Gioirà il popolo della notte? Movida e birra a tutt’andare tornerà ad essere un tutt’uno? Il Tar del Lazio ha infatti sospeso l’ordinanza anti alcol emessa dal Sindaco Alemanno lo scorso marzo, con la quale si vietava la somministrazione o la vendita di bevande alcoliche per l’asporto o il consumo al di fuori del locale dopo le 23, nonché il consumo di alcol su vie pubbliche dalle 23 alle 6. L’ordinanza era scattata il 18 marzo e doveva essere valida fino al 30 settembre.
Doveva, perché non lo sarà più. L’ordinanza si basava su alcuni presupposti tutti riconducibili al tema “sicurezza” citando però, come fatto principale alla base del provvedimento, un episodio avvenuto ai primi di marzo, quando un ragazzo venne brutalmente ferito a Campo de’ Fiori da un ubriaco. Ed è stato questo il punto contestato sul quale il Tar ha obiettato non esserci il giusto presupposto per giustificare l’ordinanza.
Secondo i giudici amministrativi, che hanno accolto il ricorso di un nutrito drappello di operatori commerciali del centro storico, la motivazione addotta non è sufficiente per imporre delle regole così ferree colpendo tutta, o quasi la città. Per il Tar l’ordinanza “non dà sufficientemente conto delle ragioni dell’adozione dell’atto e del perché la situazione non possa essere fronteggiata con i mezzi ordinari”, cioè con le forze dell’ordine, Polizia Municipale in primis.
Municipale che, per reprimere gli effetti negativi della movida sulla tranquillità dei residenti, potrà però ancora avvalersi dell’ordinanza definita anti-schiamazzi” che è stata prorogata per tutto il 2012 con lo scopo di reprimere rumori lesivi della salute, della sicurezza delle persone e della loro tranquillità imponendo ai gestori di esercizi pubblici di diffondere musica a porte e finestre chiuse, pena la sanzione amministrativa di 500 euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Condividiamo pienamente il taglio equilibrato dato da VCB alla sentenza sulla sospensiva del Tar alla ordinanza comunale anti-alcool. E’ stato semplicemente sospeso uno strumento, dimostratosi ai fatti imperfetto, che ci auguriamo possa essere presto sostituito da provvedimenti comunali e municipali non più occasionali o d’urgenza sull’onda di fatti delittuosi ma bensì da veri atti pianificatori sugli esercenti la mescita nelle zone di movida.
Non si pensi solo al ricorso al Consiglio di Stato, ma vengano deliberati, al più presto, provvedimenti più robusti e inattaccabili sotto il profilo della legittimità. E soprattutto s’inizi a programmare, pianificare, deliberare e monitorare atti amministrativi che corrispondono ai valori che la nostra civiltà condivide; tra questi valori c’è l’equilibrio e la misura delle azioni sociali. Così la pensiamo ad “Abitare Ponte Milvio”.
Prendiamo due esempi. Il numero delle licenze, delle autorizzazioni, le modalità con cui queste vengono rilasciate non sono variabili indipendenti, se si concedono, in misura superore a determinate soglie, generano inevitabilmente disordine sociale, (non le rimostranze di travolti residenti). Le autorizzazioni di dehors ostruttivi la circolazione pedonale e automobilistica non possono evidentemente essere neutre, e genereranno fatalmente difficoltà d’ogni tipo. Venire oggi per credere. Gli atti amministrativi deliberati debbono implicitamente prevedere la riduzione di possibili rischi futuri, avendo cura di evitare anche danni o superlavoro ad altri agenti operanti sul territorio.
Legiferare e regolamentare accortamente è sicuramente il miglior viatico che una giunta e un consiglio possano adottare Questa è la missione del Comune come dei Municipi; non ne vediamo di più nobili e prestigiose.
Nessun alibi, peraltro, ci attendiamo da parte del Comune, dei Municipi e delle Forze dell’Ordine per l’impossibilità di gestire la situazione creatasi con la sospensiva del Tar. Oltre all’ordinanza anti-schiamazzi, richiamata dall’articolo ci aspettiamo che a Ponte Milvio vengano, all’occorrenza, fatti rispettare il divieto di mescita a minori, (particolarmente presente in questo periodo), vengano impedite infrazioni di carattere generale all’ordine pubblico, vengano attuati controlli amministrativi con le Agenzie di protezione ambientale e le Aziende sanitarie. Ci sono dunque strumenti e collaborazioni da adottare se si vuole intervenire a tutela del tessuto sociale di un territorio. Nessun alibi pertanto ma tanto tanto tanto lavoro da fare per rendere Ponte Milvio e le zone di movida luoghi civili per tutti.
Bruno Rosi
Portavoce Comitato Abitare Ponte Milvio