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Riccardo Lopez, cantautore a Ponte Milvio

intervista
Lettere al direttore

Si chiama Riccardo Lopez, in arte Oxygen and Cloud, ed è un giovane artista di origini napoletane che ha assorbito il cuore creativo della sua città trasformandolo in musica. Il cantautore, che da qualche anno è tornato a vivere nella Capitale, per amore della sua Francesca dal centro storico si è trasferito nel quartiere di Ponte Milvio ma per molti anni ha vissuto e ha lavorato tra Canada, Inghilterra e Sud Africa, precisamente a Città del Capo, dove è stato anche direttore artistico di un gruppo etnico-musicale del luogo e così ha potuto conoscere, usare tematiche e strumenti musicali del tutto nuovi per un musicista europeo.

A Londra invece si è fatto conoscere ed apprezzare dal pubblico per le sue esibizioni in locali e club e un suo brano, “Let it out” , per quattro settimane ha occupato il primo posto della classifica nella AIRADIO.NET -The Best Indipendent Artist ” tanto da essere definito dalla critica come “uno dei più promettenti artisti emergenti”.

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Un talento naturale sia come cantante che come compositore.

L’esperienza all’estero è stata importante e formativa – ci dice Riccardo seduto a un caffè di Ponte Milvio – In Sud Africa, ad esempio, ho vissuto due anni molto intensi da tutti i punti di vista. E’ Paese con grandi contrasti, tanti problemi e tante difficoltà ma al tempo stesso c’è una grande voglia di risolverli questi problemi, c’è una “freschezza” anche di pensiero che purtroppo non ho trovato al mio rientro in Italia“.

Figlio d’arte, suo padre, il musicista e compositore Luigi, ha firmato tanti successi dei più grandi della musica leggera come Michele Zarrillo (“La notte dei pensieri” che nel 1987 ha vinto Sanremo Nuove Proposte ), Mia Martini (“La nevicata del ’56”), Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo, Fiorella Mannoia, Domenico Modugno,Riccardo Fogli….

Sono cresciuto con la musica – continua Riccardo – e con la musica si è maturata la mia formazione. Ho avuto la fortuna di avere due genitori che mi hanno insegnato ad amare la buona musica. All’inizio è stata solo curiosità, poi ho iniziato a suonare la batteria ma era uno strumento ingombrante e un po’ scomodo così ho preso in mano la chitarra. E da allora la musica è diventata una cosa seria…

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Quanto le radici partenopee hanno influenzato il tuo percorso? Essere napoletano, insomma, aiuta ad avere un approccio veloce con la musica?
“Sicuramente. La musica popolare è la musica della gente, è una musica che si condivide. A Napoli si respira creatività e la sua musica e le emozioni che sprigiona sono una fonte di ispirazione continua“.

Tu hai collaborato con artisti del calibro di Phil Nicholas e Greg Walsh, che ha prodotto anche per Tina Turner, i Chicago, Lucio Battisti, Ron, Lucio Dalla.. e, qui, in Italia con il produttore e musicista Fabio Massimo Colasanti (che ha lavorato tanto con Pino Daniele) e Primiano Di Biase che ha prodotto anche il tuo ultimo CD “The hands of time ep”, cinque brani pop folk tutti in lingua inglese.
E’ un lavoro che sentivo di dover portare a termine e mi sembra sia ben riuscito. Ho scelto cinque dei trenta brani che avevo nel repertorio, i più significativi, ognuno racconta una storia in cui tutti possono ritrovarsi. Mi viene naturale cantare in inglese perché è una lingua che sin da piccolo ho parlato in famiglia e poi la trovo estremamente musicale.

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A proposito, tempo fa la tua canzone “Paper Wings” è stata scelta da Save the Children come colonna sonora per una campagna pubblicitaria contro la mortalità infantile. Ci racconti come è nato questo progetto?
Devo dire che è stata la più grande soddisfazione della mia vita.Uno di quei momenti “alti” che mi hanno aiutato ad andare avanti, a non mollare mai per cercare di costruire nuovi progetti.
E’ nato tutto per caso. A Londra avevo conosciuto il Presidente di Save the Children, l’avv Claudio Tesauro, che mi aveva raccontato della nuova campagna pubblicitaria contro la mortalità infantile. Dopo una settimana gli ho inviato una mia canzone che pensavo fosse adatta per quella pubblicità ma lui mi ha risposto che cercava qualcosa di più “leggero”. Così mi è venuto in mente Paper Wings che avevo composto un po’ di tempo prima e avevo riposto in un cassetto.

Oggi il modo più rapido per farsi conoscere è Internet: grazie ai social il modo di comunicare è cambiato, si è esteso: basta un click per permettere a una persona che vive dall’altro capo del mondo di ascoltarti…
Certamente Internet ha rivoluzionato il mondo della comunicazione. E’ uno strumento fondamentale ma a mio giudizio a volte può essere penalizzante perché è veloce nell’approccio e lo è altrettanto nel dimenticarti.Mi spiego meglio :essere un cantautore significa stare a stretto contatto con le persone e Internet purtroppo non aiuta in quanto tutto si dissolve troppo velocemente. Le proposte sono tantissime e a tutti i livelli ma si perdono un po’ di vista le potenzialità di un artista…

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Voltiamo pagina: come ti trovi a vivere nella zona nord di Roma?
Bene. E’ un quartiere funzionale dove c’è tutto quello che serve. Io però, nonostante i miei 29 anni, vivo la zona da persona adulta.Non frequento cioè i locali alla moda fino a tarda notte, troppo caotici, non si riesce a fare un discorso, preferisco magari una birra con un amico o con la mia ragazza in un piccolo bar un pò defilato. Però Ponte Milvio mi piace, l’atmosfera della piazza soprattutto la domenica mattina che ha tutto un altro aspetto..sai cosa mi piacerebbe tanto fare?
Suonare con la mia chitarra sulla piazza di Ponte Milvio di fronte alla Torretta Valadier. Un sogno però difficile da realizzare perché qui c’è troppa burocrazia…La musica è libertà: quale posto migliore se non la strada?

Un sogno che Riccardo coltiva da tempo perché all’estero è stato anche un cantante di strada, in inglese “busker”. Le sue performance “on the street” di fronte al pubblico occasionale di strada lo hanno arricchito professionalmente e umanamente, come ci racconta prima di salutarci.
Suonare in un locale impone delle regole mentre in strada non ci sono filtri tra l’artista e il pubblico che si ferma e ti ascolta solo se gli piace la tua musica. L’emozione della strada è fortissima, non ci sono trucchi, tutto è naturale e reale. La musica, del resto, è un linguaggio comune che tutti possono comprendere ..Io e la chitarra e tutti quelli che vogliono ascoltarmi : relazionarsi così con il pubblico per me è come un caldo abbraccio ...”

Ilaria Galateria
foto di Sonia Ritondale

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