Se termini come “Bristol-sound” o “trip-hop” sono entrati nel linguaggio comune lo si deve in gran parte, se non totalmente, ai Massive Attack, che all’alba degli anni novanta inaugurarono un nuovo genere mescolando ingredienti apparentemente agli antipodi. Massive Attack che saranno di scena martedì 8 luglio (ore 21) alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica in uno dei concerti più attesi dell’estate romana.
Mescolanza, meltin’ pot, dicevamo. Perché è vero che nel rock nulla si crea e nulla si distrugge, ma è anche vero che una simile profusione di fantasia è giusto che venga premiata dalla storia.
Come Elvis Presley negli anni cinquanta inventò il rock attingendo a quanto già esisteva – blues e country, la musica nera e quella bianca per eccellenza – i Massive Attack nei novanta hanno avuto l’ardimento di mischiare dub, hip-hop, dance, elettronica e house inglese in una miscela che ha fatto scuola.
Neri e bianchi ancora assieme in un unicum che abbatteva le divisioni tra i generi. Ma soprattutto, i neri che riscoprivano le loro radici grazie all’elettronica dei bianchi. Da brividi.
Ma l’ardimento nulla sarebbe senza il carisma, e di quello i Massive Attack ne hanno sempre avuto a tonnellate essendo stati un punto di riferimento imprescindibile per generazioni di appassionati.
Il collettivo, guidato da Robert Del Naja e da Grant Daddy G Marshal e attivo dal 1987, si è affermato sulla scena internazionale nel 1991 con la pubblicazione di “Blue Lines”, primo di una serie di capolavori realizzati nel corso di un intero ventennio, fino all’ultimo album inedito, “Heligoland”, uscito nel 2010.
Tantissime le collaborazioni realizzate in questo lungo percorso creativo, con artisti come Sinéad O’Connor, Madonna, Tricky, Horace Andy, Shara Nelson, Mos Def, Elizabeth Fraser, Martina Topley-Bird e Tracey Thorn.
Valerio Di Marco
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