Torna oggi “Un libro per l’estate”, la nostra rubrica estiva dedicata ai consigli letterari che vi terrà compagnia fino alla fine di agosto. In questo primo appuntamento del 2015 vi proponiamo due pietre miliari della narrativa fantascientifica: “Noi” di Evgenij Zamjátin e “Straniero in terra straniera” di Robert A. Heinlein. Buona estate e buona lettura.
Straniero in terra straniera, Robert A. Heinlein
(721 pagine, Fanucci Editore, 9,90 euro)
La citazione: “La gente ride perché soffre, perché è la sola cosa che può impedirle di soffrire“.
Utilizza la grammatica e la sintassi della fantascienza, dove tutto è possibile, fai un salto su Marte, allunga la mano verso l’universo e ritorna sulla Terra: ne capirai le storture e i meccanismi complicati, comprenderai la tortuosità e la violenza del potere, sarai consapevole dei pericoli insiti nella capacità di persuasione delle sette religiose.
Questo romanzo ambiziosissimo, strutturato e provocatorio, il cui titolo rimanda a una delle frasi più significative attribuite a Mosè, non solo presenta una critica sofisticata e corrosiva della società americana del dopoguerra (fu pubblicato nel 1961), ma si caratterizza anche per lo straordinario tentativo di ridurre le tante domande alle questioni essenziali: in cosa consistono l’amore, la fratellanza e la libertà? Di cosa stiamo parlando, quando parliamo di Dio? Come possiamo scoprire il nostro destino?
Heinlein, senza disdegnare l’ironia, ci regala un punto di vista unico e anticonformista: “stranger in a strange land” è, infatti, Valentine Michael Smith, umano ma nato sul pianeta rosso, cresciuto dai marziani e trasferito sulla Terra alla fine dell’adolescenza.
Attraverso gli occhi di Mike – non propriamente marziano e non del tutto umano – anche noi cercheremo di “grokkare” l’essenziale e le oltre settecento pagine del libro voleranno via nell’incanto della lettura.
Noi, Evgenij Zamjátin
(282 pagine, Voland/Sírin Classica, 10 euro)
La citazione: “Provo vergogna, dolore, orrore per loro. Ma poi chi sono ‘loro’? E io, io stesso, fra chi vado annoverato: fra ‘loro’ o fra ‘noi’; lo so, forse?“.
Nella Terra del futuro gli esseri umani sono mere unità, identificate attraverso un contrassegno alfa-numerico, e vivono in condomini di vetro secondo le regole e i tempi stabiliti dallo Stato Unico…
Distopico, visionario e filosofico, spesso poetico, a tratti satirico, questo splendido romanzo, pubblicato nel 1924, non solo può essere letto come libro di condanna di ogni totalitarismo (nello specifico, della Russia post-rivoluzionaria) e dei metodi di miglioramento della produzione industriale teorizzati da Taylor, ma a buon diritto va anche considerato come opera seminale del genere utopico (o anti-utopico) e futuristico.
Non c’è dubbio, infatti, che per la stesura di “1984” Orwell avesse bene in mente queste pagine e che Ray Bradbury – soprattutto in “Fahrenheit 451” – ne abbia assorbito il linguaggio e le immagini poetiche.
L’autore, che si serve abilmente dell’espediente letterario del diario e della suggestiva metafora di “Attraverso lo specchio” di Carroll, snocciola una storia potente e articolata, pennella pensieri, tormenti interiori e situazioni che sono magnificamente traslati in italiano grazie all’eccellente traduzione di Alessandro Niero.
Alla prossima volta e, se vi siete perse le recensioni dello scorso anno, potete sempre cliccare qui
Giovanni Berti
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