In scena fino al 22 maggio al Teatro Olimpico, “Flashdance – il musical” è uno spettacolo dinamico e spumeggiante che evidenzia le doti e il talento di un cast di prim’ordine ed interamente italiano. Nei due atti, scanditi da canzoni accattivanti e da numeri di danza mozzafiato, la storia del sogno di Alex Owens (interpretata dalla bravissima Marta Belloni) scorre fluida e senza alcun intoppo, colorandosi delle tinte della commedia, del romanticismo e di un intrigante erotismo.
Prodotto da Stage Italia, che ha regalato al pubblico italiano anche La Bella e la Bestia e Mamma Mia!, “Flashdance – il musical” è l’ultimo spettacolo incluso nel cartellone 2010 – 2011 dello storico teatro di piazza Gentile da Fabriano e rappresenta una chiusura davvero “col botto” per una stagione travolgente e decisamente brillante che ha visto avvicendarsi sul palco, tra gli altri, un irresistibile Vincenzo Salemme, gli esilaranti Ale & Franz e Claudio “Greg” Gregori con il suo delizioso spettacolo di burlesque (leggi qui , qui e qui le nostre recensioni).
Ripercorrendo, con qualche variazione, le tracce del fortunatissimo film del 1983, firmato da Adrian Lyne e sceneggiato da Tom Hedley e Joe Eszterhas, “Flashdance – il musical” racconta la storia di Alex Owens, una ragazza bella e tosta, diretta e generosa, idealista e piena d’energia, che, ballerina autodidatta, ha una sfrenata passione per la danza. Alex (interpretata da Marta Belloni) di giorno lavora in un’acciaieria, mentre di sera, insieme alle sue amiche Gloria (Giada D’Auria), Keisha (Daniela Pobega) e Jazmin (Chiara Vecchi), si esibisce ballando nel locale di Harry. Imbattutasi nel cugino di Gloria (Massimiliano Pironti) e corteggiata dal nipote del proprietario della fabbrica (Nick Hurley, interpretato da Filippo Strocchi), Alex viene continuamente incoraggiata da sua madre (Barbara Corradini) a coltivare il sogno della danza tentando l’esame d’ammissione alla prestigiosa accademia di danza che ha sede proprio a Pittsburgh.
Molti i punti di forza di questo spettacolo che in sei mesi di tourneè ha conquistato gli spettatori di tutta la penisola. Innanzitutto, è da elogiare l’intero cast femminile: bravissima e perfettamente calata nel ruolo la protagonista Marta Belloni, che nelle recite romane sostituisce Simona Samarelli, il cuo volto compare sui manifesti che pubblicizzano il musical e che si è infortunata ad una mano in una delle rappresentazioni napoletane di marzo; Barbara Corradini (una convincente Hannah Owens) si mette in evidenza sia per le sue doti interpretative che per l’intensità che contraddistingue il suo modo di cantare, mentre si comportano egregiamente la “vignaclarina doc” Giada D’Auria, la minuta e flessuosa Daniela Pobega (che splendida voce!) e l’autoironica, ma non meno affascinante, Chiara Vecchi (davvero un bellissimo terzetto di interpreti, cantanti e ballerine).
Il ritmo è sostenutissimo e non diminuisce mai nel corso dei due atti, i cambi di scena si susseguono rapidamente, le scenografie sono moderne, funzionali e suggestive, in grado di restituire con grande efficacia le atmosfere tipicamente anni ottanta della pellicola dalla quale il musical è tratto (l’acciaieria, la lavanderia, l’appartamento di Alex, i due locali concorrenti, l’accademia di danza). Persino una Porsche e l’iconica bicicletta compaiono sul palco.
Dodici canzoni originali in italiano, più i brani del film (What a Feeling, She’s a Maniac, Manhunt), che sono stati tradotti nella nostra lingua (salvi i ritornelli!), e la Gloria di Umberto Tozzi, invece di quella di Laura Branigan, regalano un surplus di energia e di vitalità corroborando alla grande numeri di danza travolgenti, che includono movimenti venati di erotismo e di sinuosa fisicità (anche gli occhi delle signore avranno la loro parte).
Tutta da vedere e assai significativa la bellissima coreografia che, verso la fine dello spettacolo, rappresenta l’incubo e lo stato d’animo della protagonista. Nello stesso modo, tutto da vedere e da assaporare è questo spettacolo – fresco, dinamico e coinvolgente – che ricorda ancora una volta a tutti che “uno su mille ce la fa”, anche se è dura la salita.
Giovanni Berti
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Coreografia di massa, Piazza di Spagna 9 Aprile 2011
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