e dall’altro gli oscuri interessi di quattro gatti blocchino la riapertura di un collegamento strategico per la Mobilità cittadina, adducendo, tra l’altro, sterili e pretestuose motivazioni.”
La politica dice la sua, e a scendere in campo sono gli esponenti romani di Fratelli d’Italia Giorgio Mori e Fabrizio Ghera (capogruppo FDI in Campidoglio), che chiedono in una nota al Campidoglio di “riprendere il ruolo decisivo di interprete fondamentale della vicenda che lo coinvolge in un progetto che è assolutamente decisivo per le strategie di mobilità della Capitale“.
Anche il PD del XV Municipio scende in campo a fianco di chi anela l’operatività della tratta Vigna Clara-Valle Aurelia, dichiarando in occasione di una manifestazione, che “non è possibile che un territorio così vasto come il nostro debba pagare questo prezzo altissimo in termini di mobilità e qualità della vita“.
Infine, per aggregare i cittadini, nasce il Comitato “Un anello per Roma” che oltre ad organizzare manifestazioni, raccoglie circa 2mila firme che vengono consegnate al TAR lo scorso 6 luglio, al termine di un sit-in sotto la sede del tribunale, per chiedere a chiare lettere che non venga concessa alcuna proroga al collegio dei tre professori.
Se avessero saputo di quanto i giudici stavano invece decidendo, si sarebbero risparmiati una mattinata sotto il sole cocente.
Colpo di scena, ecco la proroga
Verso la fine di giugno, il collegio dei tre esperti ha infatti resa noto al TAR “l’impossibilità di trasmettere la relazione entro il termine assegnato del 30 giugno 2017” a causa della “particolare complessità degli aspetti tecnici oggetto di esame, con la conseguente necessità di analisi di un’ingente mole documentale e di specifici riscontri in situ” anche perchè, secondo i tre professori, “le attività di verificazione hanno potuto avere inizio solo il giorno 5 maggio 2017”.
E in conclusione hanno chiesto una proroga di tre mesi, fino al 29 settembre. Il massimo che potevano chiedere.
E i giudici cosa hanno risposto? Ok alla proroga ma “solo” fino al 15 settembre “considerato che la verificazione già disposta con la sentenza non definitiva n. 1279 del 2017 deve essere compiuta con pienezza di accertamento, attesa la rilevanza dei contrapposti interessi in gioco ed alla luce delle censure delle parti ricorrenti ancora sub iudice…”
Rinviato il giudizio di merito
Il giudizio di merito doveva tenersi il 25 ottobre, giorno in cui la parola fine, per un verso o per l’altro, sarebbe stata scritta nell’ultima pagina di questa vicenda.
Per effetto della proroga l’udienza pubblica si terrà invece mercoledì 6 dicembre, con buona pace di chi sperava di udire il fischio dei treni nella stazione di Vigna Clara almeno entro l’anno corrente.
Ma tant’è. Nonostante il gran bisogno di trasporto su ferro della città, così hanno disposto i giudici amministrativi con l’ordinanza pubblicata lunedì 10 luglio.
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Gentili Signori,
cerchiamo di vedere l’aspetto positivo della notizia.
E’ vero che il rinvio di altri 40 giorni fa gioire i nemici del treno, ma è anche vero che con il nuovo orario RFI e Trenitalia sono perfettamente in grado di attivare l’esercizio commerciale.
Non credo che la sentenza definitiva sarà contraria alla ferrovia.
Non credo inoltre che sia stata inutile la manifestazione sotto il Tar, il quale ha tagliato 15 giorni alla commissione che voleva presentare la relazione il 30 settembre.
Comunque stiamo già organizzando un’altro sit in a Vigna Clara a settembre e non ci fermeremo certo davanti alla buracrazia più cieca.
e allora però ,signor Stefano,nel rinnovare i miei complimenti per il lavoro da lei svolto e portato a vanti con tanta testardaggine e coraggio, mi verrebbe spontaneo chiedermi: siamo sicuri che dietro questa “proroga” tanto temuta e purtroppo avveratasi, ci sia SOLO l’Ars medica?
Ma perché continuano a citare il ricorso del 2002 con 6 ricorrenti, quando era stato già dichiarato perento, e sopravvivente soltanto un ricorso con soli 2 ricorrenti e unicamente su questioni procedurali, essendo inammissibile ogni doglianza di merito?
Continuano a dimostrare che tribunali e certezza del diritto sono due variabili indipendenti, destinate a non incontrarsi mai.
Al prossimo sit-in mi piacerebbe partecipassero i 2.000 firmatari della petizione perché è vero che è importante la firma ma è altrettanto significativo metterci la faccia. Auspico che tutti coloro che hanno partecipato alla petizione possano impiegare parte del loro tempo per una giusta causa. Chiamiamoli tutti a raccolta, sia i semplici cittadini che i vip che popolano il quartiere (e sono tanti).
Personalmente visti i ricorrenti e visto che mi creano un grosso disagio, da tempo vado a fare accertamenti e visite mediche private da altre parti. Ci sono altre cliniche e lboratori nella zona.
Perfettamente d’accordo con Patrizia. Anche per me da un pezzo l’ars medica non é più la mia struttura di riferimento nemmeno come laboratorio di analisi !!!! Il boicottaggio resta ormai l’unica arma per noi poveri cittadini contro cui le istituzioni ( tipo tar) continuano ad accanirsi nel l’assoluta disprezzo delle nostre ragionevoli esigenze ….evidentemente a qualcuno giova l’inquinamento – e conseguente deterioramento della salute – dovuto al traffico insopportabile della zona !!!!!
E se tagliassero l’onorario dei periti ? Lo prevede la legge in caso di richiesta di proroga
Non prendiamoci in giro caro Stefano.
La ferrovia non potrà riaprire prima di aprile 2018: infatti bisogna considerare altri 4 mesi tra i tempi della sentenza e 1 mese di ultrattività per l’ordinanza che ha bloccato la ferrovia (a causa del difetto di giurisdizione).
Sempre che il TAR non ordini eventuali interventi di rinforzo anti-vibrazionale (lo stesso ing. Moretti disse davanti ai microfoni di Buongiorno Regione che erano possibili delle migliorie per contenere le vibrazioni, ma come mai non sono state fatte?).
Gentile Sig. Stefano Z,
i tempi burocratici ed l’infinito potere di questi personaggi sono noti a tutti.
Proprio per questo non dobbiamo farli “stare tranquilli” e lottare sempre accendendo i riflettori sulla questione con manifestazioni e trasmissioni televisive.
A proposito di trasmissioni televisive io ero presente durante il collegamento di Buon Giorno Regione e non mi sembra proprio che l’ing. Daniele Moretti abbia accennato a “migliorie per contenere le vibrazioni”.
Se così fosse stato sarebbe stato inutile tutto il lavoro svolto da RFI, Italferr, Maceg, Salcef Costruzioni Ferroviarie e vorrebbe dire dichiarare il falso.
Il tappetino antirumore c’è ed è il migliore al mondo.
Se il pubblico di Vigna Clara lo desidera vado a fare le foto del tappetino in galleria e le pubblico in modo che una volta per tutte finisca questa favola delle vibrazioni.
Le barriere antirumore sono state volute dalla popolazione nel 1990 e sono alte quattro metri e già schermate da alberi di alto fusto altrettanto alti.
Un’altra favola tipo quella del “Gesù è morto di freddo” è quella che ancora si sente serpeggiare nella città di Roma che vede la galleria Cassia Monte Mario costruita inizialmente troppo stretta.
La galleria poteva accogliere (come adesso ) due binari ma per i signori tifosi ne bastava uno.
Adesso ne è stato posato uno solo in galleria per accelerare l’apertura.
Comunque la galleria è stata tutta dico tutta demolita e ricostruita con una struttua tale da sostenere il quartiere di Vigna Clara in caso di terremoto.
A disposizione di ulteriori notizie
Stefano Testi
ma almeno il parcheggio in piazza diodati lo potrebbero riaprire?
@ Stefano Testi, Mi consenta altre due o tre considerazioni,
gli accordi mondiali sul Clima e l’economia globale obbligheranno prima o poi a privilegiare l’uso del treno,
l’uso del treno fa parte di uno stile di vita che dal punto di vista della qualità della vita è realmente superiore rispetto a chi, me per esempio, rimasto ancora attaccato all’uso dell’autovettura personale intesa come conquista di autonomia e libertà difende il mezzo privato e si carica di costi assurdi;
Sul piano tecnico abbiamo già detto.
Tutti si spera che la stazione entri in funzione così com’è, ci mancherebbe altro, così cambieremo le abitudini e non solo.
Il Tribunale Regionale che non è un’istituzione politica dovrà assumersi la Responsabilità di stabilire con gli strumenti che ha ( il potere in Italia è diviso in tre esecutivo, legislativo e giudiziario) dei cambiamenti nella società che come vede non apprezza e tenta di difendere le sue posizioni.
Come cittadino confido nella Giustizia, ma è meglio se la stazione comincia a funzionare.
D’accordo con Silvia. Non si vede quale senso possa avere la transennatura sine die del parcheggio (lato via Tuscia), se non quello di esasperare ancora di più i cittadini del quartiere che già sono privati della Ferrovia. Dunque lancio un appello al Presidente del XV Municipio affinchè prenda a cuore (almeno) questa causa, in attesa della riapertura della Stazione.