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Chirurgia estetica. Uno sguardo approfondito sul fenomeno

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Roberto ScalcoIntervista al dott. Roberto Scalco, chirurgo estetico a Roma –  E’ inutile negarlo. A partire dagli anni Ottanta la chirurgia estetica ha cominciato a diffondersi tra la popolazione fino a diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Come tale caratterizzato da usi ed abusi. Anche i media se ne sono occupati, trasformando spesso la chirurgia estetica in spettacolarizzazione. Negli ultimi anni sono stati realizzati diversi programmi televisivi con protagonisti i bisturi, uno degli ultimi partirà tra pochi giorni. E non di rado l’ampia e veloce diffusione della chirurgia estetica ha sollevato alcune preoccupazioni.

Lo scorso marzo i media hanno parlato della presa di posizione del presidente del Venezuela Hugo Chavez, che ha puntato il dito contro il seno rifatto. Durante un discorso televisivo alla nazione, il leader del Venezuela, uno dei Paesi con il più alto numero di interventi, ha attaccato il silicone e l’uso indiscriminato che ne viene fatto. Secondo Chavez il sogno di avere “pechugas grandes” (seni grandi) spingerebbe ragazze giovanissime a finire sotto i ferri, magari non avendone alcun bisogno o non potendoselo neppure permettere economicamente.

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Anche l’Italia ha deciso di porre dei paletti. Lo scorso febbraio, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge che vieta alle ragazze al di sotto dei 18 anni di rifarsi il seno per scopi estetici. Non solo. La nuova disciplina stabilisce anche l’istituzione di un Registro Nazionale e dei Registri Regionali delle protesi mammarie con lo scopo di controllare meglio un fenomeno sempre più dilagante e per dare una maggiore sicurezza a chi si sottopone a questo intervento

A dirsi sbigottiti sono anche i professionisti del settore. In un mondo e in un momento storico dove sempre più di frequente si va dal chirurgo estetico con la stessa naturalezza con la quale ci si reca al supermercato, chi opera nel settore con criterio e professionalità cerca di difendere il proprio lavoro. Troppo spesso, infatti, superficialità ed improvvisazione prendono il sopravvento.

Per avere un’idea più chiara di cosa è effettivamente la chirurgia estetica e di tutto ciò che le ruota attorno, VignaClaraBlog.it ha incontrato il dott. Roberto Scalco, chirurgo plastico specialista nella chirurgia con staminali, che opera alla clinica Nuova Villa Claudia (qui il suo sito web http://www.robertoscalco.net/).

Negli ultimi anni la chirurgia estetica ha conosciuto un vero e proprio boom. Soprattutto tra le giovanissime e soprattutto per quanto riguarda la mastoplastica additiva, tanto che di recente il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl che istituisce il Registro Nazionale e i Registri Regionali delle protesi mammarie, il divieto di impianto alle minorenni e dispone obblighi informativi ai pazienti che si sottopongono agli interventi.

Lei che fotografia può fare del fenomeno?

Io mi sono trovato eccezionalmente a dover impiantare protesi a una ragazza di 18 anni. In genere non è un fenomeno così frequente. Sì dice che per la maggiore età le ragazze si facciano regalare “un seno nuovo”, ma in genere non arrivano prima dei 20-21 anni. Le più giovani, tendenzialmente, sono ragazze intorno ai 23 anni. L’età media si aggira tra i 25 e i 35 anni. Poi, più si va in là con l’età più è diversa la chirurgia del seno richiesta. La mastoplastica additiva, l’aumento classico, viene richiesta all’interno di quella fascia di età che va dai 25 ai 35 anni.

La maggior parte delle volte le ragazze sono accompagnate dalla madre. E’ questa la routine. Può accadere che una ragazza molto giovane venga da sola a chiedere informazioni. Io chiedo subito dei genitori. In genere, infatti, mi aspetto che la paziente venga accompagnata da un familiare, che può essere la mamma o la sorella.
C’è un primo momento di avanscoperta e poi viene maturata la decisione. Non di rado le giovani ragazze cercano di convincere i genitori facendo leva sui disturbi dell’alimentazione. In parole semplici, minacciando di non mangiare più. A tal proposito aggiungo un’informazione.

Si è visto che nelle ragazze anoressiche l’impianto di protesi mammarie, avallato dagli psicologi, cambia un po’ il loro schema corporeo. Con un impianto di protesi queste ragazze permettono al loro cervello di vedersi più “grosse”. In questi casi, dunque, i genitori si mostrano più favorevoli perché hanno capito che lavorare in quella direzione può permettere di arrivare ad una regressione dell’anoressia. In alcuni casi gli psicologi sono favorevoli anche all’esportazione della minima quantità di grasso che le ragazze anoressiche si vedono perché ritengono possa essere l’elemento cardine attorno al quale la patologia alimentare si estrinseca.

Nella maggior parte dei casi si tratta di interventi realmente necessari?

Il più delle volte sì. La ragazza di giovane età ha sempre un seno molto piccolo. Parliamo di una prima. E chiede una seconda piena. Non va più di moda il seno grande. Può essere discutibile o meno il fatto che una donna per essere tale debba avere una seconda piena, ma a livello di schema corporeo la richiesta di intervento è spesso motivata.

Il trend in questa parte della città, a Roma Nord?

Roma Nord beneficia più di altre zone della chirurgia estetica. Credo che una donna di Corso Francia, del Fleming, di Vigna Clara, si riconosca anche a New York. Perché, trattandosi di un quartiere tutto sommato benestante, in questa parte della città la chirurgia estetica ha attecchito prima. Ora si è stratificata, è accessibile a chiunque. Non appartiene più esclusivamente ai personaggi dello spettacolo, anzi. Ma a Roma Nord la chirurgia estetica resta molto diffusa. Una buona diffusione si registra anche a Casalpalocco, ad esempio, la zona bene dell’ Eur.

Lei cosa pensa di una tale diffusione?

Penso che si fa l’uso e si fa l’abuso delle cose. La chirurgia estetica, se fatta con ragionevolezza, è estremamente utile. Io ho visto accadere cose estremamente positive. Poi, sicuramente, la chirurgia estetica è l’espressione di altre insicurezze che non possono essere risolte dall’intervento chirurgico. In questo caso diventa esclusivamente un fenomeno commerciale, di costume.

E quale aspetto prevale in questo momento?

I modelli estetici sono chiari. Predomina quella che si chiama omologazione. D’altronde per come funziona il sistema capisco quando una ragazza non si sente adeguata, ad esempio, non avendo seno. Non è possibile attribuire a una sua mancanza di carattere il non sentirsi adeguata. Richiederebbe uno sforzo enorme l’accettare di essere estremamente piacevole anche senza seno.
Esiste poi la “griffe” anche nella chirurgia estetica, ossia il poter dire alle amiche di essere stata da quel chirurgo piuttosto che da quell’altro. E questo è un fenomeno particolarmente diffuso in provincia.
In ogni caso la tendenza alla crescita non presenta arresti. Probabilmente quel che rimane è un limite economico. Soprattutto in questo momento storico. Però sempre più spesso ci si affida alle finanziarie anche per sottoporsi ad un intervento estetico.

La chirurgia estetica, dunque, è diventata un fenomeno di moda?

Sì, molto di moda. L’intervento estetico oramai va di pari passo con la borsetta firmata. Sul web esistono tanti siti che propongono offerte di ogni tipo. In molti casi sembra di trovarsi di fronte al supermercato della chirurgia estetica.

Da quando è diventata un fenomeno di moda?

A partire dagli anni Ottanta, nel periodo del massimo edonismo. E poi il fenomeno non si è mai arrestato.

Sembra abbastanza critico…

Sì, senza dubbio sono critico verso alcuni aspetti della chirurgia estetica. Verso alcuni usi che ne vengono fatti. C’è chi si avvicina con intelligenza alla chirurgia estetica e c’è, invece, chi l’affronta con superficialità. In alcuni casi gli interventi estetici risolvono davvero problemi che magari condizionavano da tempo la vita di una persona, ma in molti altri la chirurgia estetica diventa una sorta di dipendenza. In ogni caso io quando incontro una paziente non faccio un’impostazione troppo psicologica. Sono molto più meccanicistico. Tra me e la paziente si stipula un contratto non verbale nel quale io mi applico al massimo per dare il risultato più vicino a quelle che sono le richieste, utilizzando tutti i mezzi a disposizione. Io sono un operatore del settore perché in maniera “artigianale” mi piace questo lavoro. Mi interessa e mi piace farlo bene. Mi piace la manualità. Mi piace la chirurgia di nicchia, di livello, non quella commerciale.

Gli interventi più richiesti?

Nelle donne senz’altro la mammella e la lipoaspirazione. Dipende, ovviamente, anche dalla fascia di età. Poi, per quanto riguarda il viso, il lifting. Se parliamo di uomini, invece, gli interventi più frequenti sono quelli alla pancia e alle palpebre.

Si rivolgono al chirurgo estetico più donne o uomini?

Senza dubbio donne. Gli uomini stanno crescendo, ma indubbiamente su dieci chirurgie nove sono donne.

Non c’è il timore dell’intervento?

C’è la paura, ma viene superata dalle motivazioni. Nel lavoro che svolgo ho avuto testimonianza di quel che può fare la motivazione della persona. E poi l’idea dell’estetica rientra nel benessere. Ragazze che hanno fatto scene isteriche per una puntura per un antibiotico, magari di buon grado hanno accettato di fare decine di punturine sul viso a fini estetici.

Tendenzialmente le pazienti sono soddisfatte? Il risultato corrisponde alle aspettative?

Le aspettative non sono qualcosa di gestibile. Un lavoro difficile è capire, innanzitutto, se la paziente che si ha di fronte è operabile o meno e poi se le aspettative possono coincidere con i risultati che tecnicamente è possibile dare.
Io posso dare un buon risultato, ma quel risultato potrà piacere alla paziente? E la paziente starà cercando realmente di correggere un difetto o, in realtà, è alla ricerca di qualcos’altro? Il mio compito è capire se la paziente è idonea o non idonea. Quando si tratta di fare una buona chirurgia metto il meglio di me, ma se di fronte mi trovo una persona che non potrà mai essere accontentata diventa pericoloso.

E come fa a capire il tipo di paziente?

Un po’ interviene l’esperienza nel riconoscere le richieste. Se la paziente fa richieste che si scostano da quelle ritenute abituali è bene far suonare qualche campanello di allarme. Ad esempio, se una paziente viene nel mio studio e mi chiede una quinta di seno, nel corso della visita puntualizzerò molto di più quelli che sono i risultati ottenibili. Se la paziente mi chiede, invece, una seconda e mezza, una terza, nel corso della conversazione indagherò altre cose. La paziente deve scegliere il chirurgo, ma anche il chirurgo deve scegliere la paziente. Ci sono persone che hanno la capacità di vedersi quando il lavoro sarà finito, altre no. Quindi è molto importante cercare di capire bene che tipo di paziente ci si trova di fronte, quali motivazioni l’hanno portata dal chirurgo estetico, e spiegare nel dettaglio ogni fase dell’intervento a cui si va incontro. C’è poi chi decide di sottoporsi ad un intervento estetico giusto per il gusto di tagliarsi. Perché spesso il fatto di “tagliarsi” rappresenta una sorta di effetto placebo. In molti casi l’intervento chirurgico è vissuto come un momento catartico. Anche il solo fatto di sottoporsi ad un’anestesia…

A tal proposito, che tipo di anestesia viene fatta?

Ora sono tutte anestesie locali. L’anestesia generale non esiste più in chirurgia estetica. Se il chirurgo si avvale di una buona équipe anestesiologica si evita di dare un carico di farmaci come quello presente nell’anestesia generale.
La chirurgia deve diventare sempre di più un “mordi e fuggi”, non ci deve essere il disagio. La chirurgia estetica deve essere vissuta come un’esperienza positiva, non traumatica. Anche perché, se c’è chi si ferma, questo accade soprattutto per chi si sottopone ad interventi di rinoplastica, molto spesso la paziente viene a sottoporsi ad un intervento per poi farne un altro successivamente.

Ma nel caso di interventi per così dire “stravolgenti”, cosa accade?

E’ chiaro che il mio approccio cambia a seconda che si tratti di chirurgia del corpo o di chirurgia del viso. Per quanto mi riguarda, io faccio molta chirurgia del viso e di conseguenza devo essere anche preparato a gestire una paziente di chirurgia del viso. Questo tipo di intervento è certamente molto delicato. Non c’è una camicetta a coprire la parte interessata in via di guarigione. La chirurgia del viso è certamente accompagnata da un impatto emotivo enorme. La paziente che fa il viso può piangere dopo un intervento. Prima della completa guarigione, infatti, c’è un lasso di tempo durante il quale deve aver fiducia. In quel momento è importante la presenza e la chiarezza del chirurgo. E’ importante, soprattutto, essere molto chiari prima dell’intervento. Fornire una dettagliata spiegazione di ogni fase, in modo tale che la paziente sia pronta ad affrontare ogni singolo momento.
Una cosa detta prima per la paziente equivale ad una spiegazione, detta dopo può essere percepita come una giustificazione. Spiegare con accuratezza tutto l’iter dell’intervento aiuta nello stesso tempo la paziente e il chirurgo. E’ importante che ogni fase dell’intervento sia vissuta con tranquillità; questo tra l’altro offre alla paziente la possibilità di gestire al meglio il momento post operatorio che è altrettanto delicato, come la scelta dell’intervento o come l’intervento stesso. Le mie pazienti sono molto educate, istruite ed informate.
Io non instauro un rapporto troppo emotivo. La paziente deve aver ben chiaro il mio ruolo per potersi fidare pienamente di me e della mia professionalità.

Sono di più gli interventi esclusivamente estetici o quelli conseguenti a una patologia?

In questo caso è necessario differenziare tra il chirurgo estetico che lavora in ospedale e il chirurgo estetico che lavora in clinica. Quest’ultimo, che fa il lavoro che faccio io, è un chirurgo sempre plastico, perché la specialità è unica, ma fa un lavoro prettamente estetico. Se io lavorassi in ospedale e mi occupassi di traumi, malformazioni congenite, ustioni o altro, sarei chiamato ricostruttivo. Ma io spiego subito di essere un chirurgo estetico per far capire il tipo di interventi che svolgo. Non ci sono, tuttavia, differenze sostanziali. Il chirurgo estetico e quello ricostruttivo nascono da un’unica specialità.

Le nuove frontiere della chirurgia estetica?

La chirurgia estetica da vent’anni a questa parte è identica. Non è cambiato niente. Sono migliorati un po’ i materiali che si usano, ci sono state alcune modifiche, ma le tecniche di base sono le stesse.
Si hanno delle nuove macchine, ma la tecnologia ancora non è in grado di far ottenere i risultati che si possono raggiungere con la chirurgia.
Una novità più recente è rappresentata dall’utilizzo delle cellule staminali per aumentare il seno. Al posto della protesi mammaria è possibile utilizzare, infatti, il proprio grasso. A tal proposito bisogna precisare che quella del trasferimento di grasso è una tecnica che è sempre esistita. Ma il grasso ha un limite, si riassorbe, attecchisce poco. Utilizzando le cellule staminali si è visto che è possibile registrare un attecchimento superiore. Il tessuto adiposo delle cellule staminali, infatti, è particolarmente ricco. Banalmente le cellule staminali fanno aumentare il numero di vasi sanguigni al livello dell’impianto di grassi che viene utilizzato, al quale quindi arriverà molto più ossigeno. Di conseguenza l’impianto di grasso utilizzato, nutrito, sopravviverà più a lungo. Chi rifiuta di impiantare una protesi prende in considerazione l’intervento con le cellule staminali, ma si tratta di un intervento di nicchia.
Sempre sul fronte delle novità ci sono poi i lifting meno invasivi, con le fibre ottiche ad esempio, e un discreto miglioramento dei materiali. Le protesi, ad esempio, sono più stabili e resistenti.

Incontrando il dott. Scalco abbiamo avuto l’opportunità di capire qualcosa di più sulla chirurgia estetica. Un vero e proprio fenomeno che nel tempo ha conosciuto un’enorme diffusione. Rivolgersi al chirurgo estetico e decidere di affrontare un intervento è diventato sempre più comune. Ma la disinvoltura con la quale ci si avvicina alla chirurgia estetica non deve far perdere di vista alcuni aspetti fondamentali, ossia l’armonia e l’eleganza che è necessario far mantenere al proprio corpo e l’importanza di affidarsi ad un vero professionista.

Stefania Giudice

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2 COMMENTI

  1. quelli che lavorano in ospedale, i ricostruttivi, li stimo davvero molto.

    ma questi qui… una macchina da soldi nella maggior parte dei casi.

    secondo me aiutano veramente pochissime persone, spesso operano gente che non avrebbe bisogno di nulla. per fortuna qualcuno ha anche una morale e lo dice alla paziente: “perchè ti devi operare,stai bene gia di tuo!”. ma sono pochi.

    a me continua a piacere la donna vera. queste donne tutte uguali con seni enormi e canotti alle labbra le trovo orrende.

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