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Papa Bergoglio sarebbe fiero delle parrocchie di Roma Nord

Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

prezzario240.jpgIl discepolo non è da più del suo maestro. Tantissimi fedeli ricorderanno certamente la parabola di “Gesù al Tempio”: come raccontano i Vangeli, in quell’occasione Cristo condannò apertamente tutti coloro che traevano profitto dalla religione, si scagliò contro i venditori del tempio rovesciando i tavoli ed accusandoli di derubare i credenti.

La mia casa sarà chiamata casa di preghiera ma voi ne fate una spelonca di ladri“, recitano appunto i Vangeli. Sono state proprio queste le parole pronunciate da Papa Bergoglio lo scorso novembre durante l’omelia a Santa Marta, ponendo l’attenzione sui “prezzari” dei sacramenti.

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Monito di non poco conto, sopratutto in questo momento dove sembra davvero comandare il dio denaro. I parroci di Roma Nord sostengono che la situazione di cui parla il Papa sia un caso eccezionale e che in nessuna chiesa del XV Municipio venga esposto un “prezzario” per le cerimonie.

Viaggio nelle parrocchie di Roma Nord

Ci siamo allora recati in alcune parrocchie del nostro territorio per capire come le parole del Papa fossero state accolte.

Don Gustavo, parroco di San Melchiade a Labaro, ci accoglie alla fine della Messa e risponde a tutte le nostre domande.
“Non abbiamo prezzari, nessuno deve pagare per ricevere un sacramento. Ognuno dà un’offerta, a sua discrezione. La Chiesa vive delle offerte dei fedeli, della generosità di chi la frequenta”.

Eppure siamo a conoscenza del fatto che ci siano alcune chiese dove, ad esempio per sposarsi, bisogna pagare.
“Sì – continua don Gustavo – si tratta di chiese non parrocchiali, come ad esempio Sant’Alessio o Santa Sabina sull’Aventino. Sono ” strutture” che vivono solo delle entrate delle celebrazioni; non hanno dietro una realtà parrocchiale che le sostenga. Il ricavato viene poi diviso, una parte serve alla manutenzione della chiesa e l’altra viene data alla Diocesi che distribuisce il denaro tra le chiese parrocchiali più bisognose”.

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Sono le chiese più blasonate forse che ancora non rispondono al monito del Papa.

Come ci racconta infatti una residente di Labaro, “io non mi sono sposata nel quartiere, ma nella Basilica di Santo Spirito in Sassia, al centro storico. Pur avendo fatto il corso prematrimoniale nella parrocchia di San Melchiade (a cui ho lasciato un’offerta libera), per la funzione mi sono state chieste 270 euro che andavano alla Diocesi; oltre a quelle il parroco di Santo Spirito ha chiesto un’offerta libera dicendoci che di solito le coppie lasciano 50 euro. In tutto questo, il giorno delle nozze non abbiamo trovato nemmeno il microfono per la funzione”, racconta l’intervistata.

Noi però non abbiamo trovato nessun prezzario; fuori dalle chiese non c’è altro che inviti alle catechesi, orari delle Messe, eventi culturali, o richiesta di cibo e vestiario per i più poveri.

Ci commuove Padre Zirbi, parroco dei Santi Urbano e Lorenzo a Prima Porta. Giovane sacerdote, polacco, la povertà l’ha vista da vicino nel suo paese di origine.
“Noi sacerdoti dobbiamo vivere la povertà, e di certo nessun parrocchiano deve pagare per ricevere sacramenti. E’ vero, forse qualche sacerdote ha dato scandalo, ha attaccato prezzari. Ma se così fosse, quei sacerdoti vanno condannati.”

“C’è da dire che molto tempo fa, si viveva dell’idea che bastasse pagare una Messa, per garantirsi la vita eterna. Come se una Messa, seppur con tutto il valore che ha, potesse essere la chiave del Paradiso. Ma se non hai un cuore pulito, se non hai le intenzioni buone – sostiene Padre Zirbi – , non potrai certo ingannare Dio”comperando” una Messa. Anche se il Papa si riferiva a dei casi concreti è Padre di tutti, ha voluto mettere in guardia tutta la Chiesa per evitare che si possa incorrere in altri errori”.

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Siamo stati anche a Santa Chiara a piazza Giuochi Delfici, dove abbiamo incontrato don Giuseppe, parroco da dieci anni.
“La nostra parrocchia vive delle offerte; per i matrimoni o per i funerali, le persone danno delle offerte libere, nessuno mai dice loro quanto o come devono pagare. Capita che qualcuno se ne dimentichi, come al funerale di un proprio caro. La mia parrocchia raccoglie gente di diversi strati sociali. C’è gente benestante e gente povera. E chi non ha i soldi per mangiare, di certo non può dare neanche una piccola offerta”.

La stessa situazione la troviamo anche a San Filippo Apostolo in via di Grottarossa e a Sant’Andrea Apostolo in via Cassia; qui abbiamo incontrato un sagrestano che ci fa notare che “la gente viene in chiesa a chiedere aiuto, cibo, vestiti e soldi. Come potremmo aiutarli se a sua volta la parrocchia non fosse aiutata dalla comunità?”.

In sostanza, sarebbero le famiglie richiedenti a ringraziare la parrocchia con un’offerta libera, quindi nessun obbligo da parte loro ma un gesto puramente spontaneo. Tuttavia, questo discorso sembra riguardare soltanto le chiese parrocchiali.

Papa Francesco sia fiero, qui non si paga

La redenzione di Gesù è sempre stata gratuita. Per questo motivo, Papa Bergoglio si appella ai fedeli e chiede a loro e ai laici il coraggio di denunciare “in faccia al parroco” il traffico di soldi in parrocchia.

Ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente“, ha continuato Bergoglio durante l’omelia a Santa Marta. Per il Papa l’immagine di una Chiesa affarista rappresenta un vero e proprio “peccato di scandalo”, una corruzione interna che la Casa di Dio deve nuovamente affrontare. “Dio non ce la fa a perdonare questo. Dio non ha niente a che vedere con i soldi“, ha concluso.

Forse allora, Papa Francesco sarebbe almeno fiero delle parrocchie di Roma Nord.

Valentina Ciaccio e Barbara Polidori

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9 COMMENTI

  1. Vorrei anche informare che la chiesa del Gesù, in pieno centro, dà la possibilità di iscrivere alla Messa perpetua i nostri defunti. Bene neanche qui mi è stato chiesto nulla.

  2. Immagino che con l’8 per mille, il 5 per mille e tutto il resto, credenti e non, soprattutto, hanno già contribuito a tutte le messe per l’eternità.

  3. Dire che le nostre parrocchie espongono i prezzari, è una stupidaggine. Anche il matrimonio, ricordiamoci bene: il Matrimonio è gratis, le feste aggiuntive, gli addobbi, la musica, queste cose non sono il sacramento, sono lussi, e chi li vuole li paghi.
    Invece il vero scandalo lo dà la chiesa cattolica tedesca, quella dei cardinali Kasper e Marx che chiacchierano tanto di misericordia, che percepisce dalle tasche dei fedeli una tassa “obbligatoria” riscossa dallo Stato, e se qualche fedele si rifiuta di pagarla, viene considerato apostata e scomunicato. Se poi qualcuno vive in modo opposto alla morale cristiana, ma paga la tassa, per lui niente scomunica.

  4. Io ho sposato a Santa Sabina sull’ Aventino, e il Padre Domenicano che ha accolto me e la mia fidanzata, ora moglie, ci chiese 50 mila lire. E non come obolo, ma per prenotare la data del Matrimonio. Però ci sta, visto che ci erano prenotazioni per più di 1 anno.
    Se no ti sposi alla parrocchia tua.

  5. mi sono sposata neòll 1981 nella chiesa dell’Assisium…mi avevamo chiesto in lire 200.000 poi il giorno del matrimonio il fotografo si è accorto che la chiesa era buia e necessitava accendere le luci, beh, le suore hanno preteso altre 80.000 altrimenti non potevamo fare foto, una vergogna davvero.. una vergogna che non dimenticherò mai!!!

  6. cara Letizia, come ho detto prima, il matrimonio è gratis, la bolletta della luce si paga, che c’è di strano ? La luce serviva al fotografo ? Ma il fotografo non serve per sposarsi, serve per mettersi in mostra, e il mettersi in mostra si paga, che c’è di strano ?

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