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Pescocostanzo e gli altipiani maggiori

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pescocostanzo120.jpgIl nostro nuovo itinerario si svolge tra le pendici meridionali della Majella e i monti del Parco Nazionale d’Abruzzo, dove il territorio è caratterizzato da ampi pianori lambiti da estese faggete, là dove sorge il paese di Pescocostanzo, uno dei paesi più belli d’Italia e che a buon diritto potrebbe essere riconosciuto come “patrimonio dell’umanità”, proprio al centro del Quarto del Barone, Quarto Grande, Primo Campo e del Piano delle Cinque Miglia.

Per raggiungere Pescocostanzo ci vogliono più di due ore di auto e 180 chilometri di autostrada (la Roma-Aquila) e strade statali e provinciali (la SS 17 Sulmona-Roccaraso e la SP 56); la meta ideale per un week-end o per una lunghissima giornata all’insegna dell’arte e della natura.

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Pescocostanzo sorge alla base di un grosso spuntone di roccia (il “peschio”) ed è poco distante dagli abitati di Rivisondoli e Roccaraso e dai 100 chilometri di piste degli impianti sciistici dell’Aremogna: una posizione ideale per chi ama gli sport invernali o le lunghe passeggiate.

Quella che vi propone Vignaclarablog.it è una visita al borgo e un piacevole e facile itinerario da percorrere con le “ciaspole”.

Il bel paese di Pescocostanzo si è sviluppato in epoca medioevale lungo la cosiddetta “via degli Abruzzi” che collegava Napoli a Firenze e comunicava con i tratturi che raggiungevano i pascoli della Puglia.

Borgo fortificato agli inizi dell’anno mille, a causa dei terribili terremoti che l’hanno devastato, il paese ha subito ripetuti rimaneggiamenti acquistando poi a partire dalla metà del 1500 l’attuale fisionomia.

Lasciata l’auto all’ingresso del borgo la nostra visita inizia dal Viale Fanzago dove si trova il convento di Gesù e Maria per poi proseguire lungo Via Colecchi e raggiungere la “collegiata” dove troviamo S.Maria del Colle e la Chiesa di S. Maria del Suffragio.

Il convento è composto da una chiesa con alto campanile, un chiostro e gli edifici destinata ai frati francescani; tra gli elementi di spicco l’altare maggiore opera di Cosimo Fanzago e gli altari dell’Immacolata e S. Antonio realizzati con la caratteristica tecnica dei marmi policromi.

La “collegiata” di Santa Maria del Colle con la sua lunga e severa scalinata di accesso è invece un vero e proprio scrigno ricolmo di opere in grado di lasciare letteralmente senza fiato il visitatore; dai “paliotti” degli altari alla fonte battesimale, dalle acquasantiere ai soffitti lignei a cassettoni, dagli stucchi che ornano le cappelle alle sculture in legno risalenti al XV secolo. Bellissima la “cantoria” opera di Bartolomeo Balcone con l’organo e i preziosi intagli in legno dorato.

Non meno bella la cinquecentesca Chiesa di S.Maria del Suffragio dove oltre allo splendido soffitto a lacunari abbondano i teschi (simbolo della Confraternita) nelle decorazioni esterne e nell’acquasantiera.

Il nostro itinerario di visita prosegue poi lungo via Vulpes per raggiungere la piazza del Municipio e Palazzo Fanzago; lungo la via e sulla piazza affacciano numerosi edifici e cappelle che sono, per la ricchezza dei portali, dei fregi e delle scalinate delle vere e proprie opere d’arte.

Lo sguardo del visitatore che per la prima volta entra a Pescocostanzo fa fatica a seguire questo turbinio di gioielli in pietra, marmo e legno che decorano il borgo che è di un ordine e pulizia quasi maniacali.

Accanto agli splendidi palazzi, come il castello Grilli con le sue caratteristiche torrette, si affacciano le numerose botteghe degli artigiani che grazie alla loro maestria hanno dato lustro, fin dall’antichità, a questo impareggiabile borgo.
Va detto che l’Amministrazione comunale con un opera intelligente e costante ha saputo mantenere vive, attraverso numerose iniziative come la Scuola di Tombolo, queste tradizioni.

Oggi, oltre ai merletti, alle coperte e ai tappeti in lana a Pescocostanzo fiorisce l’opera degli orafi e dei fabbri: a testimonianza di questo ingegno sopravvivono ancora le antiche botteghe tra cui quella appartenuta a Santo e Ilario di Rocco esecutori della superba cancellata in ferro battuto della cappella del Sacramento.

Sul portale della bottega, secondo una diffusa consuetudine pescolana, è impressa una frase in latino; in questo caso si tratta dal salmo 128: “Etenim non potuerut mihi” (Eppure contro di me non hanno potuto) a testimonianza della tenacia che ha contraddistinto il lavoro dei due fratelli.

Nel paese non mancano ovviamente le botteghe che vendono prodotti locali (marmellate, miele, funghi, tartufi, paste fatte in casa e soprattutto formaggi di pecora) e raffinati locali in grado di servire piatti genuini.

Saziato lo sguardo e lo stomaco è arrivato il momento di fare una piacevole passeggiata; da Pescocostanzo si scende verso Rivisondoli e si prende la rotabile che porta alle Terme (un impianto recentissimo in grado di offrire bagni, fanghi e massaggi).

Nei pressi del moderno edificio in pietra ha inizio la pista ciclabile che in un paio di chilometri, attraverso un paesaggio davvero molto bello, porta alla provinciale 56; si tratta di un itinerario con un leggero dislivello che se innevato può essere fatto con gli sci da fondo o le “ciaspole”.

Il sentiero, che affaccia sulla piana di Roccaraso, sale attraverso il bosco e offre scorci davvero fantastici; lo sguardo corre dalla Piana delle Cinque Miglia al valico con il Santuario di S.Maria della Portella e alle cime dell’Aremogna.

Quando il terreno è ricoperto dalla neve è possibile capire, dalle numerosissime tracce, come l’intera area accolga al suo interno una fauna selvatica piuttosto numerosa; ad incrociarsi sono le impronte di volpi, cinghiali e caprioli che nel freddo inverno degli Altipiani Maggiori cercano spasmodicamente, la notte, di che sfamarsi.

Raggiunto il termine della pista si può tornare indietro lungo lo stesso itinerario oppure scivolare lungo le pendici del colle che portano alla piana innevata; una breve sosta in uno dei tanti locali della turistica Roccaraso per sorbire una cioccolata calda ci rimetterà in forze per affrontare il ritorno nella Capitale.

Francesco Gargaglia

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