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Passeggiando nel verde di Passo Corese

Galvanica Bruni

passocorese120×90.jpgQuesta primavera tardiva sembra voglia finalmente regalarci belle giornate di sole e temperature miti e allora è arrivato il momento di uscire per una passeggiata, una stimolante escursione con annesso pic-nic. Per la nostra rubrica ‘gli itinerari di VCB’ questa volta vi proponiamo una località facile facile da raggiungere a pochi chilometri da Roma: Passo Corese.

L’abitato di Passo Corese si trova al chilometro 35 della via Salaria poco distante dall’uscita autostradale di Fiano Romano; il paese non ha centro storico perché si è formato subito dopo la guerra nei pressi di un importante snodo ferroviario più volte bombardato dagli alleati.

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Qui in un antico casale (oggi un ristorante) sostò Garibaldi e sempre nei pressi dell’Osteria Corese i fratelli Cairoli si imbarcarono alla volta di Roma; il Tevere dista poche centinaia di metri e proprio nell’ansa dove partì la “banda Cairoli” oggi si pescano i lucci.

Poco prima dell’abitato, nei pressi della grande caserma dei Vigili del Fuoco, si svolta a destra (direzione Montelibretti-Moricone) e si raggiunge il km. 2 dove, accanto alla casa cantoniera (oggi Centro di Accoglienza della Provincia) è possibile parcheggiare l’auto; da questo punto, a piedi, si prende una sterrata chiamata Valle Civetta che attraversa un’ampia zona militare.

Negli anni ’70-’80, quando ancora c’era la leva, in Italia le caserme e le aree addestrative erano numerose soprattutto nel nord-est; la presenza di “servitù militari” non sempre era ben vista dalla cittadinanza.

Queste aree, nel bene e nel male, hanno consentito però la sopravvivenza di territori di ragguardevole pregio; basta pensare alla duna costiera di sabbie bianche di Capo Teulada o al Poligono di Monteromano (tra Vetralla e Tarquinia), un lembo di maremma laziale incontaminato dove le mandrie di cavalli vivono allo stato brado.

Nelle campagne di Passo Corese dove le attività militari sono piuttosto ridotte (la crisi ha colpito anche le Forze Armate) sopravvive un territorio di particolare bellezza. In questi luoghi il divieto di caccia ha consentito alla fauna di sopravvivere indisturbata: cinghiali, volpi, istrici, fagiani, tassi, faine e un gran numero di rapaci tra cui anche l’Albanella Minore (il maschio è di colore grigio chiaro con le remiganti nere).

Ai prati incolti si alternano boschetti di querce mentre i valloncelli sono attraversati da piccoli fossi tra cui il Rio Moscio che in questo periodo è ricco di acque come non mai.

La sterrata si inoltra nella campagna costeggiando antiche scuderie e vecchi casali per la maggior parte abbandonati dove nidificano rondoni e balestrucci.
Se si rimane sul sentiero si può proseguire sino a raggiungere la Via Salaria attraversando ampie distese dove non è raro scorgere gli aironi in sosta; chi ne ha voglia può dedicarsi alla raccolta degli asparagi che in questo territorio abbondano specie ai margini degli incolti.

Se poi invece del pranzo al sacco volete approfittare delle specialità locali (siamo in una delle zone più famose per la produzione di olio di oliva) non c’è che l’imbarazzo della scelta; in pochi minuti, con l’auto è possibile raggiungere Montelibretti o Moricone dove, dopo aver visitato castelli e centro storico, potrete mangiare in una delle tante osterie.

Se preferite qualcosa di più rustico allora dovete raggiungere il Laghetto della Muracchia (nei pressi di Montelibretti) dove una bella e simpatica signora vi preparerà coratella, carciofi e patate cotte nella brace.

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Francesco Gargaglia

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