C’era una volta l’invasore di campo, quello che “dava spettacolo nello spettacolo”, o per lo meno, tentava (o tenta tutt’ora) di farlo. Beninteso, a modo suo, con un atto inconsulto ma almeno non grave per l’incolumità degli altri. Il più famoso per lo meno da noi in Italia e nello specifico a Roma era Mario Appignani, meglio conosciuto come “cavallo pazzo”, famoso per le scorribande sul terreno di gioco mentre giocava la sua squadra, proprio la Roma.
Venne stroncato dal classico male incurabile nel 1996 e fu comunque considerato un personaggio simbolo, anche se qualcuno veniva infastidito dal suo interrompere le partite di calcio.
“Cavallo pazzo” era personaggio a modo suo, un po’ come Serafino, storico tifoso della nazionale di calcio, un uomo grande e grosso che a cavallo fra gli anni Sessanta e Settanta si contraddistingueva sugli spalti con la sua trombetta e quel “forza Italia” urlato forse col desiderio d’esser considerato un tenore del tifo.
Serafino era un genuino, come forse lo era Appignani. Si divertivano e facevano divertire. E hanno trovato nel corso degli anni qualcuno che ha tentato di emularli. Peccato solo che col passar del tempo il “personaggio” non si sia più accontentato di suonare la trombetta sugli spalti (pur con la consapevolezza di avere la telecamera puntata addosso) o di scavalcare una recinzione dello stadio.
E dunque nell’era del “nothing is impossible” la fisionomia del “disturbatore da habitat sportivo” (già, perché comunque c’è un distinguo fra il Paolini che fa infuriare gli inviati dei vari tg e questi altri) è cambiata, e sono sbarcati quelli dell’unicum, quelli che invadono una volta tanto per dire “l’ho fatto pure io” (e per postare sui social network l’impresa), quelli che si spogliano perfino a Wimbledon durante la finale del torneo di tennis più famoso del pianeta.
E “sbocciano” quelli come Mario Ferri, meglio conosciuto come “Falco”, che annunciano perfino le loro performance. Ferri s’è fatto notare sui campi di calcio e pure nella sacralità d’un Giro d’Italia, poi ha cominciato a “pensare” in grande e dopo essersi tuffato da Ponte Risorgimento, a Pescara, ha annunciato che domenica 25 agosto farà altrettanto a Ponte Milvio. La scusa è quella del non voler invadere il terreno di una manifestazione sportiva perché nel frattempo è diventato reato.
A Pescara “Falco” s’è tuffato per ricordare Eriberto Mastromattei, uno stravagante personaggio scomparso cinque anni fa che in riva all’Adriatico chiamavano “il mister Ok di Pescara”, mutuando il nome dallo storico tuffatore romano. Domenica, da Ponte Milvio, per chi lo farà?
Mera considerazione da chiosa finale, a uno come Mario Ferri, qualcuno ha pure offerto un posto da inviato. Fortuna (o sfortuna?) che in tv si sia visto poco o niente.
Moremassi
© RIPRODUZIONE RISERVATA