Scollategli di dosso l’etichetta di novello Paolo Di Canio, emblema laziale nato e cresciuto a Roma, zona Quarticciolo, quartiere geograficamente allocato in area diametralmente opposta a Ottavia e Tomba di Nerone (per la cronaca, l’Ottavia è stata la sua prima squadra), laddove è cresciuto e pasciuto il “nostro”.
Che risponde al nome Danilo Cataldi, ventenne di belle speranze nato e cresciuto sulla Cassia, a Tomba di Nerone, già presente in tutte le selezioni nazionali giovanili, under 18, 19, 20, nazionale B e under 21.
Personaggio certo che no, ma Cataldi sembra per lo meno la risposta biancoceleste al “bello de nonna” Alessandro Florenzi, che per certi versi – senza campanilismi beceri ma solo per simpatie, freschezza e gioventù – potrebbe essere il suo “gemello diverso”.
Bimbetto che era dodicenne, Daniletto sbarcò a Formello, subito tesserato dal club gestito da Claudio Lotito. Ma doveva crescere, di testa e di fisico, serviva fargli fare le ossa. Così, dopo aver vinto un campionato Primavera con il sodalizio di Formello, fu spedito a Crotone, profondo sud, profonda serie cadetta.
E, a dirla tutta, se non ci fosse stato qualche osservatore avveduto fra i lotitiani, il “pischello” sarebbe pure finito nella Premier league, dove i due Manchester avrebbero approntato un’asta per farlo giocare da quelle parti.
Tatuaggioni sulle braccia stile calciatore a parte, potrebbe tranquillamente sembrare il ragazzo della porta accanto, capello corto e sorriso smagliante; con l’aggiunta che il ragazzo – un “cristone” alto un metro e ottanta – piace anche sull’altra sponda del Tevere, così come ha confessato il padre: “Quando vado in giro per Roma nord mi fermano anche i romanisti e mi dicono… ahò… guarda te se per colpa de Danilo me tocca vedè la Lazio”.
All’esordio non c’era però il papà, la sveglia per lui – un omone che fa l’autista e rifornisce bar e ristoranti -suona troppo presto. In compenso la sorella Debora, che lavora a Milano, ha fatto armi e bagagli ed è andata a vederlo nell’altro Olimpico, quando la Lazio è sbarcata a Torino.
Paragoni? Dunque, scrivevamo… non con Paolo Di Canio, men che mai coi laziali del football in bianco e nero… lui, Danilo, nome blasonato che fa pensare al conte de “La vedova allegra”, vorrebbe un domani essere accostato ad Alessandro Nesta.
Ruolo diverso, beninteso, ma simbolo e soprattutto persona discreta del melodrammatico club che pochi giorni fa ha festeggiato i suoi primi 115 anni di vita. Cataldi invece soffierà sulle candeline della torta col numero 21 il 6 agosto.
Noi avremo un nuovo Capo dello Stato, lui sarà in ritiro col club. Noi a morderci i gomiti perché Giancarlo Magalli non sarà stato eletto presidente post Napolitano. Lui a prepararsi per la stagione della conferma.
Massimiliano Morelli
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Avvisate quelli della RAI che si chiama Danilo, e non Valerio come ripetuto per tuta gara contro il Milan in Coppa Italia.