Quando nasce un nuovo giornale è sempre una buona notizia. Più informazione, più offerta per i lettori, meno omologazione fra le testate. Quando a farlo nascere su carta è un consolidato team che da anni già fa informazione sulla rete, e la fa bene, la notizia è ancora più interessante e merita sottolineatura perché è una grande sfida.
LungoTevere.net, quotidiano on-line, si fa dunque in due e da ottobre esce anche su base mensile con una rivista gratuita di tutto rispetto sia dal punto di vista grafico che di contenuti. Bella la veste, buoni gli articoli con una pagina dedicata ad ogni Municipio (I, II, XIV e XV) che si affaccia sul Tevere nell’area Nord di Roma.
Ne registriamo con piacere la nascita.
A dirigerlo è Sara Mechelli, giovane e grintosa giornalista che si è fatta le ossa negli ultimi anni con la cronaca e l’attualità di Roma Nord, dove è nata e vive. Superato brillantemente e già da tempo il traguardo dell’iscrizione all’Ordine professionale, eccola dunque al timone di Lungotevere assistita da Filippo Ferrari Bellisario, che ha fondato il giornale online 7 anni fa.
Da street-journalist a direttore responsabile. Da uno a dieci Sara, quanto sei emozionata?
L’emozione per questa nuova esperienza va ben oltre il 10. Oltre alla grande soddisfazione personale, sono onorata di poter ricoprire un ruolo di rilievo nel giornale in cui ho cominciato questo percorso che più che professionale definirei ‘di vita’. E’ una bella responsabilità ma il supporto indispensabile di tutti i ragazzi della Redazione, il grande entusiasmo e il lavoro intenso e quotidiano del gruppo rendono tutto molto più facile.
Ad ogni modo continuerò sempre ad essere la solita street-journalist, non ho mai amato il ‘giornalismo da pc fisso’: per poter scrivere bisogna essere presenti, vigili, informati e avere il più possibile esperienza diretta di quanto si riporta ai lettori.
Come nasce l’idea di andare su carta, non è una scelta controtendenza? chiediamo provocatoriamente a Filippo, deus ex machina di Lungotevere.net
Essere in controtendenza è un problema? Il problema è se la tendenza generale sia nel giusto. Mi pento di non averlo fatto prima, semmai. La carta è morta? Lo sarà tra due generazioni, quando anche gli anziani del 2050 saranno cresciuti e vissuti in un mondo interamente tecnologico. Roma è invasa da manifesti, volantini, adesivi. Tutti vogliono comunicare, e lo fanno prevalentemente su supporti fisici.
Che impronta vuoi dare alla rivista, giornale di denuncia o magazine da sfogliare in relax? Qual è il target di lettori al quale vi rivolgete?
Mi ricollego a quanto ti dicevo. Vorrei che Lungotevere rappresentasse per molti la possibilità di comunicare nel proprio quartiere, senza magari dover ricorrere a un manifesto, a un volantino. Ma comunque utilizzando un supporto fisico.
Credo che un giornale di quartiere, come Lungotevere è, abbia senso solo se funge da vetrina per le realtà sociali, culturali e politiche che operano sul territorio. Lungotevere vuole essere una cornice, uno strumento al servizio della comunità. Il miglior successo sarebbe convincere i cittadini delle zone che copriamo a collaborare attivamente col giornale. I nostri quartieri sono pieni di periferie esistenziali. Vorrei che Lungotevere aiutasse i lettori a sentirsi meno soli, a condividere esperienze, problemi, rimedi.
Non credo serva oggi un giornale di denuncia. Che Roma “fa schifo” lo vediamo tutti. C’è ancora bisogno di denunce?? Piuttosto serve riflettere, confrontarsi, trovare finalmente delle soluzioni. Per questo nel primo numero abbiamo voluto dare risalto al restauro della Barcaccia e allo sgombero di Piazza Navona. Parliamo dei tentativi di cambiare in meglio la città.
Sara, sui free-press romani aleggia una cappa di uniformità che non li fa distinguere molto l’uno dall’altro: pochi articoli e tanta pubblicità. Che spazio vuoi ritagliare a Lungotevere e come pensi di farlo emergere?
Purtroppo negli ultimi anni abbiamo assistito ad una sorta di decadenza del giornalismo: “notizie” modellate su comunicati stampa, su polemiche politiche sterili e assai poco interessanti per i cittadini e addirittura articoli costruiti sui 140 caratteri dei Tweet.
Credo che per distinguersi bisognerà puntare su temi interessanti e di attualità per i quali trovare chiavi di lettura non banali e che possano invece affascinare chi legge.
L’immediatezza – che però non deve essere mai confusa con la superficialità – va bene per l’online ma un mensile dovrà dare per forza qualcosa in più, altrimenti non ha motivo di esistere.
Filippo, distribuire Lungotevere in quattro municipi è impresa improba. Che tiratura fate, come lo distribuite e dove lo si può trovare?
Ci siamo dati un obiettivo: non fare una rivista che sia solo un ammasso di pubblicità. Non vedrete mai Lungotevere con più di 1/3 di pagine pubblicitarie. Promesso. Ma questo ovviamente limita le nostre possibilità di spesa. Ogni mese valuteremo quante copie stampare, restando però sempre sopra le 10.000.
Lo distribuiamo nei bar, nelle palestre, nei centri estetici, lo inviamo a comitati di quartiere e associazioni locali. Insomma un po’ dovunque. Se lo vuoi a casa te lo portiamo noi. Lo distribuiamo tutti insieme, e con l’aiuto di ragazzi che non scrivono ma che credono nel nostro progetto e lo sostengono con questo grande aiuto.
Sara, forte della tua esperienza e dei traguardi raggiunti, a tutti quei giovani che si avvicinano alla vostra e anche alla nostra redazione affascinati da questo mestiere e con tanta voglia di intraprenderlo, vuoi dare un consiglio?
Può risultare banale dirlo ma non parlerei tanto di traguardi raggiunti quanto di nuovi punti di partenza: questo è un mestiere in cui non si finisce mai di imparare e fare esperienza.
Il primo consiglio è quello di non arrendersi alle prime porte in faccia che inevitabilmente arriveranno: se penso che la mia prima richiesta di collaborazione con Lungotevere.net – era il 2008 – venne rifiutata, oggi mi viene da sorridere.
Questo è il lavoro più bello del mondo e svegliarsi la mattina sentendosi fortunati perché si fa ciò che si è sempre desiderato di fare è un privilegio per pochi. Tuttavia è un mestiere che spesso ti porta a fare rinunce, richiede tanto tempo, impegno, dispendio di energie e molte volte anche di pazienza.
L’importante è non gettare la spugna, lavorare per farsi conoscere e apprezzare mantenendo sempre una certa equidistanza e attenendosi alla verità sostanziale dei fatti, non solo perché ce lo impone la deontologia.
Auguri a Sara Mechelli e a Filippo Ferrari Bellisario, “genitori” del neonato Lungotevere: che la sua strada sia superaffollata di lettori come lo è il lungotevere di auto nelle ore di punta.
Claudio Cafasso
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