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Roccantica e il tour dei Monti Sabini: un nuovo itineriario di VignaClaraBlog.it

Galvanica Bruni

Per la rubrica gli itinerari di VignaClaraBlog.it oggi proponiamo la Sabina in un “tour” da effettuare in auto, con brevi soste in piccoli paesi ricchi di storia e con la possibilità di mangiare in caratteristiche trattorie dove si servono ancora prodotti locali. La Sabina è molto conosciuta sia per la storia che per la produzione di un olio di oliva tra i più genuini d’Italia; c’è però un’altra Sabina, meno nota e forse più bella, ed è quella dei Monti Sabini, una piccola catena montuosa che dalla conca di Rieti dirige verso la Valle del Tevere.

Il tour inizia a Roccantica e prosegue sulla SS313 in direzione di Montasola e Cottanello dove si abbandona la statale per dirigere, tra il Monte Macchione e il Cimamacchia, verso Contigliano per poi scendere in direzione di Poggio Perugino e Monte San Giovanni da dove è possibile tornare infine verso la Via Salaria o l’Autostrada Firenze-Roma: un giro di circa 25 chilometri lungo una rotabile poco frequentata che attraversa montagne ricoperte di boschi e ampi pianori.
Per chi arriva da Roma Nord, una volta superato l’abitato di Passo Corese, è sufficiente seguire le indicazioni stradali per essere, in appena 20 minuti, a Roccantica situato ai piedi del Monte Pizzuto.

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Il paese, con i suoi 700 abitanti, è un vero gioiello: l’origine medioevale del nome è legata alle mura che il borgo erige nell’800 per difendersi dalle incursioni dei saraceni. Feudo degli Orsini e poi degli Odescalchi nel 1700 la Rocca torna sotto la giurisdizione della Camera Apostolica e vi rimane fino 1860 dove un plebiscito popolare la fa entrare nel Regno d’Italia.
Nell’ordinato e pulitissimo borgo si accede attraverso un ampio portale che affaccia sulla piazza che guarda la sottostante valle; meritevoli di visita l’antica torre a sezione quadrangolare e poi le chiese di San Valentino, Santa Maria Assunta e Santa Caterina d’Alessandria.
Roccantica è conosciuta anche per il “revotano” una delle più suggestive forme carsiche dell’Appenino: si tratta di un’ampia dolina del diametro di circa 250 metri dove secondo alcune leggende sorgeva il paese prima che questo sprofondasse a causa di un terremoto. In realtà si tratta di un fenomeno di origine carsica dovuto all’azione delle acque che creando cavità sempre più grandi alla fine provocano la caduta della volta.
Da Roccantica, prendendo la strada che dall’ingresso del paese dirige alla Fonte Regna, è possibile visitare la falesia frequentata dai climbers romani; percorso circa un chilometro e lasciata l’auto vicino ad un piccolo fontanile, si deve scavalcare un cancello di legno e in appena 5 minuti si è alla base della parete rocciosa che si affaccia sulla sottostante vallata.

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Il luogo, con gli spigoli di roccia bianca che sovrastano il bosco, è davvero molto bello e spesso è possibile vedere grossi rapaci levarsi in volo dagli strapiombi di calcare.
Tornati a Roccantica è possibile mangiare in una delle tre trattorie che servono piatti locali: dalla caponata all’abbacchio alla cacciatora, dai frittelli all’acqua cotta e carciofi con coratella: e poi dolci come le crostate, i mostaccioli e le ciambelle con l’anice.
Piatti semplici ma genuini, a volte poveri, perché indissolubilmente legati all’economia agricola della zona e preparati con cura secondo la tradizione locale recuperata direttamente dalla memoria delle donne della Sabina.
Saziato il corpo è ora di riprendere il nostro tour: lasciata Roccantica si scende alla statale e si dirige verso Montasola.

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Ora la strada corre sul versante che degrada su di un ampia valle dove si affacciano Casperia, Torricella e Santa Maria; arrivati a Cottanello si può entrare nel piccolo borgo che prende il nome dalla famiglia di Lucio Aurelio Cotta, capitano romano, oppure visitare l’eremo di San Cataldo, alle porte del paese.
Secondo la tradizione il santo, vescovo di Taranto, si rifugiò in questo luogo in cerca di solitudine: sulla volta e sulle pareti della grotta vi sono numerosi affreschi risalenti al XII secolo.
Lasciata la statale che dirige a Terni si attraversa la dorsale passando attraverso boschi e ampie radure attrezzate per la sosta e il barbecue fino a raggiungere Contigliano, grosso comune della provincia di Rieti e uno dei centri più suggestivi della Sabina.

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Il nostro lungo giro ora volge al termine perché lasciata alle spalle la piana reatina e sulla destra Poggio Perugino, si raggiunge il minuscolo paese di Monte San Giovanni in Sabina con il suo castelletto risalente al 1200.
Il borgo, in cima ad un colle, è sovrastato dalla vetta del Monte Pizzuto (1300 metri) e dall’imponente bosco che copre il fianco della montagna; tra il verde intenso dei lecci si notano le torrette antincendio della Guardia Forestale presente, con una piccola stazione, proprio a San Giovanni.
E’ giunto il momento di lasciare i monti e tornare verso la pianura e l’autostrada che ci riporterà a Roma; scendendo verso la piana del Tevere anche la temperatura, improvvisamente più mite, ci avverte che il “tour dei Monti Sabini” è giunto al termine.

Francesco Gargaglia

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