Cinque lunghissime giornate di fiction all’Auditorium. Ci siamo tuffati nell’oceano di proposte televisive per tutta la settimana e abbiamo remato in direzione dell’approfondimento, gustandoci le promettenti anteprime nazionali ed internazionali e potervi offrire così qualche spoiler, ovvero rivelazione, sulle prossime stagioni del piccolo schermo. Ma una particolarità ci incuriosisce a primo impatto sfogliando il programma.
Quest’anno tantissime serie (Mafia University, Il Paese delle Piccole Piogge, Combattere è un destino, Lilyhammer, Pupetta una storia italiana) rappresentano il rapporto con la mafia e la malavita organizzata.
Che questa sia una pagina della nostra storia che possa suscitare tanto interesse?
In secondo luogo, dobbiamo ammettere che le proposte sono talmente tante da non riuscire a seguire parallelamente tutte le sale e a destreggiarci sulla passerella per immortalare i nostri divi.
Per quello che abbiamo seguito, sfuggiamo fortunatamente al ritorno sul palco dei volti che da anni rimbalzano sullo schermo: il Medico in Famiglia, I Cesaroni, Dallas, True Blood, mentre prediligiamo appassionatamente le novità.
Ovviamente ci sono sceneggiature nuovissime, cast appena scritturati, ma sono poche le proposte che riescono veramente a catturare la nostra attenzione e a farci desiderare di proseguire a casa la visione.
Fra queste, “Questo nostro amore”, con Neri Marcoré ed Anna Valle, coppia nella Torino anni ’70 che tenta di sopravvivere al pregiudizio sociale prima dell’avvento del divorzio; il già citato “Pupetta” e “Trilussa, storia d’amore e di poesia”, sulla vita dell’omonimo poeta romano durante il fascismo.
Anche le serie internazionali ci fanno inarcare il sopracciglio. Prima fra tutte, “Da Vinci’s Demons” di David S. Goyer, attesissimo sceneggiatore della trilogia di Batman firmata Christopher Nolan. La serie racconta un breve capitolo della vita di Leonardo Da Vinci che precede la creazione dei prototipi bellici recanti la sua firma. Non convince però il Leonardo Da Vinci aitante, irascibile, che si aggira fra i paesaggi scozzesi.
Grande attesa anche per Gillian Anderson con “Great Expectations”, adattamento su piccolo schermo del romanzo di Charles Dickens, per gli amanti del romanzo storico ottocentesco.
Ma a destare finalmente la nostra soddisfazione sono le web series e le retrospettive “Rai Ricordi”, che hanno visto quest’anno la partecipazione di Gigi Proietti, Loretta Goggi, Giorgio Albertazzi e Franca Valeri, chiamati a raccontare i loro più importanti successi nel mondo teatrale e televisivo.
Il rapporto fra le nuove generazioni, alle prese con le web series, e il bagaglio culturale degli inestimabili attori italiani, ci fa sentire catapultati veramente dentro il Roma Fiction Fest, un evento che riesce a connettere il vecchio e il nuovo, ad edificare un ponte verso l’intrattenimento e ad offrirci di nuovo uno stimolo per la televisione.
Tuttavia, i tempi cambiano, e anche il formato televisivo ne risente, così le nuove proposte si rivolgono soprattutto ad Internet e alle serie web, non a caso quest’anno il festival ha ospitato il concorso giovani “TVB” e per i reportage universitari.
Fra le serie staniere e web, consigliatissimi “Black Mirror”, tre puntate sul rapporto tra istituzioni e mass media, in prima visione questo autunno su Sky; Stuck, miniserie psico-sociale dissacrante di dieci episodi, totalmente italiana e con un grandissimo successo internazionale; e Youtuber$, incentrata sulle contraddizioni dei nuovi modi di comunicare.
Nota dolente invece per l’organizzazione, troppo dispersiva e mal sincronizzata, a fine festival ci lascia ingoiare il boccone amaro fra vip in ritardo, confusione nelle sale e sulla passerella.
Barbara Polidori
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