Anche quest’anno l’Ambasciata del Pakistan ha aperto le sue porte ai cittadini romani per il tradizionale Festival con il quale si saluta l’estate che volge al termine. L’evento si è tenuto sabato 19 settembre in una splendida mattinata di sole che ha permesso ai presenti di godersi i meravigliosi giardini della sede diplomatica ubicata a Vigna Clara.
E anche quest’anno un tripudio di suoni, luci e colori ha accolto gli astanti e animato l’incontro con una delle culture più antiche e interessanti del nostro pianeta, incontro avvenuto alla presenza dell’ambasciatrice Tehmina Janjua nelle vesti di padrona di casa e del capo della polizia Alessandro Pansa in qualità di ospite d’onore.
Ma l’attrazione principale erano, come sempre, i numerosissimi stand allestiti per l’occasione, stand gastronomici e non. Dove il non sta per quelli d’artigianato (il Pakistan vanta una tradizione di arti e mestieri risalente al 7000 a.C.), d’abbigliamento e di ornamenti tradizionali, tra cui le coloratissime “pashmine” che oramai sono entrate nel lessico comune anche delle donne occidentali.
Peraltro, innegabile anche il colpo d’occhio offerto dal coloratissimo abbigliamento indossato da molte presenti di origini pakistane. Solo a Roma, infatti, la comunità pakistana conta tra le cinque e le seimila unità di residenti, e in alcune realtà urbane del nord Italia il numero arriva anche a raddoppiare. Perché “integrazione” non è una bestemmia ma un concetto universale e ineluttabile con cui anche qui in Italia si dovrebbe iniziare a familiarizzare.
Ovviamente era bandito ogni tipo di alcolico, in ossequio ai precetti dell’Islam, ma l’allegria in questa giornata di festa è stata comunque contagiosa specie in chi si è lasciato andare a canti e balli al ritmo dei tamburi suonati da due addetti del personale.
Ma più che bere, al Festival del Pakistan viene voglia di mangiare. Impossibile non leccarsi i baffi di fronte alle leccornie esposte nei vari stand.
Ce n’è per tutti i gusti: carni, verdure, riso, dolci. Il tutto preparato in mille modi e speziato all’inverosimile. Ma in fondo è anche questo che rende la loro cucina unica e prelibata. Basta solo arrivarci preparati e prendere qualche accortezza per il dopo, tipo ricordarsi di parlare alle persone da distanza non troppo ravvicinata…
Ma non c’è Festival del Pakistan senza gli aquiloni, che sono un po’ il simbolo di questa giornata. In Pakistan le gare di aquiloni sono quasi lo sport nazionale ed ogni anno si tiene una festa chiamata “Basant” con la quale si saluta l’arrivo della primavera facendo librare nell’aria proprio queste variopinte creazioni artigianali che sono un po’ la proiezione del desiderio atavico dell’uomo di volare.
Ma nel giorno del Festival anche gli spazi al coperto dell’ambasciata sono aperti al pubblico.
Nel salone principale, infatti, è esposta ogni anno una rassegna di dipinti e opere di artisti pakistani. Tuttavia, starsene al chiuso in una giornata così è sempre un peccato, e quindi molti hanno preferito bypassare la mostra per dedicarsi alle pubbliche relazioni all’aria aperta. Perché di relazioni vive l’uomo. Anche diplomatiche.
Valerio Di Marco
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