Home CRONACA Dehors Ponte Milvio, indagati per abuso d’ufficio tre funzionari del Comune

Dehors Ponte Milvio, indagati per abuso d’ufficio tre funzionari del Comune

movida bevande alcoliche
immagine di repertorio
Galvanica Bruni

Occupazione di suolo pubblico con dehors e tavoli all’aperto a Ponte Milvio nel mirino della Procura della Repubblica di Roma le cui indagini hanno preso in queste ore un indirizzo preciso.

Una notizia succinta era già trapelata pochi giorni fa quando un lancio dell’agenzia Askanews annunciava che una funzionaria del Comune di Roma, già impiegata nel XV Municipio, era stata oggetto di un decreto di perquisizione e sequestro di documenti, avvenuto sia nel suo ufficio che nell’abitazione,  eseguito dai carabinieri della Capitale.

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Stando a quanto dettato da Askanews, gli investigatori “stavano svolgendo accertamenti nell’ambito di una inchiesta sulla occupazione di suolo pubblico a Ponte Milvio che, secondo l’ipotesi del PM Alberto Galanti, sarebbe stata compiuta in violazione della legge e senza richiedere lo specifico parere della Soprintendenza“.

Dopo il lancio però più nulla, bocche cucite in Procura  e negli ambienti capitolini.

A rompere il silenzio è stato il quotidiano Il Messaggero che nell’edizione di domenica 21 maggio titola invece a tutta pagina: tre funzionari del Comune indagati per abuso d’ufficio.

Secondo l’articolo, gli indagati sono A.G., L.T. e M.F. all’epoca dei fatti in servizio presso il Municipio XV nella Direzione Tecnica e in quella Amministrativa. Ad essere indagati anche due imprenditori, i titolari di RB Company e del Panificio Nazzareno (che smentisce), per il quali l’accusa è di occupazione abusiva di suolo pubblico.

I fatti risalgono al 2014 e a scoprire le irregolarità sarebbero stati i carabinieri di Ponte Milvio che pare abbiano inviato diverse informative in Procura probabilmente anche a seguito di alcuni esposti.

E non è detto che fra questi non ci sia anche quello annunciato dalla Giunta del XV Municipio lo scorso 5 gennaio in occasione della seduta straordinaria a l termine della quale è stato approvato il piano di Massima Occupabilità.

L’inchiesta

Che la Procura della Repubblica avesse aperto un fascicolo sulle autorizzazioni all’occupazione di suolo pubblico a Ponte Milvio rilasciate dal XV Municipio era cosa già nota, così come era già noto che l’attenzione dei PM si stava concentrando sugli ultimi quattro anni ipotizzando il reato di abuso di ufficio nei riguardi di alcuni soggetti pubblici e di altri privati.

E infatti, negli ultimi giorni di gennaio la Polizia Giudiziaria aveva fatto visita agli uffici amministrativi del XV sequestrando i faldoni con le pratiche dai quali, come trapelato in quei giorni, sarebbe emersa una situazione di irregolarità diffusa dovuta al fatto che, stando agli investigatori, gli uffici municipali avrebbero concesso alcune autorizzazioni in presenza del diniego della Soprintendenza di Stato, competente in tal senso in quanto Ponte Milvio ricade nell’area definita “Città Storica” e quindi sotto “l’ala” di tale Ente.

Insomma, una situazione che secondo la Procura presentava aspetti poco chiari che potevano lasciar supporre comportamenti non corretti a favore di chi ha beneficiato di quelle occupazioni.

Le ultime notizie

Stando alle notizie odierne, in due mesi diversi del 2014 i due locali coinvolti avrebbero presentato in Municipio ognuno una richiesta di occupazione di suolo pubblico che però, di primo acchito, ricevono parere negativo dalla Soprintendenza.

Pochi giorno dopo – i due casi si svolgono in tempi diversi ma in modalità parallela – viene presentata una richiesta di occupazione “temporanea” e come tale viene invece autorizzata salvo poi, alla scadenza, essere rinnovata con la formula “fino all’adozione del Piano di Massima Occupabilità da parte del XV“.
Così facendo, secondo i PM l’occupazione da temporanea diventava quasi perenne.  Basti pensare infatti che il cosiddetto PMO è stato approvato il 5 gennaio 2017.

Non solo. Nel mirino dei PM anche i mancati pagamenti dei canoni di occupazione che ammonterebbero per i due locali a circa 110mila euro. Importo mai entrato nelle casse comunali e, stando alla Procura, mai accertato da uno dei tre funzionari nonostante fosse suo compito farlo.

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