Il giardino “Caduti sul Fronte Russo” alle dodici è deserto; troppo caldo per bambini ed anziani. I prati ingialliti e i vialetti sporchi sono ingentiliti però dalle panchine verniciate di rosso e di giallo dai volontari di Retake e dalla piccola libreria “libera”. Tra gli alberi che offrono un po’ di ombra c’è però uno striscione con su scritto “Liberiamo i marò”.
A metterlo sono stati reduci e ex militari che a fine giugno, nel corso di una sobria cerimonia, hanno voluto ricordare la figura della Medaglia d’Oro Generale Luigi Riverberi.
Su quello striscione ci sono le foto di Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone e due nastri gialli. Nel mondo anglosassone, quando un soldato è in missione, un nastro di colore giallo viene messo dai familiari sulla porta dell’abitazione e vi rimane fin quando il militare non rientra nel suo paese.
Le immagini dei due marò, poco distanti dal mausoleo di Vibio Mariano, sono un invito a tutti i residenti e a coloro che transitano sulla Via Cassia a “non dimenticare” la vicenda dei sottufficiali della Marina Militare da oltre due anni prigionieri in India.
Questa brutta storia è fin troppo nota per tornare a tracciarla ma la presenza di quello striscione come un costante monito, lì a Tomba di Nerone e non solo, costringe un po’ tutti a qualche amara riflessione.
Fabrizio Azzali
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I Marò Italiani e la storia infinita di “chiacchiere” inutili.
Risulta evidente, purtroppo, che lo stato italiano non ha le palle per difendere i propri cittadini.
Visto il tempo trascorso, portiamoli a casa con una azione dei nostri servizi segreti, alla barba dei tribunali indiani che decidono nulla.
Ometto il commento sul comportamento dell’europa in questa situazione.
Troppe parole e niente fatti.
Gianmarco Circi