Di solito si ottiene qualcosa manifestando, stavolta è successo il contrario. Proprio così, la questura, evidentemente preoccupata dal presidio di Casapound che giovedì 29 gennaio doveva tenersi davanti al palazzone abbandonato ma occupato in via Cassia 1134, ha promesso prima del sit-in di risolvere la questione in tempi stretti a condizione che il presidio fosse annullato.
E così la manifestazione, con la quale alcuni residenti e gli attivisti di CPI erano pronto a battersi per lo sgombero dell’ormai noto comprensorio occupato di via Cassia ribattezato “la casa degli orrori” (vuoi vederne gli interni? clicca qui), non si è tenuta; gli occupanti che hanno reso l’ex residenza per i ferrovieri una struttura degradata e fatiscente, gli stessi di cui gli abitanti della zona si augurano l’allontanamento, sono rimasti lì. Ma ancora per poco.
Niente manifestazione ma pare che la soluzione sia vicina. Andrea Antonini, vicepresidente CPI Italia, ha però tenuto a precisare: “Ci voleva CasaPound per far arrivare le forze dell’ordine all’insediamento abusivo di via Cassia 1134, da tempo diventato rifugio di nomadi e sbandati di ogni genere nella completa inerzia del Municipio XV. Un insediamento che non aveva mai visto un tale schieramento di polizia, evidentemente sul posto più per la preoccupazione di una manifestazione di CasaPound Italia che non per allontanare gli occupanti dello stabile.”
“Un risultato però lo abbiamo ottenuto – sostiene Antonini – le forze dell’ordine sono infatti entrate nello stabile e hanno preso contezza del numero degli occupanti. Ci è stato detto che situazione verrà risolta a stretto giro e che l’immobile verrà presto messo in sicurezza. Un impegno sul quale assicuriamo fin d’ora che vigileremo, pronti a tornare in piazza anche senza autorizzazione per evitare un’occupazione di massa del nostro quartiere, che, ribadiamo, non potrebbe essere tollerata”.
In effetti la situazione in via Cassia era da stato di assedio, con le forze di polizia dispiegate praticamente per un nulla di fatto. Questo a testimoniare quanta preoccupazione ci fosse per il presidio nonostante l’accordo raggiunto in extremis. E invece è filato tutto liscio, c’erano solo una ventina di persone tra militanti CPI e residenti.
Preoccupati per la situazione lo sono stati molto di più gli occupanti di via Cassia 1134. Infatti, probabilmente al corrente della manifestazione, già nelle prime ore del pomeriggio si erano rifugiati in un vecchio casale ubicato nell’adiacente via Barbarano. In ogni caso anche lì nessuna tensione. Adesso si aspetta solo di conoscere le prossime mosse della Questura.
Francesco Cianfarani
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