Pare non ci siano stati incidenti dalle parti dell’Olimpico per l’ouverture del campionato, tanto basta dopo il precedente di otto giorni fa. Tanto basta soprattutto dopo aver visto buon calcio in uno stadio che aveva un’unica pecca, la curva nord, cuore della tifoseria laziale, desolatamente vuota. Della partita va subito spiegato che sicuramente l’Udinese non vale la Juventus e va pure aggiunto che la squadra di Francesco Guidolin sta passando un periodaccio, ma stavolta non abbiamo dubbi e diciamo convinti che la Lazio è quella che ha riacceso la luce dello stadio romano ieri sera.
E’ quella che vince facile fotocopiando la partita dello scorso anno, sempre prima giornata di campionato, quando le bastò mezz’ora per l’uno-due che diede il “la” al successo sui friulani. E’ quella che oltre a vincere prova a stoppare i cori contro quelli di colore con la maglia “Noi amiamo il calcio e combattiamo il razzismo” davanti a una curva nord mestamente vuota.
Rispetto a un anno fa le è bastata la metà del tempo, un quarto d’ora appena per annullare le resistenze di un’avversaria troppo lenta nel recuperare il pallone, incapace fermare il missile terra-aria di Hernanes e l’infilata di Klose che ha portato al rigore-Candreva. Sì, diamo pure il merito alla guardia pontificia Petkovic, pronto a rinunciare al trio ninna-nanna che aveva iper-amplificato otto giorni fa le possibilità della Juventus.
Mastro Vlado s’affida al nuovo che avanza: Biglia viene messo a fare il Ledesma, pure se si nota a distanza che l’ex Anderlecht procede a scartamento ridotto preferendo la sicurezza del passaggio corto al lancio in profondità del trentunenne di Buenos Aires. E Novaretti è schierato in coppia con Cana sulla Maginot, mossa davvero imprevedibile visto che il difensore argentino era stato tenuto poco in considerazione fino a questo punto.
La fase ascendente pare un allenamento, accademia e qualche intervento di Kelava, scomposto in più d’una occasione ma efficace al punto di impedire la doppietta personale al “profeta” quando smanaccia in maniera sbilenca il solito bolide del brasiliano che pareva aver già fatto il suo tempo a Roma.
Un’ora buona fila tutto liscio e viene perfino il magone nel ripensare a maledette questioni di principio del recente passato mentre osserviamo Cavanda correre e sbuffare sul binario di competenza. Poi fa male al cuore il contropiede-gol di Muriel, che rimette in corsa l’Udinese dopo un’ora prendendo d’infilata i laziali come neanche riesce all’oratorio.
A seguire c’è il festival degli errori mentre i bianconeri fantasticano il pareggio che Zielinski manda alle stelle dopo il peggiore dei disimpegni di Dias, abbindolato dalla veronica di Maicosuel. Onazi sostituisce Gonzalez, ma forse era meglio che uscisse Biglia perché pare che all’argentino di Mercedes sia finito il carburante. Poi Floccari prende il posto di Klose, quasi assente al debutto. Si rischia qualcosa mentre Domizzi cade a terra in area ma va bene così, tre punti bastano perché pensavamo di stare peggio.
Moremassi
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