Agli italiani evidentemente piace molto poter raccontare di se stessi e della propria vita sul social network più famoso della rete, Facebook. I dati diffusi dalla Nielsen (società di media research), non solo indicano l’Italia come prima per numero di utenti FB con 16 milioni di iscritti ma evidenziano come il tempo di utilizzo medio dei social network su scala mondiale sia aumentato notevolmente e rapidamente, passando da circa 15 minuti al mese nel 2003 fino alle 5 ore al mese nel 2010.
L’Italia nello specifico è la nazione che si aggiudica il primato di utilizzo di Facebook con 6 ore e 27 minuti al mese passati a chattare, scrivere e postare commenti sulle pagine dei nostri amici. Negli Stati Uniti d’America la media è di 6 ore mentre solo 4 ore e 12 minuti per i nostri vicini francesi.
Come scrive Giuseppe Riva, docente di Psicologia della comunicazione all’università Cattolica di Milano ed autore del libro “I social network” (ed. Mulino), i vari Facebook, MySpace, Twitter e Linkedin stanno aprendo la strada a “processi di relazione inediti” che scandiscono le giornate e quindi le vite degli utenti che vi navigano.
I social network sono solo una moda? Oppure avranno uno sviluppo duraturo all’interno del sistema di comunicazioni che definiscono le relazioni interpersonali? Chi è l’utente tipo di Facebook e perché proprio non può farne a meno?
“Uno degli elementi che salta agli occhi – dice Riva – è che se gli uomini sono numericamente più numerosi delle donne, sono poi le donne e le ragazze dai 15 ai 35 anni a passare più tempo in connessione, quelle che si aprono di più, raccontano di se stesse e dei loro sentimenti, diventando così anche i soggetti più vulnerabili del social network. C’è chi lo utilizza per mettersi in relazione e farsi conoscere, e chi invece ama guardare le vite degli altri, navigare senza mostrarsi, spiare esistenze e identità. Ci troviamo nella categoria dell’interrealtà ed il rischio di vivere in questa dimensione è quello di confondere il vero dal virtuale, con conseguenze anche drammatiche.”
(fonte IrisPress.it)
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