Per la rubrica gli itinerari di VignaClaraBlog.it oggi proponiamo una gita a Poggio Catino, un piccolo paese della Sabina ad appena cinquanta chilometri a Nord di Roma; a ridosso di belle montagne ricoperte di boschi, tra dirupi e resti di antichi monasteri, offre al visitatore la possibilità di percorrere gli innumerevoli sentieri che portano al Monte Tancia e al Monte Pizzuto (1300 metri circa). Tra le tante escursioni quella alla Grotta di San Michele si presenta come tra le più suggestive.
Per raggiungere poggio Catino si può percorrere l’A-1 (con uscita a Fiano) o la SS Salaria fino a Passo Corese; da qui si seguono le indicazioni per Ponte Sfondato e Poggio Mirteto Scalo. Dopo una breve sosta allo scalo, per ammirare il placido Tevere, si sale verso Poggio Mirteto e dopo aver attraversato il centro si prosegue in direzione di Poggio Catino.
Il paese con i suoi 1300 abitanti è aggrappato ad uno sperone di roccia alle pendici sud dei Monti Sabini e affaccia sulla Valle del Tevere; lo si attraversa per tutta la sua lunghezza salendo lungo la strada che, dirigendo ad Osteria Tancia e Monte San Giovanni, mette in comunicazione il versante sabino con quello reatino. Dopo aver attraversato un bellissimo bosco (fare attenzione perché la strada è stretta) si scende verso il torrente Calantino dove, superato il piccolo ponte, è possibile parcheggiare. Da qui ha inizio il facile sentiero che in circa mezz’ora ci porterà alla Grotta di san Michele: si tratta di un itinerario che può essere affrontato da tutti, anche dai più piccoli, ma che offre scenari davvero spettacolari.
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Il sentiero, segnato da alcune tabelle e una freccia di legno, costeggia all’inizio il torrente dove nella stagione estiva rimangono solo alcune pozze di acqua limpida (i meno freddolosi possono azzardare anche un rapido tuffo) poi con una lieve pendenza prosegue sul fianco del monte.
Si attraversano ampi tratti di bosco e radure che lasciano intravedere la maestosità dei monti ricoperti, fin su la cima, da boschi di quercia e ginepro; in circa mezz’ora si raggiunge una piccola spianata ai piedi di una falesia che recentemente è stata ripulita. Gli spit piantati nella roccia indicano che il posto è frequentato anche dai free-climbers.
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A questo punto non resta che salire la lunga gradinata di pietra per ritrovarsi su di un terrazzino che dà accesso alla grotta: il santuario anticamente fu luogo dedito al culto della dea Vacuna, una divinità delle acque e dei boschi adorata dagli antichi sabini.
Successivamente il luogo venne cristianizzato e una leggenda narra che Papa Silvestro, dopo aver sognato che il drago che abitava la grotta veniva ucciso dai fulmini scagliati da due angeli, l’8 di maggio si recò sul luogo consacrandolo a San Michele.
A sinistra della grotta c’è un piccolo altare mentre le pareti sono affrescate con immagini sacre tra cui quella di San Michele con la corazza dorata e l’Agnello Sacrificale.
Visitata la grotta si può sostare nella spianata dove sono stati allestiti alcuni tavoli di legno con relative panche; chi vuole invece può proseguire lungo il sentiero che dirige al Monte Pizzuto.
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Ma le sorprese non sono finite qui: tornati alla macchina si riprende la strada in salita e dopo aver superato una piccola chiesa e l’agriturismo “Casali Tancia”, si raggiunge la sommità del passo. Qui il panorama che è possibile osservare è davvero notevole: lo sguardo vaga dai selvaggi boschi dei Monti sabini alla cima del Monte Tancia per poi spostarsi nella valle dove, su di un colle, sorge Monte San Giovanni in reatino. Sullo sfondo, appena sfumata, la conca reatina.
Anche da Osteria Tancia è possibile fare lunghe passeggiate sui pianori dove i locali portano a pascolare le loro mandrie: il vento fresco che dalla valle si incunea nel passo rende piacevole la temperatura che anche nei mesi estivi rimane più che sopportabile e ci fa ritardare il duro rientro nella caotica e soffocante capitale.
Francesco Gargaglia
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