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Missione soldato di Mauro Gallicani

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missione-soldato.jpgDalla fine degli anni ‘90 le Forze Armate Italiane hanno subito una profonda e radicale trasformazione che ha interessatoo non solo la riorganizzazione dei vertici e dei Comandi Operativi ma anche il sistema di reclutamento. Dalla leva obbligatoria (quella dei grandi numeri che ci imponeva l’Alleanza Atlatica) si è passati al servizio volontario con un deciso salto di qualità nella professionalità ed efficienza delle unità. Oggi i soldati italiani, grazie alle numerose esperienze maturate nei teatri operativi, godono di un’altissima considerazione in ambito internazionale e le loro capacità sono paragonabili a quelle delle altre forze armate straniere.

In alcuni casi, grazie all’addestramento e alla fervida intelligenza non disgiunta da una particolare attitudine ai contatti umani, ai nostri soldati viene richiesto di gestire situazioni particolarmente complesse.

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Un aspetto, quello della capacità militare, di cui andare fieri e che Mauro Galligani, esperto fotoreporter, ha voluto condensare nel suo libro “Missione Soldato”.

Galligani ha lavorato al Giorno e per Epoca seguendo i grandi avvenimenti della cronaca internazionale; collaboratore di Life ha esposto le sue foto in tante mostre e pubblicato numerosi libri.

Missione Soldato è un volume di 240 pagine e 120 foto che riguardano tutte le missioni che l’Esercito ha svolto a partire dal 1982: dalla prima missione in Libano comandata dal Generale Franco Angioni al Kosovo e Mozambico; dall’Albania alla Somalia e all’Afghanistan.

Per ogni missione oltre alle tantissime foto c’è anche la testimonianza di uno dei “protagonisti”; a parlare non sono solo i generali (Angioni, Diella, Graziano, Ciacci, Cantone) ma anche un capitano pilota di elicotteri da combattimento (Pamela Sabato) e un caporal-maggiore (Franco DeAngelis).

nzo.jpgLe foto di Galligani non indugiano mai sull’aspetto guerresco di ufficiali e soldati (peraltro inevitabile) ma riescono lo stesso a catturare quella sensazione di ostinata determinazione e coraggio che caratterizza i nostri ragazzi. Ci sono foto scattate in momenti in cui non si vorrebbe essere visti quando i volti, tirati, esprimono tensione, pena o nostalgia; altre invece in attimi di svago quando una gioia infantile illumina i volti di ragazzi e ragazze.
Numerose sono anche le immagini della popolazione civile sofferente: vecchi, donne e bambini afflitti da guerre senza fine.
Un dolore alleviato a volte dalla presenza di questi giovani in uniforme sempre attenti e solleciti.

Ci sono poi i ricordi dei Comandanti che hanno affrontato missioni difficili come quella in Libano dove il Generale Angioni schierò d’iniziativa i suoi carri a protezione del campo di Chatila (oltre 2000 palestinesi assassinati dalle milizie cristiane) o la Somalia dove la presenza del contingente italiano evitò un vero e proprio genocidio.

Infine ci sono le parole semplici ma determinate di un caporal-maggiore che dall’azienda agricola della famiglia si trova proiettato a Kabul (“A bordo del Lince siamo in cinque; io sono il rallista con una mitragliatrice Browning, le gambe al fresco e metà del corpo bollente. Sono isolato. Per la prima volta ho sparato in azione; non ho perso la calma, ho cercato la minaccia e risposto. Vuol dire che l’addestramento ha funzionato”) o quelle di Luca Cornacchia, alpino, ferito nella Valle del Gulistan e operato alla milza, ai polmoni e alla gamba.

Il libro fotografico di Galligani è un contributo sincero e spassionato alla professionalità dei soldati italiani e al loro costante sacrificio; un aspetto che troppo spesso dimentichiamo e che a riportarcelo alla memoria è sempre l’ultimo caduto.

Francesco Gargaglia

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