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Dino Zoff, il grande calcio in otto lettere

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Galvanica Bruni

Un campione senza età, un evergreen che ha conquistato il cuore di milioni di tifosi. Quarant’anni di grandi successi passati nel calcio con eleganza e sobrietà, tipiche della sua terra, il Friuli, dove più che le parole conta la sostanza. È Dino Zoff, il grande calcio racchiuso in otto lettere.

Pronunci il suo nome e subito ti vengono in mente i grandi guantoni, pronti a schizzare in aria per parate incredibili, a volte davvero impossibili.

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Dino Zoff, che vanta tanti primati (oltre a detenere il record mondiale di imbattibilità in squadre nazionali non avendo subìto reti per ben 1142 minuti consecutivi, è l’unico giocatore italiano ad aver vinto con la maglia della Nazionale sia il titolo europeo nel 1968 che i Mondiali nel 1982 e, inoltre,è il più “anziano” vincitore della Coppa del mondo in quanto nel 1982 aveva già 40 anni) oltre un’infinità di riconoscimenti (tra gli altri, nel 2004 l’UEFA l’ha nominato Golden Player e Pelè l’ha incluso nei 125 migliori giocatori viventi), è rimasto una persona semplice e affabile.

Per lavoro ha girato e abitato in tante città italiane (soltanto a Torino ha vissuto per ben 23 anni) ma nel 1990, complice la sua chiamata come allenatore della Lazio, incarico che è durato fino al 2001, ha deciso di fermarsi e di mettere, per così dire, le radici a Roma.

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Come mai proprio a Roma? Beh, Roma è una città bellissima. L’aria, il clima, la gente. E’ una città aperta, sotto tutti i punti di vista. Sì, è vero, ho girato molto il nostro Paese e mi sono trovato bene dappertutto. Caratterialmente riesco sempre a prendere il meglio delle cose e delle persone. E sai perché? Perché, in fondo in fondo, ovunque io sia stato,dentro sono rimasto sempre un friulano.

Perché ha scelto il quartiere Fleming? Perché allora, allenando la Lazio, era una zona vicina al Centro Sportivo di Tor di Quinto dove per molti anni si è allenata la squadra biancoceleste. E poi il Fleming è un quartiere che mi piace per una ragione molto semplice: perché in qualche modo mi ricorda il mio paese di origine, Mariano del Friuli, un piccolo centro di 1600 abitanti in provincia di Gorizia.

Ecco, al Fleming in pochi anni ho instaurato tante amicizie, ho stretto rapporti con il giornalaio Bruno, con il verduraio, il salumiere Roberto ma anche con il barbiere, il macellaio…Così come con i proprietari dei negozi di abbigliamento Rosati e Bevagna 102…Un po’ come accade nel mio paese dove tutti si conoscono e quando la mattina esci a fare una passeggiata vai in piazza e ti fermi a parlare un po’ con tutti.

Gira a piedi? Sì, sì mi piace passeggiare e, ripeto, incontrare i miei amici di zona, prendere un caffè al bar e discutere con chi incontro di calcio ma anche del fatto del giorno o del tempo.

C’è qualcosa, da buon friulano, che non tollera nel quartiere dove abita? Beh, le solite cose: l’arroganza di certe persone che si comportano in un certo modo a scapito degli altri (penso, ad esempio, alle tante macchine posteggiate in doppia fila che a volte creano veri e propri disagi e rovinano la bellezza e la quiete del quartiere). Ma questi problemi purtroppo non sono solo nella mia zona ma un po’ in tutta Roma. Quando ad esempio vado a trovare i miei nipoti, che invece abitano a Trastevere, affronto come tutti il traffico di Roma.

Zoff, ma lei va ancora allo stadio? E pratica degli sport? E’ un po’ che non vado allo stadio però faccio del tennis, golf, vado in piscina: sono socio del Circolo Canottieri Aniene e cerco di stare sempre in attività, da buon pensionato.

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Voltiamo pagina e parliamo di calcio. Qual è stata la sua partita più bella? Sicuramente quella del 5 luglio 1982 ai Mondiali di Spagna contro il Brasile, 3 a 2 per l’Italia. Una partita importante e decisiva. Ma per me, forse, la più difficile.

Quella invece da dimenticare? Ce ne sono troppe ma non ti dico quali!

Le piace questa Nazionale? Sì, è brava. Uno dei nostri pregi è che siamo capaci di fare sempre una buona Nazionale.

Questa Roma è da scudetto? Direi che sta andando alla grande. Ha un passo che la mette tra le probabili candidate al primo posto.

La Lazio, invece, è in crisi… Ci sono stati un po’ di malumori all’interno che hanno creato una certa confusione ma credo che la squadra biancoceleste abbia la forza e il tempo per rimediare.

Secondo molti, anzi moltissimi, lei è ancora il Numero Uno, più forte di Buffon. Ma no, non sta a me fare classifiche…diciamo che siamo bravi tutti e due.

Lei ha allenato e giocato in tante squadre (Juventus, Lazio,Napoli, Fiorentina). Il suo cuore dov’è rimasto? Premesso che non sono tifoso, anche se da bambino ero abbastanza juventino, diciamo che seguo con più attenzione Juve, Napoli e Lazio, le tre squadre in cui ho giocato.

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Un’ultima domanda: è entrata nella storia la fotografia del 1982 che ritrae lei e il Presidente Sandro Pertini che giocate a scopone in aereo contro Enzo Bearzot e Franco Causio, con la Coppa del Mondo appena vinta in Spagna. Chi vinse quella partita a carte? Vinse la coppia Bearzot-Causio. All’inizio il Presidente Pertini si arrabbiò un po’ e mi incolpò pure…qualche tempo dopo, però, in un telegramma che mi inviò, ammise che in quella partita l’errore l’aveva fatto proprio lui…

Ilaria Galateria

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