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Grottarossa, Dado mattatore assoluto della serata

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Uno spettacolo di grande comicità quello finanziato dal XV Municipio nell’ambito degli eventi culturali del 2013 che si è tenuto domenica 8 settembre presso il Parco della Pace a Grottarossa. Mattatore assoluto della serata Dado, il comico romano celebre per le sue canzoni surreali. Senza mai scadere nella volgarità gratuita l’artista ha sostenuto da grande animale da palcoscenico un’ora e mezza di spettacolo tenendo gli spettatori attaccati alla sedia. Là dove era disponibile.

Sono stati infatti proprio i posti a sedere i protagonisti di un piccolo inconveniente. Inconveniente che, beninteso, non ha impedito al pubblico di gustare in maniera completa quanto avveniva sul palcoscenico. Ebbene in quest’occasione i preziosi posti a sedere si sono concretizzati esclusivamente in cinque-sei sedie (“di cui un paio portate da casa” ha aggiunto scherzosamente Dado). Ciò ha costretto i presenti a sedersi sui muretti che circondavano il campo all’interno del quale è stato montato il palco, o ad appoggiarsi alle ringhiere o ancora, per i più temerari, a seguire lo spettacolo seduti per terra. Il motivo? Ce lo spiega Patrizia Salvatori, direttore artistico dell’associazione culturale “InScena”.

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«Il fatto è che per l’occupazione del suolo pubblico ci sono ben sei enti che devono dare il permesso – spiega Patrizia Salvatori – tra cui l’ufficio giardini che non dipende dal Municipio ma ricade sotto la responsabilità del Comune. Noi avremmo desiderato la presenza di almeno cento sedie, ma ci sarebbe voluto il lascia passare della commissione di vigilanza e di un geometra che avrebbe dovuto prima sottoscrivere un disegno in cui si fosse stabilita la sistemazione dei posti a sedere, il tutto almeno quindici giorni prima dello spettacolo. Ciò non è stato possibile per tempi e budget e nella richiesta siamo stati costretti ad inserire la formula “il pubblico circolerà liberamente”.»

Questo il disguido burocratico che certamente ha comportato un disagio. Ma è stata proprio la comicità assurda e spesso demenziale di Dado, che da collaudato animale da palcoscenico ha saputo sfruttare il tutto a suo vantaggio, a far dimenticare presto l’inconveniente.

Con la sua ormai mitica giacca leopardata il comico si è esibito in una serie di esilaranti osservazioni sulla vita di coppia, sulla sessualità nell’età critica dell’adolescenza (i dialoghi tra padre e figlia valgono da soli l’intera serata) a cui si sono aggiunte esternazioni sferzanti sull’attuale momento politico e sociale del paese che hanno strappato applausi e qualche amara considerazione.

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Accompagnandosi con la chitarra Dado ha saputo rievocare i fasti del Teatro canzone di gaberiana memoria inserendoci dentro le sue celebri “canzoncine” (rigorosamente solo voce) che all’eccezionalità del testo affiancano l’impressione sempre viva di essere delle vere e proprie improvvisazioni. In realtà basta andare al di là della superficie per capire che si è di fronte a una comicità “pensata”, più matura e seria di quando non vuole sembrare, che fa della retorica e dell’ipocrisia un mezzo per indurre a riflessioni ben poco liete ma con il pregio di nascere là dove nessuno se lo aspetta, cioè da uno spettacolo solo in apparenza disimpegnato.

Un’ora e mezzo di spettacolo senza pausa, con un’invettiva continua e sempre corrosiva che può essere frutto soltanto di un grande autore. Quale questo comico ormai maturo senza dubbio è e va considerato.

Adriano Bonanni

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