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Mafia Capitale, parlano gli esercenti di Ponte Milvio

Fabrizio Azzali

piazza.jpgQui, nella zona di Ponte Milvio, salita agli onori (si fa per dire) delle cronache per la vicenda “Mafia Capitale” quale centro di gravità di un sistema affaristico-criminale che da anni spadroneggiava a Roma Nord, siamo andati a parlare con alcuni esercenti. Quanto ne sapevano di ciò che accadeva?

Abbiamo voluto capire se davvero questo lembo di territorio è diventato, come potrebbe sembrare, terra di spartizione per le bande criminali o se c’è ancora una parte sana che non ci sta e vuole dire la sua. E per farlo abbiamo parlato con alcuni esercenti della zona, quelli che meglio di chiunque altro conoscono gli umori del quartiere.

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E loro ci tengono a far sapere che no, Ponte Milvio non è la culla del malaffare ma ci vive e ci lavora gente onesta che con gli scandali non ha niente a che fare e che quello che ha se l’è sudato con la fronte.

Un giorno come un altro

Una mattina di un giorno qualunque, dicevamo. Come ogni giorno, gente che va gente che viene, traffico a rilento e automobili in terza fila. Ponte Milvio, però, non è solo un quartiere ma un vero e proprio microsistema economico sul quale lo scandalo sembra essere scivolato via come l’acqua.

Perché qui si lavora, non si perde tempo dietro al chiacchiericcio. Di notte come di giorno. La sera leoni, la mattina…ancora più leoni.

Perchè se Ponte Milvio è famoso per la sua vita notturna, i locali, la movida, ecc., non meno frenetica è la vita di giorno, coi bar, i ristoranti, il chiosco di giornali, le pasticcerie, il mercato. Insomma, Ponte Milvio non dorme mai, e ad ogni ora troverai sempre un posto dove entrare.

Parlano gli esercenti

Uno dei più noti è il ristorante Voy, in Via Flaminia. Il locale è molto curato, graziosi gli arredamenti. L’attività è febbrile, alle dieci e mezza già fervono i preparativi per il pranzo e trovare cinque minuti da dedicare ad un pedante cronista è un’impresa, ma lo capiamo.

Uno dei gestori accetta comunque di sedersi e fare due chiacchiere. E’ un ragazzo sulla trentina molto simpatico e cordiale, la faccia candida è di quelle a cui daresti fiducia sulla parola.

“In verità noi siamo nuovi della zona – ci racconta – gestiamo questo locale da luglio, siamo due famiglie. Non abbiamo mai sentito nulla riguardo la storia che è uscita sui giornali, non è che qui se ne parli gran che. Per quanto ci riguarda se qualcuno viene a mangiare qui non possiamo certo cacciarlo, ammesso che sappiamo chi sia. Finchè mangia, paga e se ne va, per noi tutto regolare. Non possiamo fare il processo alle intenzioni. Chi è indagato avrà un processo, chi è condannato non è colpa nostra se non sta in carcere.”

“Se qui ci sono dei locali gestiti dalla mafia io non lo so – ci spiega il titolare di un altro locale in Via Flaminia – di sicuro non vanno in giro con la scritta in faccia che sono mafiosi. Io so solo che Roma Nord, da Tangentopoli in poi, viene quasi sempre associata a vicende losche, ma più a livello mediatico che altro. Per quello che riguarda me e la mia famiglia – conclude – posso solo dire che abbiamo sempre vissuto onestamente sgobbando come somari.”

Altra tappa è lo storico bar-libreria “Pallotta”, in Piazzale Ponte Milvio. A parlare è Daniele, uno dei gestori.

“Onestamente, di tutta questa vicenda non abbiamo mai avuto un forte sentore – ci spiega – mai venuto nessuno a chiederci nulla o a farci proposte strane. Qui intorno se ne parla, certo, in piazza o nei bar, ma non è che questa storia abbia cambiato in meglio o in peggio le nostre vite. Io mi alzo la mattina che i miei figli ancora dormono e torno a casa la sera che sono già a letto. Certo, vivendo e lavorando qua tutto il giorno, quando accade qualcosa di strano me ne accorgo”.

A cosa si riferisce? “Ad esempio al fatto che ci sono attività che aprono e chiudono nello spazio di poco tempo, anche due-tre settimane in alcuni casi.. Ora non so se la cosa abbia attinenza con affari poco trasparenti, però è strana.”

Ma c’è anche chi preferisce farsi i fatti suoi: “Sono nel commercio da tanti anni – ci rispondono laconicamente al Caffè Ponte Milvio, all’angolo tra il Piazzale e Viale Tor di Quinto – e come si dice dalle mie parti, io mi ispiro all’undicesimo comandamento”. Chissà se anche Benigni lo conosce.

Ma precetti biblici o meno, l’impressione generale è che qui a Ponte Milvio arbeit macht frei, il lavoro rende liberi. Quello onesto però. Perchè, come diceva Jovanotti, tra il male e il bene…è più forte il bene.

Valerio Di Marco

© riproduzione riservata – proprietà EdiWebRoma

 

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5 COMMENTI

  1. Ho gestito un negozio di telefonia a Ponte Milvio è come affermano i miei ex vicini di bottega non ho mai avuto nessun tipo di problema e nessuno si è mai presentato per farmi proposte strane.

  2. Ma da quello che ho capito il problema non sono i direttori dei locali, ma coloro che li posseggono.

    Infine pare che l’intera rete di parcheggiatori abusivi e ladri dovrebbero essere in mano alla mafia.

    Il pizzo non lo chiedono perché è rischioso (denunce), ma già che un’attività chiuda velocemente potrebbe essere perché scomoda a qualcuno.

  3. Io vorrei tanto sapere se c’è qualche mela marcia anche nella municipale.

    Non è possibile che non si veda mai nessuno, nemmeno se uno segnala, e che quelle rare volte che si vedono in giro (mai all’ora di pranzo quando le macchine parcheggiano in terza fila pure sopra le nonnette) rispondono male quando gli fai gentilmente notare che (ad esempio) c’è il venditore ambulante che s’è preso tutto il marciapiede…

    Boh, mi pare strano.

  4. Sicuri che non avete sbagliato ed avete invece intervistato gli esercenti commerciali a Boccadifalco o Brancaccio Ciaculli ?
    Menghia , che gente fetusa , così finisce tutto a camurria !

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