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Monte Antenne non merita tutto questo

Galvanica Bruni

monteantenne240.jpgA Monte Antenne sporcizia, degrado e abbandono sono di casa. Se un’area verde come questa fosse a New York ne avrebbero fatto “Central-Park 2”; noi, che siamo la Capitale più Verde d’Europa, ne abbiamo fatto invece “Malagrotta 3”. A parlarci del degrado è un anziano che con la sua coppia di cani incontriamo lungo uno dei viali sporchi.

“Vivo da tanti anni in zona e ho visto questo parco morire lentamente; sono stato tra quelli che hanno chiesto l’allontanamento del campeggio e oggi mi rendo conto che fu un terribile errore”.

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In passato, proprio sulla parte sommitale di Monte Antenne, nei pressi del Forte c’era un grande e ordinato campeggio (il Camping Roma) chiuso a partire dagli anni ’80 per fare posto ad un insediamento di nomadi. Solo nel ’90 i nomadi vennero allontanati ma oramai la frittata era fatta.

“Gli zingari presero tutto quello che c’era da prendere mentre distrussero quello che non poteva essere portato via; la piccola area pic-nic realizzata dal Comune sparì letteralmente nel nulla”.

A farci compagnia sono ora altre persone, anche queste con cani, e con eloquenti gesti, confermano.

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Chiediamo notizie del Forte che come tutti i forti militari di Roma dovrebbe essere proprietà del Demanio; in realtà Forte Antenne, realizzato tra il 1882 e il 1891 fu, in occasione delle Olimpiadi del 1960, ceduto al Comune ma mai utilizzato.

“Ci abita una famiglia” ci dice un signore barbuto: “pagano anche l’affitto ma di più non saprei dire”.

Monte Antenne è adiacente ad alcuni dei quartieri più belli e signorili di Roma e affaccia sulla grande ansa del Tevere dove, poco distante, sbarcò la sfortunata spedizione dei fratelli Cairoli.

Il parco, enorme e bellissimo, è in uno stato miserevole: bisogna dire, per una questione di correttezza, che il suo abbandono ha interessato senza alcuna eccezione tutte le amministrazioni comunali che si sono alternate da quel lontano 1980. E i risultati si vedono.

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A dare il colpo di grazia alla grande pineta furono le nevicate di questi ultimi anni: “Hanno tagliato e portato via solo gli alberi più grandi, quelli che potevano essere riutilizzati” così sentenzia l’anziano residente facendo un breve accenno alla questione di “mafia capitale”.

Alberi caduti e spezzati, arbusti cresciuti a dismisura, enormi pozze fangose, cumuli di sporcizia e rifiuti: questo il paesaggio che si offre a chi si azzarda ad entrare nel vecchio camping. L’asfalto dei viali non c’è più mentre sopravvivono pochi e malmessi “nasoni”. A contrastare questa situazione di totale abbandono, un paio di bidoni per i rifiuti: non possiamo credere che sia stato il Servizio Giardini a metterli.

Il grande Forte è sommerso dalle erbacce e si intravedono solo alcune malandante strutture mentre il fossato, nei pressi del ponte levatoio, è una vera e propria discarica: non ci sorprende trattandosi di una struttura sottoposta a vincolo dei Beni Culturali.

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Il Forte potrebbe essere utilizzato come struttura ricettiva (un ostello per i giovani?) mentre il parco lo si potrebbe destinare nuovamente a campeggio. Un camping dentro Roma sarebbe un bel business.

I vecchi canari però non la pensano così: avendo maturato una lunga esperienza su come il Comune di Roma gestisce le aree verdi preferiscono tenerselo così: “E’ vero, fa schifo, ma almeno i nostri cani possono correre liberi”. D’altra parte è noto che la libertà ha un prezzo.

Francesco Gargaglia

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