Ogni anno nel mese di Agosto si ripete il solito scempio: a nord-est di Roma, dove scorrono due limpidi fiumi, il Simbrivio e l’Aniene, in occasione delle giornate festive di ferragosto, centinaia di persone con armi e bagagli si riversano sulle sponde di questi corsi d’acqua per campeggiare.
Tende e tendoni vengono montate sui prativi dove ovviamente vige il divieto di campeggio e di accensione di fuochi; insieme alle tende arrivano anche serbatoi per l’acqua, frigoriferi, motoseghe e generatori.
La notte, il silenzio delle valli è rotto dal ronzio dei motori a scoppio e dalle note di radio e stereo a tutto volume. Con buona pace delle “norme di comportamento” scritte per contrastare l’inquinamento luminoso e sonoro.
Dove centinaia di persone facciano i loro bisogni è un mistero dal momento che gli accampamenti sono privi di adeguati servizi igienici; cespugli e boschetti, a fine Agosto però, saranno più simili a delle latrine.
Qualcuno certo sentirà il bisogno di giustificare questi campeggiatori del ferragosto: in Italia c’è la crisi e perciò ben venga il “campeggio a costo zero”. E poi, al di là di generatori e motoseghe, in fin dei conti questa gente si attenda sulle rive di fiumi e torrenti perché ama la natura e l’amenità dei luoghi.
Su questa seconda ipotesi abbiamo qualche dubbio.
Se è vero che la natura, quando è selvaggia e incontaminata, esercita un fascino irresistibile sugli uomini è altrettanto vero che nessun “ambientalista” si sognerebbe di godere di boschi e montagne armato di stereo e motosega.
I fiumi hanno equilibri molto delicati peraltro quasi sempre minacciati dalle opere idrauliche e dalla captazione delle acque; se a questi inevitabili interventi aggiungiamo anche torme di campeggiatori che lavano le stoviglie e usano le loro acque per docce e bidet allora logicamente tutto va in malora.
Reinhold Messner, parlando della piacevolezza del camminare in montagna, ha detto: “La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nei prati, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.”
C’è da chiedersi se questa gente che si presenta sulle rive dei fiumi con autocarri carichi di tende e masserizie perchè non vuole rinunciare alle comodità della vita in città, senta davvero con tutti i sensi la “natura”?
Alla fine della stagione estiva quando quei prativi si saranno trasformati in piccole o grandi discariche (perché questo accade ogni anno) e anche gli ultimi clamori si saranno spenti, sono la “natura” e il fiume a fare i conti con quello che i “campeggiatori del ferragosto” hanno lasciato.
Si tratta in ogni caso di un conto assai salato.
Francesco Gargaglia
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Come sulle strade per l’ormai passiva e continua accettazione della guida pericolosa da parte di troppi si dovrebbe intervenire a suon di multe anche in questo caso e non solo a “parole”.
La certezza del riscontro della cronaca Estiva è nella nostra Analfabetizzazione Ambientale ,una sorta del faidate nell’affrontare la calura Estiva fuori dal fresco artificiale dei Centri Commerciali