“Una giornata storica per Labaro” così la definisce il consigliere PD del XX Municipio, Marco Tolli, nel salutare, dopo i tanti anni che i cittadini di Labaro e Prima Porta hanno vissuto in assenza di livelli adeguati di sicurezza idraulica nel territorio, l’avvio dei lavori del Cremera. “I cittadini di Labaro e in particolare di Via Veientana Vetere – ricorda Tolli – attendevano questi lavori dal 1965, anno della tragica alluvione, che portò allora il Ministero dei lavori pubblici a realizzare solo l’arginatura dei fossi di Prima Porta”.
“Nei decenni successivi non ci fu alcun intervento o stanziamento di risorse teso alla mitigazione del rischio idraulico ma solo promesse mai mantenute. Questa, la principale causa degli allagamenti del 2002 a Prima Porta e Labaro, quartieri che sono sorti spontaneamente in aree di dissesto idrogeologico e attraversate da un fascio di fossi adduttori del Tevere, in frequente stato di rigurgito per via dei livelli idrici determinati dalla traversa di Castel Giubileo.”
“L’intervento – spiega Tolli – è finanziato dalla precedente amministrazione di centro sinistra alla Regione Lazio, è diretto e coordinato dall’Ardis (Agenzia regionale difesa del suolo) e prevede la bonifica dell’alveo e delle sponde del Cremera, il torrente naturale che delimita il tessuto urbano di Labaro, e la realizzazione dell’argine di protezione a salvaguardia del tessuto urbano sul quale sorgerà un percorso ciclo pedonale.”
“Si aggiunge quindi – conclude Tolli – un altro tassello importante per il recupero e la messa in sicurezza dei nostri quartieri che sarà di stimolo anche per l’amministrazione comunale che continua a tenere fermi i lavori, già finanziati, per la realizzazione dell’impianto idrovoro in Via Romanengo e di raccolta delle acquee meteoriche nella parte più bassa di Prima Porta.”
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Ritengo, però, altrettanto importante che Comune e Municipio facciano di tutto per far conoscere ai cittadini (con affissioni in bacheca, con pubblicazione sui siti web, con riunioni, ecc.) quali siano le aree a rischio idrogeologico, idraulico, ecc., del proprio comune o del proprio municipio, in maniera da scoraggiare “insediamenti spontanei” (alias, “abusivi”) in queste aree.
Questo anche per evitare danni e attese decennali per i cittadini, e costi spesso consistenti per la comunità (viene da chiedersi, per esempio, quanto costi alla fine la messa in sicurezza delle zone a rischio di Labaro-Prima Porta).
Inoltre, c’è da considerare che porre i rimedi opportuni (con argini, impianti idrovori, ecc.), spesso comporta costi per la comunità molto superiori rispetto a quelli necessari per “delocalizzare” gli insediamenti sorti in zone a rischio.